quotidianosanità.it

stampa | chiudi


19 APRILE 2020
Coronavirus. Per la Fase 2 si punta a linee guida nazionali. Ma un piano concreto ancora non c’è

Confronto ieri tra l’Esecutivo, Enti locali, partiti, scienziati e tecnici per affrontare il nodo della ripartenza che in ogni caso non avverrà prima del 4 maggio. Da un lato da Palazzo Chigi si rimarca che i dati non consentono di abbassare la soglia di attenzione e dall’altra le Regioni indicano 4 priorità per la ripartenza. Sullo sfondo la prudenza degli scienziati. Ad oggi molte le ipotesi in campo ma un piano vero e proprio ancora non c’è.

La data del 4 maggio si avvicina e il lavorio intorno alla Fase 2 prosegue a ritmi di videoconferenze e cabine di regia. Ieri il Governo ha tenuto incontri a tutti i livelli, dai capidelegazione di maggioranza, passando per gli esperti di Colao e di Iss e Css fino al confronto serale con Regioni e Comuni.
 
Al termine delle innumerevoli videoconferenze da Palazzo Chigi è filtrata la volontà comune di “avere delle linee guida nazionali in modo da gestire in modo coordinato e uniforme questa ripresa delle attività economiche”.
 
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in ogni caso predica prudenza: "Gli effetti positivi di contenimento del virus e di mitigazione del contagio si iniziano a misurare ma non sono tali da consentire il venir meno degli obblighi attuali e l’abbassamento della soglia di attenzione” fanno sapere da Chigi.
 
L’obiettivo del Governo, anche per evitare le fughe in avanti o indietro delle Regioni, è di definire “un programma nazionale che possa consentire una ripresa di buona parte delle attività produttive in condizioni di massima sicurezza. Un programma che integri una gestione organizzata e coordinata delle attività industriali, della logistica, dei trasporti e che tenga sotto controllo la curva epidemiologica nella prospettiva di un controllo della sua risalita senza che si torni ad affrontare situazioni di sovraccarico delle strutture”
 
Le Regioni hanno convenuto sulla “opportunità di avere delle linee guida nazionali in modo da gestire in modo coordinato e uniforme questa ripresa delle attività economiche”.
 
Le proposte delle Regioni. Ma dagli Enti locali sono arrivate anche precise richieste per la Fase 2. Coordinamento delle fasi della “ripartenza”, revisione dei tempi delle città, riavviare il motore economico del Paese e infanzia e scuola. Sono questi i 4 caposaldi che le Regioni hanno posto al Governo durante la riunione.
 
“Abbiamo posto al Governo alcune questioni relative alla ‘fase 2’, soprattutto perché riteniamo necessaria una condivisione fra l’esecutivo e le Regioni su “come” affrontare la fase della riapertura, in base ad indicazioni precise del comitato tecnico-scientifico e della task force diretta da Vittorio Colao”, ha dichiarato il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini al termine della “cabina di regia Governo-Regioni-Enti locali” per l’emergenza Covid-19.  
 
“Le questioni poste – ha spiegato Bonaccini - riguardano essenzialmente 4 aree”.
 
1. Coordinamento delle fasi della “ripartenza”
Bisogna che siano adottate linee guida nazionali, previo accordo con le parti sociali, che fissino le regole di carattere generale per la riapertura secondo fasi ben precise e graduali, lasciando autonomia alle Regioni per contemplare le singole specificità regionali in ordine agli aspetti relativi ai dati geografici, economici e sociali. Definire modalità (dispositivi di protezione, test, app, ecc.) che devono essere omogenei su tutto il territorio nazionale per evitare confusione; valutare obbligo per tutta la popolazione dei dpi, anche prevedendone la diffusione presso la grande distribuzione organizzata, anche per calmierare i prezzi.
 
2. Revisione dei tempi delle città
Bisogna graduare la riapertura delle attività lavorative e dei servizi delle città e riorganizzare la mobilità della popolazione, prevedendo l’adeguamento del trasporto pubblico locale per far fronte alle esigenze della riapertura. Occorre considerane – sottolinea il Presidente della Conferenza delle Regioni - la necessità di distanziamento, Dpi (dispostivi di protezione individuale), eventuale scaglionamento degli orari di lavoro, diversi flussi; da qui il maggiore costo economico a cui far fronte. E’ necessario posticipare, rispetto alla prima fase della riapertura, la mobilità extraregionale.
 
3. Riavviare il motore economico del Paese
Si può prevedere a tale scopo – ha proseguito Bonaccini -  la possibilità di riapertura, anche dal 27 aprile:
- dei cantieri edili, in particolare quelli all’aperto; valutare una procedura semplificata per la ripresa immediata dei cantieri del terremoto attraverso norme in grado di far ripartire gli investimenti
- di alcune filiere produttive maggiormente esposte alla concorrenza internazionale, per evitare la sostituzione di tali quote di mercato a vantaggio dei competitor stranieri.
 
Più in generale, bisogna poi superare la disciplina di apertura e chiusura delle attività produttive sulla base dei codici ateco e del regime autorizzatorio delle prefetture; risulta preferibile prevedere una disciplina organizzata sulla pianificazione della riapertura di alcune filiere produttive - particolarmente rilevanti o maggiormente sicure - per il territorio e/o di settore, con la collaborazione di Regioni e Prefetture e la partecipazione delle rappresentanze delle parti sociali, delle Aziende Sanitarie e delle INAIL. Serviranno invece modalità omogenee, concordate e programmate, per una prossima e graduale riapertura degli esercizi di somministrazione al pubblico (bar e ristoranti). Così come emerge una necessità sempre più forte di programmare per le modalità e i tempi di riapertura delle attività turistiche. Infine, è necessario prevedere misure efficaci di sostegno allo smart working.
 
4) Infanzia e scuola
Occorre affrontare le riaperture tenendo conto del sostegno all’infanzia, verificando soluzioni per la cura dei bambini in considerazione della chiusura di scuole, nidi e centri estivi. Possibilità di consentire, nel rispetto delle regole, una graduale ripresa della socialità dei bambini. C’è poi – ha concluso Bonaccini - la necessità di concordare col ministero dell’Istruzione progetti specifici per la riapertura delle scuole da definire in netto anticipo rispetto alle date che verranno fissate, per consentire appunto una adeguata programmazione di tutte le attività necessarie correlate”.
 
Le ipotesi in ballo per il 4 maggio.
L’idea che inizia a fare breccia è quella di iniziare ad aprire la mobilità interna alle Regioni meno colpite dal Covid. Mentre le aree del Nord più colpite resterebbero ancora. In ogni caso lo sblocco delle persone e delle attività (si seguirà il codice Inail) sarà possibile solo laddove il sistema sanitario sia attrezzato all’eventuale gestione di nuovi focolai.
 
Tra i problemi da risolvere quello del trasporto pubblico locale e per questo si sta ragionando sullo spalmare diversamente l’orario di lavoro in modo da non creare orari di sovraffollamento. Altra questione le fasce di popolazione più fragili che forse potrebbero rimanere in casa per un ulteriore periodo. Da quanto traspare viene confermato come bar e ristoranti saranno gli ultimi a riaprire, anche se tutte al momento sono solo ipotesi. Un piano per la Fase 2 ancora non c’è.
 
 
L.F.

© RIPRODUZIONE RISERVATA