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Mercoledì 22 APRILE 2020
Coronavirus. Università di Padova, parte nuovo studio unico al mondo sul cluster di Vo’ Euganeo

Saranno tre le fasi dello studio: la valutazione della risposta anticorpale, per dare informazioni sulla validità dei test sierologici; il tracciamento virale; la mappatura genetica di tutta la popolazione coinvolta. Quest’ultimo passaggio fornirà una enorme mole di nuove informazioni e richiederà tempo per la loro codificazione. Zaia: “Inizia una nuova grande avventura
 


Una nuova ricerca scientifica, al momento unica nel suo genere al mondo, avrà come protagonista l’Università di Padova e la popolazione di Vò Euganeo, il piccolo comune della provincia di Padova, già oggi case history nazionale per le modalità con le quali la sanità veneta ha affrontato l’emergenza coronavirus.

Nel paese ai piedi dei colli Euganei in provincia di Padova, la linea rossa è stata tracciata nel penultimo fine settimana di febbraio 2020 alla comparsa dei primi due casi di Covid 19. Tutti gli abitanti furono sottoposti al tampone, una misura che ha consentito di contenere un focolaio che avrebbe potuto diffondersi in maniera molto pericolosa in altri territori.
 
A presentare quella che il presidente della regione Veneto, Luca Zaia ha descritto come “L’inizio di una nuova, grande avventura” sono stati vertici dell’Università di Padova: il Rettore Rosario Rizzuto, il Presidente della Scuola di Medicina di Padova, Stefano Merigliano e il Direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, Andrea Crisanti, ideatore e realizzatore della nuova ricerca.
 
Un progetto che vede scienziati e Regioni uniti per approfondire le conoscenze finora acquisite con il lavoro sul cluster di Vò, dando risposte ancora sconosciute sulle caratteristiche del virus, su quelle delle persone infettate, sui comportamenti di covid-19 nel passare da ospite a ospite, sulla tipologia delle risposte anticorpali.
 
“La scienza può farci fare ancora importanti passi avanti – ha detto Crisanti – e ringrazio fin d’ora la popolazione di Vò alla quale chiediamo, su base rigorosamente volontaria, di accompagnarci con la sua disponibilità e i finanziatori istituzionali e privati che hanno di fatto già resi disponibili i 2 milioni di euro necessari. Salvo imprevisti, partiremo con i prelievi tra il 25 e il 26 aprile, per avere i primi esiti dopo 6-7 settimane e quello finale tra circa 6 mesi”.
 
Le fasi della ricerca saranno tre: la valutazione della risposta anticorpale, che sarà anche un ottimo test per dirimere il dibattito sulla validità dei test sierologici; il tracciamento virale; la mappatura genetica di tutta la popolazione coinvolta. Quest’ultimo passaggio fornirà una massa enorme di nuove informazioni che richiederà alcuni mesi per essere organizzata e codificata.
 
Tra le risposte che gli scienziati padovani si attendono, particolarmente rilevanti sono, tra le altre, la comprensione di come “si muove” il virus nella fase del contagio e in quella della malattia; la valutazione se la sequenza genetica di ogni singola persona possa influire su una maggiore o minore suscettibilità individuale al virus; con quale modalità e caratteristica covid-19 si possa modificare nel passaggio da un soggetto a un altro; quale correlazione si instauri tra la guarigione e la creazione degli anticorpi.

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