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Martedì 07 LUGLIO 2020
Enti privati sanitari. L’importanza di introdurre l’incompatibilità con precedenti cariche politiche



Gentile Direttore,
la salute è uno tra i diritti più rilevanti. Si identifica anche con un settore che per le ingenti risorse che coinvolge, anzitutto pubbliche, è inevitabilmente tra quelli maggiormente esposti al rischio di illegalità. Non è un’opinione bensì un dato di fatto: i maggiori scandali che hanno coinvolto la Regione Lombardia e i suoi politici, infatti, riguardano la sanità. Dobbiamo prenderne atto e reagire, lo dobbiamo ai cittadini!
 
È allora indiscutibile e necessario che tutto quel che anche solo sfiora il nostro sistema socio sanitario sia sottoposto a controlli, verifiche e alla massima trasparenza. La trasparenza, in particolare, deve essere parte dell’agire quotidiano di tutti coloro che operano nella sanità, indistintamente. È un obiettivo storicamente strategico del Movimento 5 Stelle: la promozione dell’etica pubblica. Un tale obiettivo può, deve, essere realizzato anche attraverso ogni iniziativa che assicuri la trasparenza e promuova l’integrità del nostro sistema socio sanitario regionale.

È per tali ragioni che ho deciso di presentare in Consiglio regionale una mozione che precluda il conferimento e consenta di riconoscere l’incompatibilità tra l’assunzione di incarichi di vertice presso enti privati sottoposti a controllo pubblico nel settore sanitario e socio sanitario e la precedente assunzione di cariche politiche.

Sia chiaro: non è una norma contra personam; non si tratta di una reazione impulsiva, scomposta, contro la recente nomina dell’ex Presidente della Regione, Roberto Maroni, nel C.d.A. di una delle cliniche del Gruppo San Donato. Al contrario si tratta di un’iniziativa meditata e necessaria che tale nomina ha semplicemente incoraggiato, rafforzando convinzioni che da tempo  appartengono alla nostra coscienza e all’animo di ogni cittadino.

Relativamente a quella nomina, all’inizio credevamo si trattasse di una fake news, invece, la realtà ha superato l’immaginazione e nella Regione dove, più delle altre, si è sofferta una grave crisi sanitaria, anche a causa del modello sanitario portato avanti da un Presidente di Regione che, di fatto, attraverso scelte politiche semplicemente sbagliate, ha distrutto la sanità territoriale a favore dell’ospedalizzazione dei cittadini  e, quindi, anche a favore dei grandi gruppi privati, lo stesso ex Presidente è stato chiamato a far parte del Consiglio di Amministrazione di una clinica del più importante gruppo sanitario privato, insieme al relatore della sua stessa riforma, l’ex consigliere Capelli.

Se ciò fosse successo prima dell’epidemia da COVID-19, sarebbe stato solo inopportuno. Nell’attuale fase, in cui la Politica deve dare una risposta concreta e tempestiva ai bisogni dei cittadini, simili nomine diventano inaccettabili. E, come istituzione, come Consiglio regionale, abbiamo il dovere di reagire per evitare che simili ‘pratiche’ non diventino un serio problema nei rapporti tra l’Istituzione regionale e i gruppi privati.

Sarebbe inaccettabile se ex Presidenti, ex Assessori o consiglieri regionali potessero disporre a piacimento della loro ‘influenza’ e della fitta trama di relazioni politiche precedentemente instaurate per indirizzare le strategie di un gruppo che opera nel settore della sanità privata convenzionata.

La normativa volta a prevenire ogni forma di illegalità e a garantire la trasparenza nella pubblica amministrazione è un’imperdibile opportunità per affrontare il tema sollevato dalle nomine nell’ambito del Gruppo San Donato, con un approccio positivo, proattivo e concreto, lontano da una visione meramente burocratica e dal semplice rispetto formale delle procedure.

E’ necessario adottare apposite linee di indirizzo, che implementino la già vigente disciplina statale e che precludano di conferire e dispongano l’incompatibilità tra incarichi di vertice, di amministrazione e di gestione presso soggetti privati che, operando nel settore sanitario in regime di accreditamento e contrattualizzazione, sono sottoposti ad attività di vigilanza e di controllo pubblico e coloro che, negli anni immediatamente precedenti, hanno coperto le cariche indicate dall’art. 8, decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39: in particolare, le cariche di Presidente della Regione, assessore regionale, consigliere regionale (ma anche, tra le altre, di Presidente del Consiglio dei ministri, di Ministro o di parlamentare)”.

Si tratta di una proposta concreta e attuabile in tempi certi e limitati. Una proposta che, senza alcun intento ‘persecutorio’, potrà assicurare la massima trasparenza nell’amministrazione, nell’organizzazione e nello svolgimento di ogni attività che interessi gli enti privati che operano nel Sistema socio sanitario lombardo.

Gregorio Mammì
Consigliere regionale M5S Regione Lombardia

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