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Lunedì 20 APRILE 2020
Coronavirus. Nursing up chiede di riorganizzare le cure domiciliari

“Gli infermieri hanno bisogno di indicazioni chiare e di un'adeguata formazione, con particolare attenzione per ciò che riguarda la vestizione/svestizione. E poi servono Dpi e mezzi di trasporto, perché molti infermieri utilizzano la proprio auto e rischiano di contaminarla, esponendo al contagio anche gli altri componenti della famiglia che utilizzano lo stesso mezzo”. Queste le principali preoccupazioni del sindacato degli infermieri, che chiede gli strumenti necessari per operare in sicurezza e “adeguati incentivi per l'impegno e il rischio”.

Nella Provincia autonoma di Trento la figura dell’infermiere coinvolto nelle cure domiciliari è presente da oltre vent’anni. Le dimissioni sempre più frequenti dalle strutture ospedaliere di pazienti Covid positivi e la conseguente attivazione del proseguimento delle cure in regime di isolamento domiciliare stanno richiedendo sempre più una massiccia presenza di operatori sanitari. Ma per il Nursing Up mancano le condizioni per operare al meglio e in sicurezza.
 
“Gli infermieri– spiega Cesare Hoffer, Coordinatore Nursing up Trento - gli infermieri hanno bisogno di chiare indicazioni e di un'adeguata formazione, con particolare attenzione ciò che riguarda il momento della vestizione prima di entrare al domicilio di un paziente positivo, o sospettato di contagio, ed alla successiva svestizione con relativo smaltimento di materiale infetto. Chiediamo ancora una volta che l'Azienda sanitaria trentina fornisca, in quantità adeguata, idonei camici e mascherine, che devono essere FFP2. E' fondamentale dare la maggior protezione possibile ai nostri professionisti, che operano in un clima di grande rischio personale ed incertezza, perché se diventano positivi al virus si trasformano anch'essi in veicoli di infezione”.
 
Ma a preoccupare il Nursing Up è anche la mancanza di mezzi di trasporto messi a disposizione dal sistema sanitario regionale. Se infatti prima l’infermiere si recava ai domicili dei pazienti con la macchina propria, previo un rimborso chilometrico, con l’emergenza sanitaria in corso questo sistema è ritenuto dal sindacato non praticabile, in quanto il mezzo rischia di venire contaminato .“Ancora adesso molti infermieri che operano sul territorio utilizzano il proprio mezzo, ma quella stessa vettura verrà poi utilizzata anche nella vita privata con e dai propri familiari – fa notare il coordinatore di Nursing up Trento -. Chiediamo perciò all’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento di mettere a disposizione delle macchine per poter svolgere il servizio pubblico a domicilio, e chiediamo che ogni giorno le macchine vengano sanificate”.
 
Il servizio di cure di prossimità è indispensabile, in particolare in questo momento di emergenza e considerato che si dovrà entrare nella fase due, perché ciò permetterà al paziente di essere curato a casa evitando l’ospedalizzazione. Ma perché questo avvenga occorre rafforzare il personale in campo. “In questo periodo - spiega Cesare Hoffer - l’assistenza territoriale è stata in parte impoverita di risorse umane perché sono state spostate nelle attività ospedaliere ritenute fino adesso prioritarie. Ora con la dimissione di pazienti, le attività si sposteranno a maggior ragione verso le cure primarie, che dovranno essere potenziate non solo in maniera estemporanea ma anche strutturale. L’esperienza di questi mesi ci ha insegnato che la prossimità delle cure sono, e saranno, determinanti per gestire fenomeni come la pandemia, limitandone il più possibile i danni, derivanti dalla sistematica ospedalizzazione del paziente. Riteniamo infine che oltre al personale ospedaliero, tutto il personale che cura questo specifico servizio debba essere adeguatamente incentivato in maniera commisurata all'impegno ed al rischio corso, e non solo quello che si occupa dei casi conclamati di Covid-19, oltreché potenziato”, conclude Hoffer.
 
Endrius Salvalaggio

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