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Lunedì 22 GIUGNO 2020
Lombardia. Medici di famiglia scrivono al nuovo Dg Salute Marco Trivelli: “L’impostazione del ‘quasi’ mercato va abbandonata”
Per gli oltre 100 medici firmatari della missiva, “la managed competition grazie ai DRG ospedalieri e alla parità pubblico-privato ha garantito efficienza ed efficacia, ma sul territorio ha dimostrato evidenti limiti emersi con l’impasse della PiC”, la presa in carico dei pazienti cronici. Tra le proposte dei Mmg per ricostruire la sanità territoriale lombarda c’è il superamento della “deleteria impostazione a silos, distanti e non comunicanti”, tra la gestione amministrativa delle cure primarie, affidata all’Ats, e la gestione clinico-organizzativa e sociosanitaria, afferente al settore rete territoriale delle Asst. LA LETTERA
La pandemia di coronavirus è stata “un severo stress test per la sanità territoriale”, che ha fatto emergere "un disagio e un senso di abbandono diffuso” tra i medici di medicina generale. Un abbandono “da ricondurre alla legge regionale N.23 del 2015; all’indomani della sua approvazione la riforma aveva destato grandi attese di rinnovamento, sulla scia del libro bianco che l’aveva ispirata, rimaste però deluse”. La vedono così gli oltre 100 medici di medicina generale firmatari di una lettera aperta indirizzata al nuovo Dg Salute Marco Trivelli per sensibilizzarlo sulla necessità di recuperare il passo perduto in questi anni nella sanità territoriale regionale.
Per i medici l’esito della sottovalutazione delle risorse del territorio è testimoniato dal risultato, “a dir poco deludente”, della PiC, il modello di presa in carico per i pazienti cronici adottato dalla Regione. Per i medici, “in questa difficile fase” non è proponibile una riforma radicale della legge 23, che “comporterebbe un periodo transitorio di squilibrio sistemico, simile a quello che abbiamo vissuto all'indomani della sua approvazione: non lo consentono le sfide post-pandemia che attendono il SSR”. Tuttavia, per i medici, “alcune modifiche parziali potrebbero sortire effetti positivi a breve termine”.
Il punto critico, ad avviso dei firmatari della lettera, è “la dicotomia tra ASST e ATS nella gestione del territorio, che deve essere superata. Attualmente prevale una deleteria impostazione a silos, distanti e non comunicanti, dovuta alla separazione tra gestione amministrativa delle cure primarie, affidata all’ATS, e gestione clinico-organizzativa e sociosanitaria, afferente al settore rete territoriale di un’Azienda impegnata prevalentemente sul fronte nosocomiale e poco in sintonia con la cultura del territorio”.
Ecco, allora, le proposte dei medici di medicina generale lombardi per la ricostruzione della rete territoriale:
1) passaggio della gestione del territorio al dipartimento delle cure primarie dell'ATS, con delega per la costituzione della rete dei Presidi Sociosanitari Territoriali, diversificati in funzione delle caratteristiche locali, previo investimento nella medicina di comunità (medicina preventiva, igiene pubblica, coordinatori distrettuali, infermieri e case manager, integrazione sociosanitaria etc..)
2) attuazione delle Aggregazioni Funzionali e delle Unità Complesse dei medici delle cure primarie, previste dalla riforma Balduzzi e di fatto rimaste sulla carta, per ricostruire la comunità di pratica dei professionisti del territorio
3) incentivazione della telemedicina, dei teleconsulti specialistici per smaltire le prestazioni arretrate, della dematerializzazione delle procedure e dei collaboratori di studio (segretarie e infermieri) per liberare risorse a vantaggio della gestione clinica
4) superamento dei Gestori ospedalieri della PiC con affidamento della cronicità alle aggregazioni e alle Cooperative della MG, coordinate dai PreSST nel ruolo di Gestori territoriali
5) le Aziende Ospedaliere conserverebbero la gestione dei Presidi Ospedalieri Territoriali e delle degenze di comunità, come strutture in rete con gli ospedali per gestire la fase post-acuzie/riabilitazione, secondo il modello hub & spoke, che può valere sia per le ammissioni che per le dimissioni protette.
“La condizione per attuare un programma simile - concludono i medici - è l’abbandono dell’impostazione del quasi mercato e dell’orientamento prestazionale per quanto riguarda la gestione territoriale; la managed competition grazie ai DRG ospedalieri e alla parità pubblico-privato ha garantito efficienza ed efficacia ma sul territorio ha dimostrato evidenti limiti emersi con l’impasse della PiC. Con adeguati investimenti per spostare il baricentro dall’ospedale al territorio, si potrebbe recuperare l’arretrato di prestazioni accumulato nei tre mesi di emergenza pandemica per evitare la paralisi del sistema”.
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