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21 GIUGNO 2020
Covid. Oms: “Non più necessario doppio tampone negativo per certificare la fine della malattia nei Paesi ad alta circolazione del virus”

Nelle linee guida provvisorie l'Oms non raccomanda più il doppio tampone negativo per certificare la guarigione da Covid-19 e liberare i pazienti dall’isolamento. Saranno sufficienti tre giorni senza sintomi. La revisione è dovuta al fatto che in Paesi con alta circolazione del virus diversi soggetti sono stati costretti a lunghi periodi di isolamento, anche dopo la fine dei sintomi, a causa delle difficoltà di essere sottoposti a tampone. In ogni caso l'Oms incoraggia i paesi che hanno la capacità di farlo a continuare a testare i pazienti. IL DOCUMENTO

L'Oms modifica i criteri per la dimissione di pazienti in isolamento a causa del Covid. Nelle linee guida provvisorie non viene più raccomandato il doppio tampone negativo per certificare la guarigione e far cessare l’isolamento per i pazienti. Saranno sufficienti tre giorni senza sintomi. 
 
Questi i nuovi criteri per far cessare l'isolamento.
- Per i pazienti sintomatici: 10 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi, saranno sufficienti 3 giorni senza sintomi (senza febbre né sintomi respiratori) 
- Per i casi asintomatici: ​​10 giorni dopo il test positivo per Sarsi-CoV-2 Ad esempio, se un paziente ha avuto sintomi per due giorni, il paziente potrebbe essere liberato dall'isolamento dopo 10 giorni + 3 = 13 giorni dalla data di insorgenza dei sintomi; per un paziente con sintomi per 14 giorni, il paziente potrà essere dimesso (14 giorni + 3 giorni =) 17 giorni dopo la data di insorgenza dei sintomi; per un paziente con sintomi per 30 giorni, il paziente potrà essere dimesso (30 + 3 =) 33 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi.
 
L'Oms aggiunge in ogni caso che i Paesi potranno scegliere di continuare a utilizzare i tamponi come parte dei criteri per 'liberare' i pazienti. In tal caso, sarà possibile utilizzare la raccomandazione iniziale di due test PCR negativi a distanza di almeno 24 ore.
 
Quali le ragioni di questo cambiamento? L'Oms spiega di aver ricevuto feedback sul fatto che l'applicazione della raccomandazione iniziale di due test negativi RT-PCR a distanza di almeno 24 ore l'una dall'altra, alla luce delle scarse forniture di laboratorio, attrezzature e personale in aree con trasmissione intensa del virus, "è stato estremamente difficile, soprattutto al di fuori delle strutture ospedaliere".
 
I criteri iniziali per Sars-CoV-2 hanno incontrato quindi diverse diverse difficoltà nei Paesi con alta circolazione del virus quali, ad esempio, i lunghi periodi di isolamento per gli soggetti con diagnosi di Rna virale prolungata, anche dopo la risoluzione dei sintomi. Di fatto, dunque, la possibilità di trovarsi in un certo senso 'prigionieri', in isolamento, per l'impossibilità di essere sottoposti tempestivamente a tamponi di controllo.
 
"Esiste un rischio residuo minimo che la trasmissione possa avvenire con questi criteri non basati su test", avverte l'Oms. In ogni caso, l'Oms incoraggia i paesi che hanno la capacità di farlo a continuare a testare i pazienti, "per una raccolta sistematica di dati che migliorerà la comprensione e guiderà meglio le decisioni sulla prevenzione delle infezioni e sulle misure di controllo, in particolare tra i pazienti con malattie croniche o quelli immunocompromessi".
 
I rischi di trasmissione del virus. L'infezione Sars-CoV-2 è confermata dalla presenza di Rna virale rilevato da test molecolari, generalmente RT-PCR. "Il rilevamento dell'Rna virale - spiega l'Oms - non significa necessariamente che una persona sia infettiva e in grado di trasmettere il virus a un'altra persona". I fattori che determinano il rischio di trasmissione includono il fatto che il virus sia ancora in grado di replicarsi". Di solito 5-10 giorni dopo l'infezione da Sars-CoV-2, l'individuo infetto inizia a produrre gradualmente anticorpi neutralizzanti. "Il legame di questi anticorpi neutralizzanti con il virus dovrebbe ridurre il rischio di trasmissione del virus", spiega l'Oms.
 
Come ormai sappiamo, l'Rna del Sars-CoV-2 è stato rilevato in pazienti anche 1-3 giorni prima dell'insorgenza dei sintomi e la carica virale arriva al suo apice nella prima settimana di infezione, seguita da un graduale declino nel tempo. Nelle feci e nel tratto respiratorio inferiore, invece, questa carica virale sembra raggiungere il picco nella seconda settimana di malattia. Sembra esserci una tendenza nel rilevamento prolungato di Rna virale in pazienti malati in modo più grave.
 
La modifica è stata dunque decisa in base alle evidenze che dimostrano che il virus attivo, in grado di replicarsi e di infettare, non risulta presente, se non eccezionalmente, nei campioni respiratori del paziente dopo 9 giorni dall’insorgenza dei sintomi, e in particolare nei casi di infezione lieve, contestualmente alla formazione di anticorpi neutralizzanti. Appare quindi sicuro liberare il paziente dall’isolamento sulla base di criteri clinici, piuttosto che sulla ripetizione dell’esame del tampone, che può continuare a rilevare tracce non vitali di Rna (non pericoloso) per molte settimane. Inoltre lunghi periodi di isolamento per soggetti senza sintomi incidono sul benessere individuale, sulla società e sull’accesso alle cure sanitarie.
 
G.R.

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