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Lunedì 15 GIUGNO 2020
La fuga dall’Enpaf. In un anno quasi 2.500 farmacisti via dall’albo per non pagare contributi troppo esosi. Interrogazione del PD
In un'interrogazione presentata in Commissione Lavoro, la deputata dem Gribaudo chiede al Governo di intervenire riguardo l'obbligatorietà, pena cancellazione dall'albo, dei versamenti prevista anche per i lavoratori farmacisti dipendenti. Ossia riguardo la "contribuzione silente", cioè "l'obbligo di versare a Enpaf, a prescindere dall'inquadramento come dipendente o autonomo, una quota fissa annua di 4.500 euro, che colpisce soprattutto i farmacisti precari e disoccupati". L’INTERROGAZIONE
"Quali iniziative intende assumere il Governo per tutelare il reddito dei farmacisti italiani e la loro contribuzione, anche prevedendo una revisione delle somme dovute a Enpaf e dell'obbligatorietà di tali versamenti per i lavoratori farmacisti dipendenti". Questa la richiesta contenuta nell'interrogazione presentata a prima firma da Chiara Gribaudo (Pd) che verrà discussa il prossimo mercoledì in Commissione Lavoro alla Camera.
Nell'interrogazione si mette in discussione "l'obbligo di versare a Enpaf, a prescindere dall'inquadramento come dipendente o autonomo, una quota fissa annua di 4.500 euro, che colpisce soprattutto i farmacisti precari e disoccupati; dopo cinque anni di disoccupazione la quota passa a 2.300 euro all'anno".
"Tale problematica - spiega Gribaudo - viene identificata come 'contribuzione silente', in quanto non cumulabile e non totalizzabile da parte dei farmacisti, che, a partire dal 2003, non possono nemmeno più chiedere la restituzione dei contributi versati dopo quella data; tuttavia, la contribuzione rimane obbligatoria per rimanere iscritti all'albo, essere assunti nelle farmacie private o effettuare un concorso pubblico come farmacista".
"Per essere titolati a ricevere la pensione bisogna pagare minimo 30 anni di contributi avendo almeno 20 anni attività; la pensione poi sarà del 15 per cento del totale dei contributi versati e tutto ciò non prima dei 68 anni di età; queste rigidità e l'alta quota dovuta dai farmacisti all'Enpaf, siano essi titolari o collaboratori di farmacia o parafarmacia, siano essi occupati o inoccupati, hanno portato alla cancellazione dall'Albo, solo nel 2018, di 2.467 farmacisti entro i 60 anni di età, rappresentando un grave allontanamento da una professione ad elevata specializzazione e di grande valore per il Sistema sanitario nazionale", conclude l'interrogazione.
G.R.
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