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Martedì 21 LUGLIO 2020
Performance ospedaliere. Migliorano indicatori di cura e assistenza ma non dappertutto. Ecco il nuovo Programma nazionale Esiti
Indicatori in miglioramento costante, ma il Nord si distacca spesso da Sud e in qualche caso viceversa. E per alcune patologie e interventi la situazione non ha punti di best practice in regioni particolari, ma l'orizzonte varia aìda provincia a provincia. Ecco i risultati per gli indicatori più importanti.
Migliorano ancora nel 2018 rispetto al 2017 i risultati dei 175 indicatori che grazie al Piano nazionale Esiti fotografano ogni anno la qualità delle cure ospedaliere.
L’edizione 2019 (con dati 2018, appunto), appena pubblicata mostra un incremento delle best practice, ma a livello nazionale.
Analizzando infatti lo stesso indicatore sul territorio ecco che l’Italia ridiventa un puzzle di situazioni che sul piatto della bilancia cambiano anche all’interno della stessa regione.
Alcuni esempi per gli indicatori più tipici e maggiormente consolidati negli anni.
Fratture di femore operate entro le 48 ore
E’ questo uno dei primi indicatori monitorati dalla nascita del PNE e nel 2018 rispetto al 2017 il dato migliora ancora seguendo il trend positivo che registra ormai dal 2012. Nel 2018 infatti si hanno il 66,12% di interventi entro i termini indicati, contro il 64,78% dell’anno precedente. Un dato che crea comunque un abisso col primo rilevato nel 2012, quando entro le 48 ore si eseguivano non più del 40,21% degli interventi.
Tuttavia, analizzando il dato per singola Regioni si scopre un’Italia che passa da valori compresi – a seconda delle strutture – mediamente tra il 75,7 e il 90,1% degli interventi eseguiti nei tempi indicati che sono tuttavia tutte nel Centro Nord tranne Oristano in Sardegna (76,88%), a strutture che sono ancora sotto il 53,8% di interventi entro le 48 ore.
Tranne la Sicilia che per il 2018 non ha fornito i dati, le situazioni peggiori, va malissimo a Isernia dove la percentuale è del 20,56%, ma in generale tutti i risultati peggiori sono al Sud con l’eccezione al Centro di Macerata e di alcune zone del Lazio e al Nord nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola.
Parti cesarei primari
Che i parti cesarei diminuiscano, sia pure lentamente, è un dato di fatto ormai acquisito anche da numerose rilevazioni parallele agli esiti, che indicano un percentuale nazionale del 22,88% contro il 23,39% del 2017.
Anche in questo caso l’Italia è divisa, ma stavolta più nettamente tra Nord e centro-Sud, con i valori oltre il 33% quasi tutti concentrati al Sud e qualche eccezione (Aosta 26,22%) al Nord e al Centro (Rieti 32,42%).
Ma il PNE 2019 evidenzia l’aumento delle le complicazioni a livello di strutture ospedaliere lo mette in evidenza il PNE 2019 indicando che se nel 2017 le complicanze durante il parto erano lo 0,81%, nel 2018 aumentano a 0,88% il dato nettamente più elevato raggiunto dal 2012 in poi.
In questo caso la situazione nelle singole regioni è ancora più eterogenea. Si va infatti da valori mediani alti nelle Regioni tradizionalmente con un numero basso di cesarei( ad esempio 2,06 in Umbria, tra 1,5 e 1,6 in Friuli e nelle Province autonome, a dimostrazione che i cesarei sono eseguiti davvero a fronte di necessità patologiche) a valori massimi di complicanze che si registrano indistintamente nella penisola, ad esempio con 6,26 in Emilia Romagna, 5,46 in Sardegna, 5,28 nel Lazio.
Bypass aortocoronarico
Lieve calo (da 13.298 a 13.248) per gli interventi di bypass aortocoronarico isolato che tuttavia registra risultati estremamente eterogenei se analizzati per Regione. Mediana di 302 in Toscana e 67 in Emilia Romagna, il volume massimo registrato per interventi di bypass aortocoronarico isolato è di 322 in Umbria che fa registrare anche il livello minimo (10) per struttura.
In aumento invece la mortalità per questo tipo di intervento che a 30 giorni passa dall’1,88% del 2017 al 2,03% nel 2018.
E in questo caso la situazione italiana è davvero un puzzle con punte elevate di mortalità (tra 2,60 e 7,41) in Province del Sud, del Centro, Del Nord Est e del Ovest, a valori inferiori allo 0,76 in province anche limitrife alle prime e sparse ugualmente per la penisola.
Mortalità per infarto del miocardio
Prosegue a livello nazionale il trend in diminuzione della mortalità a 30 giorni per infato del miocardio acuto che passa dall’844% del 2017 all’8,03% nel 2018.
In questo la variabilità regionale resta, ma con le Regioni del Centro dove si registrano i valori più bassi e quelle del Nord e del Sud indistintamente con valori misti tra quelli inferiori a7,04 e quelli superiori a 9,04 fino a oltre 12.
Ictus ischemico
In ribasso anche la mortalità per ictus ischemico passata dall’11,43% del 2017 al 10,325 del 2018.
Sempre variabili i risultati nelle Regioni, ma in questo caso c’è una distinzione più netta tra Nord e Centro-Sud, con valori bassi (inferiore a 8,25) in Tiscana, Emilia Romagna. Veneto, Friuli Venezia Gilia e più aòti (anche fino a 19) soprattutto in Campania, Basilicata, Molise e Niord della Puglia.
Colecistectomia laparoscopica con ricovero inferire a tre giorni
Migliora, anche se di poco (dal 75,68% al 77,67%) il valore a livello nazionale e anche stavolta i valori maggiori dell’intervento si regitrano quasi tutti al Centro Nord, lasciando in Centro Sud relativamente scoperto con valori inferiori speso a 75.
Ospedalizzazione patologie croniche
Tutti in riduzione i valori per le principali tra queste patologie. Il Diabete ad esempio scende dallo 0,12 allo 0,11 per mille e la BPCO da 1,94 a 1,84 sempre per mille.
Ma mentre a livello locale i valori migliori del primo si registrano soprattutto al Centro Sud (anche a Nord ovest, per la seconda al contrario è ancora il Nord a primeggiare mentre i valori maggiori di spedalizzazione tornano a Sud della penisola.
Per le pratiche chirurgiche oncologiche resta ancora la frammentazione registrata lo scorso anno e sempre per la procedura “campione”, il tumore al pancreas, si registra un aumento di ricoveri (da 2.595 a 2726), ma resta una fortissima variabilità regionale con punte massime di interventi registrate a Tento (384) e minime (con 0 interventi) in Puglia.
Diabete senza complicanze
BPCO
Chirurgia protesica
Si riducono drasticamente i ricoveri per artroscopia del ginocchio che passano da 63.471 a 58.558 mentre aumentano dall’1,46 per mille a l’1,45 per mille gli interventi di sostituzione del ginocchio che in Italia si concentrano soprattutto al Centro Nord.
Aumentano, anche se di poco (da 106.491) i ricoveri per protesi d’anca mentre aumentano in modo più evidente quelli per protesi della spalla passati.
Sostituzione del ginocchio
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