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Giovedì 04 GIUGNO 2020
Liste d’attesa, tempi raddoppiati. Cgil e Fp Cgil: “Servono assunzioni e investimenti per potenziare i servizi pubblici”

Il sindacato parla di “oltre un milione di prestazioni non erogate in emergenza Covid19, quindi da recuperare”. E la situazione andrà aggravandosi perché, anche se l’attività è ripresa, il rispetto dei protocolli di prevenzione (come la sanificazione dei locali) dilata i tempi: “Rispetto a prima della pandemia, si erogano nello stesso tempo circa la metà delle prestazioni”. Cgil e Fp Cgil chiedono “il potenziamento della sanità territoriale, delle attività ambulatoriali, così come un modello più efficace di erogazione delle prestazioni aggiuntive”.

“Con la fase appena successiva all’emergenza, la ripresa delle attività ambulatoriali e delle prestazioni specialistiche rischia di portare nel Lazio a un collo di bottiglia che solo con un urgente e straordinario investimento sul personale e un immediato potenziamento dei servizi pubblici territoriali può essere superato. Si stima oltre un milione di prestazioni non erogate in emergenza Covid19, quindi da recuperare”. A denunciarlo, in una nota, la Cgil e la Fp Cgil di Roma e del Lazio.

A queste si aggiungono le nuove richieste e le nuove prenotazioni. E tempi sempre più dilatati. Perché, fa notare il sindacato, con il rispetto dei protocolli di prevenzione, i tempi “sono raddoppiati. Rispetto a prima della pandemia, a parità di condizioni, si erogano nello stesso tempo circa la metà delle prestazioni. Tra arretrato da recuperare e “velocità” dimezzata, il serio rischio per i cittadini della regione è quello di dover riversare le richieste sui servizi privati. In un momento in cui è sotto gli occhi di tutti il disagio sociale ed economico che ha travolto e continuerà a travolgere nei prossimi mesi il mondo del lavoro e quindi anche la capacità di spesa dei cittadini, al netto del fatto che ormai non ci siano dubbi di cosa voglia dire concretamente sanità pubblica: ovvero quanto sia importante che sia il pubblico a garantire e regolare i servizi universali alla salute”, proseguono Cgil e Fp Cgil.

“Dopo commissariamento e blocco del turn over, solo dal 2018 si è iniziato a fermare l’emorragia di personale che ha pressoché dimezzato figure specialistiche, di medici come di tutto il personale sanitario, nel sistema pubblico regionale, mentre comunque i pensionamenti , data l’età media di chi è in servizio, andranno avanti. Lo diciamo da tempo - proseguono i sindacati -, e ora è il momento di recuperare il tempo perduto, per continuare a garantire quanto finora erogato e per dare nuove risposte. Servono investimenti straordinari, nelle dotazioni organiche come strumentali. Ribadiamo l’assoluta necessità di un piano straordinario che nel biennio 2020/21 arrivi a 10 mila unità, tra assunzioni a tempo indeterminato, da graduatorie aperte (come nel caso di infermieri o ostetriche) o da nuovi concorsi per le figure per le quali non ci sono graduatorie di idonei da cui attingere, e re-internalizzazioni delle attività sanitarie oggi affidate in appalto, per immettere nel sistema ilcongruonumero di professionisti necessari e iniziare a sanare la profonda ingiustizia che vive oggi il sistema sanitario, dove a stesso lavoro non corrispondono stessi diritti”.

La priorità ora, Cgil e Fp Cgil, è "il potenziamento della sanità territoriale, delle attività ambulatoriali come dell’assistenza specialistica, domiciliare e residenziale, così come un modello più efficace di erogazione delle prestazioni aggiuntive. Servono assunzioni a tutto campo, che consentano di dare ai cittadini le dovute risposte, ai lavoratori le giuste e adeguate condizioni di lavoro e di contratto, alle tante giovani risorse pronte e preparate ad entrare in sanità, e alla sanità pubblica stessa, un’opportunità e un futuro”.

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