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Mercoledì 03 GIUGNO 2020
Dagli oncologi italiani una proposta per una “Carta dell’informazione sul cancro”
L'iniziativa è stata presentata al Congresso della Società americana di onclogia e nasce da un'iniziativa promossa da un gruppo di onclogi delle Marche che ha visto anche la collaborazione attiva di giornalisti, bioeticisti e comunicatori. IL DOCUMENTO.
Venti raccomandazioni per siglare l’alleanza strategica fra oncologi e media. Sono state presentate al Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO), che si è svolto recentemente in forma virtuale. Le raccomandazioni sono raccolte nella prima Dichiarazione mai realizzata in Europa e dedicata alla corretta comunicazione in campo oncologico. Il lavoro è frutto di una consensus conference tra professionisti dell’informazione e operatori sanitari, che vede la Regione Marche come prima promotrice.
“Per sconfiggere il cancro abbiamo bisogno di tante armi, non solo quelle fondamentali e insostituibili della medicina e della ricerca scientifica – spiega la prof.ssa Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Politecnica delle Marche, Direttore della Clinica Oncologica Ospedali Riuniti di Ancona e coordinatore AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) Marche -. Avvertiamo la forte necessità di una vera alleanza tra medico e paziente, in cui vi sia un dialogo costante ed aperto nel comune intento di superare la malattia. L’alleanza, in realtà, dovrebbe essere triplice, perché abbiamo anche bisogno dell’aiuto dei media, e più in generale di chi fa informazione, affinché non si cada nelle trappole della disinformazione. In ambito oncologico, la cattiva informazione è forse più deleteria che in altri campi, perché impatta sulla salute pubblica e potenzialmente sui pazienti, che potrebbero assumere decisioni sbagliate per il loro percorso di cura”.
“La Dichiarazione è il risultato di un lungo periodo di studio e di un tavolo tecnico composto da un panel di autorevoli esperti del mondo della comunicazione e della salute – continua Berardi -. Quando il clinico comunica i risultati di studi scientifici e i passi in avanti della ricerca, è elevato il rischio che, soprattutto nel web, si diffondano informazioni inesatte o distorte, talvolta addirittura false e gravemente dannose per il cittadino, che recepisce messaggi illusori e fuorvianti. Un fenomeno evidente durante l’emergenza causata dal COVID, anche per l’incremento iperbolico di strumenti quali il web e i social, che in troppi casi diffondono e potenziano notizie che non hanno ragione di circolare. Talvolta anche i media tradizionali seguono questa pericolosa tendenza”.
“L’obiettivo della nostra Dichiarazione è individuare un percorso più equilibrato attraverso una serie di ‘raccomandazioni’ relative alla comunicazione in ambito oncologico e, più in generale, medico – afferma Berardi -. Opporsi al dilagante fenomeno delle fake news, ad esempio, è solo uno degli scopi della Dichiarazione: è inaccettabile che circolino ancora false credenze per cui il cancro si può curare con estratti naturali. Dall’altro lato, vanno fissati parametri con cui evitare il sensazionalismo legato a notizie prive di attente verifiche della fonte. E, per costruire una comunicazione che sia davvero efficace verso il cittadino, è altrettanto fondamentale limitare, da parte dei medici, il ricorso a un gergo tecnico non comprensibile”.
Nel dettaglio, nella Dichiarazione sono state individuate cinque aree specifiche con le relative raccomandazioni:
- esaminare la terminologia utilizzata per non danneggiare o ingannare gli utenti, evitando facili sensazionalismi e dare più spazio a tematiche del fine vita, cure palliative e assistenza domiciliare (area assistenza e comunicazione);
- fornire indicazioni complete sui farmaci, mantenere cautela nelle indicazioni off-label dei farmaci o in merito a farmaci ancora in fase sperimentale (farmaci e comunicazione);
- valutare la rilevanza clinica e l’uso dei risultati degli studi e l’accuratezza dei protocolli di ricerca (ricerca e comunicazione);
- rafforzare il concetto per cui le informazioni sulla salute non possono sostituire la figura del medico e riportare sempre, nei rapporti sulla salute, il contesto di riferimento (esiti delle cure e comunicazione);
- limitare da parte della comunità scientifica l’adozione di terminologie complesse e ridurre il ricorso al gergo medico per una migliore comprensione della notizia da parte del cittadino (tecnologia e comunicazione).
Altre 10 raccomandazioni riguardano tematiche trasversali, cioè comuni alle 5 aree specifiche, e spaziano dell’uso della terminologia al ricorso a fonti affidabili fino alla trasparenza nella comunicazione.
La consensus conference che ha dato vita alla Dichiarazione è stata promossa dalla Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Ancona ed ha visto, tra i protagonisti e sottoscrittori dell’intesa, Rossana Berardi (Direttore Clinica Oncologica Università Politecnica delle Marche - Ospedali Riuniti di Ancona), Maurizio Blasi (giornalista, ex caporedattore RAI TGR Marche), Andrea Brusa (caporedattore Il Resto del Carlino Ancona), Michele Caporossi (Direttore Generale Ospedali Riuniti Ancona), Franco Elisei (Presidente Ordine Giornalisti Marche), Gian Luca Gregori (Prorettore Università Politecnica delle Marche), Giancarlo Laurenzi (Direttore Corriere Adriatico), Massimiliano Marinelli (bioeticista e docente di Medicina Narrativa Facoltà di Medicina Università Politecnica delle Marche), Graziella Mazzoli (Direttore Istituto per la Formazione al Giornalismo Urbino) e Fabrizio Volpini (Presidente IV Commissione Salute Regione Marche).
“È doveroso da parte mia, in tempo della prima pandemia in era social, definita infodemia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) - conclude Michele Caporossi, Direttore Generale Ospedali Riuniti di Ancona -, sottolineare con un pizzico di orgoglio la lungimiranza che due anni or sono spinse operatori sanitari della nostra azienda, universitari e direttori di testate giornalistiche a mettersi seduti intorno ad un tavolo, percependo la necessità di esplorare un metodo di lettura comune della nuova era del mondo. ‘Superare il dialogo tra sordi’, dicemmo allora. Penso che la consensus conference ci sia riuscita. Abbiamo fugato il rischio di esprimere semplicemente opinioni, adottando un metodo condiviso su basi scientifiche. La strada è quella giusta per continuare a consolidare un metodo di lotta alle post verità e alle fake news efficace e duraturo”.
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