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Giovedì 30 APRILE 2020
Coronavirus. Filcams Padova ed Inca Cgil denunciano criticità per il riconoscimento del contagio come malattia professionale
Con l’introduzione del coronavirus tra le malattie professionali, si allarga il progetto avviato a dicembre nell’Ao di Padova per censire i casi tra i dipendenti dell’Azienda e il personale in appalto. Emergono criticità nelle procedure ma anche disomogeneità di diritti e tutele. E i sindacati chiedono all’Azienda anche maggiori garanzie sulla fornitura dei DPI e dei tamponi. “Non si può lesinare sulla tutela di chi è in prima linea”.
In tempo di Coronavirus, Filcams Cgil Padova, Fp Cgil Padova ed Inca Cgil Padova denunciano la lentezza delle procedure dell'Inail per riconoscere la malattia professionale legata al contagio e disomogeneità di diritti e tutele tra i lavori dipendenti e i lavori che fanno capo alle imprese che hanno i servizi in appalto. Si allarga così il progetto partito in via sperimentale nel 2019 presso l’Azienda Ospedaliera di Padova per censire le malattie professionali in ambito sanitario sia per gli operatori dell’Azienda Ospedaliera sia per il personale in appalto ha portato alla luce, per l’appunto, questi due problemi.
Da una parte, come accennato, c'è la questione della lentezza da parte delle aziende private appaltatrici rispetto all’Azienda Ospedaliera Universitaria nel fornire risposte adeguate nell’ambito di questa emergenza sanitaria. “Innanzitutto – afferma Marquidas Moccia, Segretario generale Filcams Padova – è bene ricordare che l'emergenza sanitaria sul posto di lavoro in Azienda Ospedaliera coinvolge tutti i lavoratori, compresi coloro che sono impegnati nelle ditte che lavorano in appalto. Come Filcams CGIL chiediamo che questi lavoratori abbiano le stesse tutele del personale sanitario ma lamentiamo, da parte delle aziende, risposte lente ed insufficienti. Non si può abbassare la guardia. Continuiamo quindi a sollecitare la fornitura dei DPI e dei tamponi. Non si può lesinare sulla tutela di chi è in prima linea!”.
L’altra criticità emersa è il mancato riconoscimento in capo ai dipendenti in appalto di diritti che fanno invece capolino ai dipendenti assunti direttamente dall’Azienda sanitaria. E’ Gloria Berton, della segreteria confederale Cgil di Padova, a lanciare l’allarme: "Vanno snellite le procedure dell'Inail per riconoscere l'infortunio sul lavoro ai lavoratori contagiati che operano all'interno dell'Azienda Ospedaliera a qualunque titolo: sia che si tratti di un dipendente diretto, sia se tratti di un lavoratore in appalto, o per chi opera nelle case di riposo, che stanno vivendo una situazione difficilissima. Quanto stiamo portando avanti invera i principi alla base del progetto che si pone l’obbiettivo di unificare il mondo del lavoro e mettere sullo stesso piano lavoratori che, pur operando nello stesso ambito, quello della sanità, non si vedono riconosciuti li stessi diritti. La battaglia per far assumere atteggiamenti omogenei da parte dell'Inail è solo una tappa di un percorso che l'emergenza sanitaria in corso non solo non arresta, ma la rende ancora più necessario”.
Per tutti lavoratori che lavorano all’interno dell’Azienda Ospedaliera di Padova, è possibile segnalare l’infortunio da Covid - 19, presentando la giusta documentazione (attestazioni sanitarie che comprovino la positività al virus) nella sede sindacale dell'Azienda Ospedaliera di Padova. Inoltre, “va specificato che la possibilità di fare il tampone in Azienda Ospedaliera è data a tutti gli operatori sanitari ed anche ad addetti alla pulizia, alla ristorazione e a chiunque presti servizio all’interno”, spiega Alessandra Stivali, della Segreteria della Funzione Pubblica della CGIL di Padova.
Endrius Salvalaggio
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