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Martedì 06 LUGLIO 2010
Farmaci e internet: più informazione contro l’illegalità

Puntare sull’informazione e sulla diffusione di una corretta cultura del farmaco: queste le armi più importanti per sconfiggere il fenomeno della vendita di farmaci contraffatti o illegali via web, oggetto dell’incontro promosso stamani a Roma dall’Osservatorio Anifa.

Canali non autorizzati (palestre, beauty center, sexy shop e via dicendo). E, soprattutto, internet che, sul versante della vendita fraudolenta di medicinali, si presenta nella sua veste peggiore. È attraverso la rete, infatti, che circola la maggior parte dei farmaci contraffatti e dove regna sovrana la regola dell’ “autoprescrizione”, cosa ben diversa dalla corretta automedicazione, eseguita seguendo i consigli del medico e del farmacista e acquistando i medicinali necessari nei canali riconosciuti dalla legge. È questa l’unica strada per evitare i molteplici rischi a cui si espone chi si “autoprescrive” un farmaco, qualunque esso sia, del quale – nella maggior parte dei casi – ignora quasi tutto eccetto l’effetto che spera di ottenere. Che quasi mai è benefico.

L’occasione ribadire questo messaggio l’ha offerta il tradizionale appuntamento con l’Osservatorio Anifa (l’Associazione dei produttori di farmaci da automedicazione) dedicato, appunto, a un tema di strettissima attualità: “Farmaci contraffatti e internet. Un fenomeno da non sottovalutare , una sfida per tutti, a difesa della salute”.
Una difesa che, almeno per il momento pare essere estremamente efficace stando a quanto riferito da Domenico Di Giorgio coordinatore dell’attività anticontraffazione dellAifa: il sistema italiano di tracciamento del farmaco, il monitoraggio e l’azione di controllo delle autorità, rendono del tutto sicura la rete di distribuzione del farmaco nazionale”. Ombre davvero scure però appaiono se si cerca di approfondire quanto avviene nei canali “non ufficiali”, prima tra tutti internet. Che non soltanto permette l’acquisto di farmaci senza rispettare alcuna regola, ma si trasforma anche in una sorta di enorme “magazzino” virtuale per tutte le organizzazioni che puntano su questa forma di commercio illegale che si fa forte anche di un’estesa rete di contrabbando.

Nel nostro Paese i farmaci illegali hanno un’incidenza bassissima, al di sotto dello 0,1% – dato questo confermato anche dal generale Cosimo Piccinno, Comandante dei Carabinieri per la Tutela della Salute – ma, ha ancora sottolineato Di Giorgio, “l’incidenza europea media arriva all’1% mentre secondo quanto indicato dall’Oms, nel resto del mondo si arriva a un preoccupante 6 o 7%”. Il nostro Paese è in prima fila tra i partner europei impegnati a combattere questo fenomeno (è in discussione l’estensione all’intera UE di un sistema di tracciatura del farmaco simile a quello adottato in Italia). Ma il lavoro è ancora lungo e impegnativo: Di Giorgio ha ricordato come in Gran Bretagna il 25% dei medici di famiglia abbia avuto a che fare almeno con un caso di effetti indesiderati dovuti a medicinali acquistati su internet. Una testimonianza di quanto sia diffuso il fenomeno, tenuto vivo e alimentato da vere e proprie organizzazioni criminali che, attraverso false farmacie on line inducono all’acquisto di medicinali. A volte veri, a volte falsi. E a volte solo uno strumento attraverso il quale trafugare i dati – bancari, finanziari ecc. – di chi vi si rivolge incautamente.

Per Di Giorgio solo attraverso una forte cooperazione internazionale sarà possibile contenere e limitare il fenomeno contro il quale occorre adottare un’informazione affidabile, una formazione e un aggiornamento costante degli operatori e compiere azioni repressive mirate.
E quello dell’informazione è stato il motivo conduttore della giornata: vi si è richiamato Sergio Daniotti, presidente dell’Anifa, ricordando i buoni risultati ottenuti dalla campagna sul bollino che contraddistingue i farmaci da automedicazione, “testimonianza dell’impegno dell’Associazione e delle imprese che vi fanno capo per diffondere una corretta cultura dell’automedicazione”. Ma anche lo stesso generale Piccinno che ha mostrato un nutrito campionario – scelto tra i reperti dell’ultima azione dei Nas – dei farmaci oggetto di vendita illegale. Tra questi preparati ormonali, e svariati principi attivi. Tutti prodotti sui quali la malavita organizzata ha puntato la sua attenzione: “con un euro speso per la cocaina, si ricavano 60 euro; con 60 euro spesi per principi attivi importati illegalmente se ne guadagnano 150 mila”. Evidente, quindi l’importanza del lavoro dei 110 Carabinieri che operano nei 38 Nuclei nazionali. Che devono però poter contare sempre sulla collaborazione di tutte le componenti della filiera del farmaco.

Assicurata sia da Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti che da Annarosa Racca, presidente della Federfarma. Mandelli, dal canto suo, ha anche ribadito come già da tempo molti Ordini dei farmacisti provinciali abbiano avviato un programma di informazione ed educazione sul corretto uso dei farmaci nelle scuole, proprio perché consapevoli dell’importanza dell’informazione. E si è dichiarato disponibile a collaborare alla proposta, lanciata da Teresa Petrangolini, segretario di Cittadinanzattiva, di una campagna nazionale di informazione sulla salute – nella quale ricomprendere anche il corretto utilizzo dei farmaci – da effettuare nelle ultime classi della scuola media e nelle prime di quella superiore. Ricorrendo però ai linguaggi e agli strumenti più familiari ai giovani, cioè proprio a internet o ai social network. Un’idea apprezzata anche da Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg (che si è riferito alla possiiblità di “accreditare” siti attraverso i quali veicolare informazioni alla popolazione), Antonio Tomassini e Daniele Bosone, rispettivamente presidente e componente della commissione Igiene e sanità del Senato. Secondo questi ultimi il fenomeno può essere efficacemente contrastato attraverso la “rete diffusa” (Tomassini) dei medici di famiglia e dei farmacisti ma anche facendo sì che le Asl recuperino la loro originale posizione di promotrici dell’educazione sanitaria.
 
 

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