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Sabato 09 MAGGIO 2020
Rinunciare ai 37 miliardi del Mes per la sanità sarebbe una follia

Quelle risorse potranno essere dedicate a fornire la spinta necessaria di efficienza ed efficacia al nostro sistema sanitario sovraccarico, all’implementazione in personale e tecnologie di ultima generazione, in servizi territoriali e domiciliarizzazione delle prestazioni agli anziani fragili e non autosufficienti, favorendo nuova occupazione e servizi a imprese per i servizi alla persona. Chi oggi è contrario al finanziamento è un irresponsabile e ci condanna ad un futuro molto difficile per il SSN

Covid-19 sta dolorosamente rivelando le disparità di salute esistenti e persistenti nelle nostre società. Questa pandemia avrà il maggiore impatto sulla vita delle persone che vivono in condizioni di privazione o che affrontano difficili circostanze socio-economiche.
Le istituzioni pubbliche, i responsabili della salute stanno facendo del loro meglio per proteggere i cittadini e contenere l'epidemia.
Nei giorni e nei mesi difficili a venire, la necessità di lavorare insieme sarà chiara. La protezione della salute è responsabilità di tutti.
 
La buona salute inizia nella comunità. A lungo termine, dobbiamo considerare come sono strutturati i nostri sistemi sanitari, la loro sostenibilità e la loro capacità di proteggere tutti in tempi di crisi.
Ora dobbiamo unire le forze con tutti i settori per apportare i cambiamenti che proteggeranno la nostra forza lavoro, le persone più bisognose e la sostenibilità dei nostri sistemi sanitari.
Dobbiamo essere visionari e prepararci per le esigenze future delle persone, attraversate dai cambiamenti economici e sociali causati dal virus.

La ricerca ha suggerito che la maggior parte dei decessi si è verificata tra coloro che anziani avevano in più quelle patologie di base, come ipertensione, diabete e malattie cardiache o respiratorie.
Più una persona è socialmente ed economicamente svantaggiata, più è probabile che soffra di queste malattie .
Malattie che sono in gran parte prevenibili. Ciò vale anche per i rischi di cattiva salute mentale, che sono esacerbati dall'isolamento, dalla paura e dall'insicurezza.
 
L'attenzione immediata ora è sul controllo della diffusione della malattia. Successivamente dovremo agire per affrontare i livelli elevati e crescenti di malattie croniche nelle nostre società e ridurne la pressione sui servizi di assistenza.
 
La metà delle chiamate alle linee di emergenza è arrivata da anziani soli e la metà dei defunti ha avuto alla base almeno tre malattie croniche e in gran parte aveva un background sociale inferiore. La carenza più critica in questi giorni è quella dei professionisti delle unità di terapia intensiva e di malattie infettive. L'Italia non ha ancora superato la criticità dell’infezione e abbiamo più domande che risposte, ma ci sono alcune lezioni che possiamo già imparare.
 
Le persone in condizioni socioeconomiche più povere possono anche essere più esposte alle infezioni. Potrebbero non essere in grado di autoisolarsi a causa di condizioni di lavoro insicure che non consentono il telelavoro o forniscono un congedo per malattia o assistenza legale. Vivono anche in stretta vicinanza l'uno con l'altro e hanno maggiori probabilità di sperimentare il sovraffollamento. Sia a breve che a lungo termine, hanno maggiori probabilità di sperimentare la disoccupazione e le insicurezze finanziarie e sono più vulnerabili alle fluttuazioni del mercato del lavoro derivanti dai cambiamenti macroeconomici.
 
La partnership EuroHealthNet di istituti e autorità nazionali e regionali di sanità pubblica ha da tempo richiesto la necessità di riorientare i nostri sistemi sanitari verso la prevenzione e la promozione e di fornire agli operatori sanitari il supporto e la formazione di cui hanno bisogno . Questa transizione, e la riduzione delle malattie croniche e delle disuguaglianze sanitarie, allevierebbe la pressione sui servizi di assistenza sanitaria secondaria, lasciandoli più in grado di rispondere alle crisi.

Per ora dobbiamo tutti seguire le istruzioni ed essere consapevoli che nessuno è protetto. Dopo che questa crisi immediata sarà superata, non dobbiamo dimenticare le disuguaglianze nascoste e gli svantaggi degli attuali sistemi sanitari che sono esposti alle epidemie.
 
Le lezioni di Covid-19 ci dicono ancora una volta di investire nella prevenzione e nella promozione della salute, nonché nella più ampia forza lavoro sanitaria, affrontando le disparità di salute evitabili e promuovendo l'alfabetizzazione sanitaria. Anche le soluzioni per affrontare i problemi del sistema sanitario nazionale vanno oltre: è essenziale che il sistema di protezione sociale sia solido e ben finanziato. Chi oggi è contrario al finanziamento per la sanità con circa 37 miliardi provenienti dal MES è un irresponsabile e ci condanna ad un futuro molto difficile per il SSN.
 
E’ necessario fornire sostegno all'occupazione e al reddito per far fronte ai costi aggiuntivi e alle conseguenze di malattie a seguito degli strascichi che rimarranno per la salute dopo Covid 19.
Investire in sanità e soprattutto nei servizi di prevenzione e nella medicina di territorio costruendo dei veri presidi sentinella, significa investire nelle persone, nella resilienza, nella solidarietà e, infine, nel benessere della nostra società e della nostra economia.
 
Mentre la Commissione europea ha stanziato 140 milioni di euro per sostenere 17 progetti di ricerca per diagnosi, cure e vaccini contro la malattia e 50 milioni di euro per creare una scorta di dispositivi medici come ventilatori e maschere protettive per aiutare i paesi dell'UE, circa 37 miliardi di euro provenienti dal MES potranno essere dedicati a fornire la spinta necessaria di efficienza ed efficacia al nostro sistema sanitario sovraccarico, all’implementazione in personale e tecnologie di ultima generazione, in servizi territoriali e domiciliarizzazione delle prestazioni agli anziani fragili e non autosufficienti, favorendo nuova occupazione e servizi a imprese per i servizi alla persona.
 
Quando passerà la prima ondata della crisi, abbiamo bisogno di strategie globali a lungo termine e investimenti sostenuti, allineati in tutti i settori tra cui istruzione, alloggio, cibo, ambiente, economia ecc. Queste strategie dovrebbero favorire la promozione della salute e la prevenzione delle malattie, rendere i nostri sistemi sanitari sostenibili e garantire una buona salute per tutti.
 
Abbiamo reso omaggio a tutti coloro che lavorano nella sanità - dai medici, agli specialisti agli infermieri ai volontari locali; dalla Croce rossa alle pubbliche assistenze alle tantissime organizzazioni di volontariato che abbiamo visto e vediamo continuamente attive a prestare soccorso, aiuto - per sostenere la salute mentale e fisica di tutti coloro che nelle loro comunità locali, hanno avuto ed hanno bisogno.
 
Abbiamo plaudito ai nostri cittadini che nella stragrande maggioranza dei casi hanno accettato la fase 1 ed ora la fase 2 con senso di responsabilità e rispetto delle regole.
 
Abbiamo capito che la buona salute non è solo una responsabilità dei sistemi sanitari, ma è responsabilità di tutti. Ora, non disperdiamo gli insegnamenti che ci provengono da questa dura esperienza e lavoriamo, in attesa di congrue terapie e ci auguriamo di un vaccino in tempi brevi, a rimodulare in modo efficace il nostro servizio sanitario nazionale perché cambiare si può e se non ora quando?
 
Grazia Labate

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