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Mercoledì 15 APRILE 2020
Medici di famiglia saranno gli “occhi vigili” nella Fase 2
Gentile Direttore,
proviamo a sviluppare un ragionamento prospettico sul Covid-19. Nella prima fase, caratterizzata dall'ondata di piena epidemica, la strategia valida universalmente adottata è stata quella del distanziamento/ritiro sociale e dell'utilizzo delle mascherine. Strategia finalizzata a contenere l'infezione rallentandola , così permettendo al servizio sanitario nazionale di adeguarsi, riducendo nel contempo contagi e decessi. Siamo ora nel plateau della curva epidemica e, pertanto, possiamo cominciare a ragionare sulla fase 2.
Ancora senza vaccino e senza terapia specifica - anche se interessanti assai sono gli studi sulla tromboembolia venosa generalizzata e l'uso delle eparine a basso peso molecolare che, se convalidati, produrrebbero lo stravolgimento delle attuali strategie - siamo attualmente nelle condizioni di un surfista al largo, timorosamente seduto sulla sua tavola ed intento a non cadere. Fortunatamente ora il mare è calmo, ma solo grazie alle misure adottate.
La fase 2, caratterizzata dal progressivo allentamento delle misure di ritiro sociale e dalla ripresa graduale delle attività lavorative, è pertanto impresa da fare accapponare la pelle e soprattutto da non poter fallire. Ad esempio, escludendo a priori l'ipotesi di riaprire le scuole entro la fine dell'anno scolastico per le enormi problematiche connesse, quali il trasporto di massa degli studenti, il distanziamento nelle aule , la sanificazione degli ambienti e la proverbiale inclinazione dei giovani alla sottovalutazione del rischio (oltre che la loro naturale propensione a socializzare per assembramenti, che comunque costituirà un problema nel problema), resta comunque da sviluppare un cronoprogramma che regoli gradualmente la ripresa.
E' di tutta evidenza che le prescrizioni di distanziamento sociale ed utilizzo della mascherina chirurgica permarranno a lungo, costituendo la nuova cifra del nostro agire quotidiano. Ebbene, l'Italia conta 60 milioni di abitanti e, pur prevedendo gradualità nel ritornare alla vita sociale ed all'impegno lavorativo, di quanti milioni di mascherine abbiamo bisogno al giorno ed al netto di quelle assolutamente necessarie al sistema di cure nel suo complesso? Saremo in grado di produrle in quantità necessaria e di provvedere alla loro costante distribuzione con la necessaria tempestività? E' forse ipotizzabile nei tempi brevi l'utilizzo anche di mascherine di tela lavabili e riutilizzabili, magari con tasca per ospitare filtri di facile confezionamento domestico?
E ancora: quale tempistica abbiamo in previsione e quali strumenti abbiamo perfezionato per monitorare la ripresa in sicurezza e non rischiare una possibile recrudescenza? Sono solo alcune delle tante problematiche concrete, alle quali dar doverosamente solida risposta nell'accingerci a "riaccendere i motori".
Ipotizzando poi, tra qualche tempo, un nuovo equilibrio sociale e lavorativo basato sulle prescrizioni e caratterizzato da indotta defervescenza virale con svuotamento delle corsie ospedaliere, è di tutta evidenza che dobbiamo essere in grado di organizzare un sistema che permetta di identificare immediatamente i nuovi casi sospetti, di isolarli a casa o in luoghi dedicati ,di effettuare contestualmente il tampone diagnostico rapido e, se l'esito è positivo, raggiungere e testare tutti i contatti. Si procederà poi con eventuali nuovi isolamenti ed attivando la ricerca dei contatti di seconda generazione.
Se in tutto questo ausiliati da indagini sierologiche di massa o individuali ed app per il tracciamento dei contatti, ad oggi non è dato di sapere. L'inversione del paradigma consiste comunque in un approccio prevalentemente territoriale, con metodologia e dinamiche STOP AND GO, capace di garantire efficienza e tempestività tali da non produrre il blocco dell'attività lavorativa e della vita sociale.Per scongiurare che da nuovi casi isolati possano generarsi nuovi focolai, possibili soprattutto in regioni come la nostra dove i suscettibili costituiscono ampia maggioranza, è quindi indispensabile una rete costituita da Siesp, medici di famiglia e pediatri di libera scelta, infettivologi, continuità assistenziale ed Usca, queste ultime necessariamente abilitate anche ad effettuare a domicilio i tamponi.
L'occhio vigile del sistema sarà costituito dai medici curanti, che dovranno essere messi in grado di attivare immediatamente la procedura, secondo protocolli condivisi e per ogni caso con sintomatologia suggestiva di covid. Una siffatta rete di sorveglianza attiva territoriale, coadiuvata da un polo infettivologico auspicabilmente rafforzato stabilmente e rodata dall'impegnativa esperienza con il covid, costituirà poi strumento essenziale per affrontare efficacemente eventi epidemici futuri.
Dr. Enrico Lanciotti
Dirigente medico responsabile Cers C.S.Angelo area distrettuale metropolitana Asl Pescara
Già Presidente dell'Ordine dei Medici di Pescara
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