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Lunedì 11 MAGGIO 2020
Medici in formazione, medici in mobilitazione



Gnetile Direttore,
ieri pomeriggio si è svolta la prima assemblea degli Stati Generali della Formazione Medica e del postlaurea, appuntamento nato da due esigenze diffuse e trasversali: da un lato, la necessità di mettere in comunicazione e coordinare le iniziative e le mobilitazioni che medici in formazione in tutta Italia, dalle Marche alla Lombardia, da Padova al Lazio, stanno mettendo in atto per difendere i loro diritti di medici in formazione e chiedere il rispetto del loro lavoro; dall’altra la consapevolezza di non poterci più limitare a soluzioni parziali e temporanee, ma di dover esigere soluzioni strutturali e globali, estranee a dinamiche corporative e al servizio, prima di tutto, della salute della popolazione.
 
L’emergenza che abbiamo vissuto in questi mesi ha portato alla luce in maniera inequivocabile tutte le criticità e le contraddizioni di un SSN messo alle strette da decenni di definanziamento.
 
Come medici in formazione specialistica, ci siamo resi conto, infatti, di quanto il nostro ruolo all’interno delle strutture dove prestiamo la nostra attività sia fondamentale per la tenuta del servizio sanitario pubblico. Al contempo, abbiamo potuto constatare quanto l’inquadramento normativo attuale, che ci configura come studenti-lavoratori, sia altamente inadeguato a rispondere sia alle esigenze formative dei medici in formazione, sia alla necessità di tutele per dei lavoratori. Siamo infatti iscritti all’università ma con mansioni spesso indistinguibili da quelle dei colleghi strutturati. Quotidianamente ci troviamo a sorreggere interi reparti, svolgere il lavoro di un qualsiasi sanitario ma con un contratto parasubordinato che non ci garantisce le tutele, i diritti e il riconoscimento che questo lavoro dovrebbe comportare.
 
Anche per quanto riguarda la medicina territoriale, la pandemia ha evidenziato non solo la carenza comunicativa, ma anche l'assenza di garanzie formative per i medici in formazione non specialistica. Abbiamo potuto apprezzare la mancanza di coordinazione, la separazione tra territorio ed ospedale, le vere sfaccettature di un territorio lasciato da anni a se stesso.
La periferia, con la diffusione dell'infezione, è diventata da terra di nessuno a terra del virus. Da terra di silenziosi "non detti" a terra di urla di sofferenza e di contagio.
 
Ma all’assemblea di ieri hanno partecipato anche studentesse e studenti di medicina, medici neoabilitati e camici grigi, i medici che a breve si troveranno ad affrontare un concorso che vedrà esclusa quasi la metà della platea dei partecipanti. Si parla di 16.000 medici a cui verrà impedito di proseguire il proprio percorso formativo. La farsa dell’imbuto formativo, in una situazione ben nota di carenza di personale specializzato, si trasforma in tragedia quando la carenza di personale può fare la differenza sull’indice di mortalità in corso di epidemia.
 
Non saranno i meno di 4.000 contratti aggiuntivi ad oggi prospettati a risolvere il problema. Crediamo sia necessaria una completa revisione del percorso formativo a partire dalla formazione durante il corso di laurea, alla formazione specialistica ed infine all’immissione del personale nel SSN.
 
Il numero di medici e di specialisti da formare non può più basarsi sulle disponibilità economiche contingenti ma sul fabbisogno di salute della popolazione. La risposta della politica all’emergenza sanitaria che stiamo affrontando non può limitarsi a provvedimenti una tantum e di facciata. è necessario un impegno straordinario che superi, una volta per tutte, lo scandalo dell’imbuto formativo ed immetta nel sistema formativo tutti i medici che il SSN Chiediamo di poter accedere, tutte e tutti, al percorso di formazione medica generalista e specialistica. Chiediamo di poter offrire le nostre competenze, acquisite progressivamente, per rispondere alle esigenze di salute della popolazione.
 
Chiediamo un Contratto Collettivo Nazionale della Formazione Medica, che superi l’ambiguità dello figura dello specializzando studente-lavoratore, che includa anche la formazione in medicina generale, che garantisca una rappresentanza sindacale, che superi l’eterogeneità contrattuale degli attuali contratti formazione-lavoro.
 
Chiediamo la garanzia di una formazione di qualità, uniforme fra le varie scuole e aperta alla medicina del territorio, con sistemi di certificazione univoci e non sottomessi alle esigenze delle aziende ospedaliere. Chiediamo di poter intervenire propositivamente sull’organizzazione e la pianificazione della nostra formazione.
 
Chiediamo, soprattutto, di poter continuare, come già facciamo, a garantire il funzionamento del nostro SSN, pubblico e universalistico, per i prossimi decenni. Ma chiediamo di farlo nelle condizioni adeguate a tale impegno, con le tutele, le garanzie e i diritti che spettano al nostro ruolo.
 
Chiediamo, quindi, l’apertura di un tavolo di confronto col governo, dove si prenda in considerazione quanto finora esposto.
 
Queste nostre richieste saranno supportate dalla mobilitazione, su tutto il territorio nazionale, di tutte le figure che hanno contribuito alla loro stesura. Invitiamo tutte le associazioni a contribuire e a lavorare insieme per questi obiettivi, senza cedere alle solite facili soluzioni al ribasso. È il momento di essere uniti, in un’azione che ponga una prospettiva più ampia del solo aumento delle borse, verso una evoluzione culturale della figura del medico in formazione. Per la salvaguardia del nostro lavoro e del servizio sanitario nazionale.

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