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Sabato 11 APRILE 2020
“Abbiamo evitato una potenziale catastrofe. Ora la Fase 2 va ordinata, con massima tutela per anziani e persone fragili”. Passi falsi? “Territorio si è confermato anello debole Ssn”. Intervista alla Sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa
“Siamo riusciti a mettere in sicurezza le regioni del mezzogiorno evitando che l’epidemia si abbattesse sui loro sistemi sanitari con la stessa virulenza registrata nel nord del Paese”. “Il problema è che l'assistenza territoriale non era pronta. Poi è arrivato il Coronavirus e i nodi, ahimé, sono venuti al pettine”. “Stiamo facendo molte simulazioni incrociando vari fattori per fare in modo che le riaperture non ci facciamo ripiombare poco dopo in una nuova emergenza”. Ecco le prossime mosse del Governo in questa intervista esclusiva con l'esponente Dem del ministero della Salute
“Innanzitutto dobbiamo capire che fino a quando non ci sarà un vaccino o una cura efficace, l’unica arma che abbiamo per combattere il virus sono i nostri comportamenti. Fino a quel momento dovremo continuare a mantenere il distanziamento sociale, a curare con attenzione l’igiene delle mani e a utilizzare le mascherine in modo appropriato”.
A ribadirlo a chiare lettere è la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa che in questa intervista esclusiva fa un primo bilancio di questi due mesi di emergenza nazionale analizzando cosa ha funzionato e cosa invece, soprattutto pensando al futuro, andrà migliorato, a partire dalla medicina del territorio.
Sottosegretaria, siamo da oltre due mesi in stato di emergenza. Un primo bilancio?
Le misure che abbiamo messo in campo si sono rivelate giuste. Si pensi solo allo sforzo immane per potenziare le terapie intensive e i reparti di medicina di infettivologia e pneumologia che ci ha dimostrato ancora una volta come nel nostro Paese nei momenti di necessità sappiamo mettere in campo forze straordinarie. Con ciò che abbiamo attuato e messo in campo siamo riusciti a mettere in sicurezza le regioni del mezzogiorno evitando che l’epidemia si abbattesse sui loro sistemi sanitari, generalmente meno dotati strutturalmente, con la stessa virulenza registrata nel nord del Paese. Abbiamo evitato una possibile catastrofe.
Certo, se pensiamo per esempio all’assistenza territoriale, qualcosa però non è andato nel verso giusto…
Il problema è che l'assistenza territoriale non era pronta. Lo sappiamo da tempo che il territorio è l’anello debole del Ssn e infatti nell’ultima Legge di Bilancio eravamo intervenuti. Poi è arrivato il Coronavirus e i nodi, ahimé, sono venuti al pettine con tutte le drammatiche conseguenze del caso. Questo è uno dei punti su cui dovremo assolutamente intervenire.
Quali altri settori si sono mostrati non adeguati all’impatto dell’epidemia?
Certamente, come le dicevo, si dovrà lavorare per il potenziamento della medicina del territorio, questa è una delle priorità. Il personale dev’essere messo nelle condizioni di lavorare da Nord a Sud con protocolli chiari e strumenti adeguati. Poi c’è tutto il tema della programmazione delle risorse e degli investimenti. È davvero assurdo che praticamente tutto il mondo occidentale abbia delegato a pochi paesi asiatici la produzione dei Dispositivi di protezione individuale. In Usa gira un video di un generale dell’Esercito che spiega come farsi una mascherina. È solo un esempio per farle capire come l’occidente fosse purtroppo impreparato. E poi dovremo anche riorganizzare la rete di laboratori perché nel momento in cui vanno fatti più tamponi non è possibile che le nostre strutture non siano in grado di reggere l’onda d’urto.
Anche lei crede che vada riformato il Titolo V della Costituzione?
È chiaro che su questo tema occorre una seria riflessione. Non sono né centralista né regionalista, ma credo che bisogna trovare un equilibrio diverso. In questa emergenza abbiamo visto troppe fughe in avanti e polemiche che in momenti del genere sono onestamente inutili. Quando sarà passata l’emergenza si dovrà riflettere sulla necessità di un maggior coordinamento e controllo efficace dello Stato, soprattutto in situazioni emergenziali come quella che stiamo vivendo. E sia chiaro non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo.
In che senso?
È vero che l’Ue non ha competenze specifiche in materia di salute ma nei trattati è previsto che in caso di pandemie vi sia un coordinamento europeo Penso per esempio alla gestione della mobilità dei cittadini, all’approvvigionamento di materiali sanitari, ma pure nella rilevazione dei dati.
Quando saranno pronti i test sierologici per dar vita ad un ampio studio dell’epidemia?
Ormai ci siamo quasi, ma è chiaro che bisogna stare molto attenti perché non possiamo correre il rischio di dare il via libera a test inefficaci. In ogni caso il Comitato tecnico scientifico ha quasi ultimato il suo lavoro di verifica. Quest’emergenza ha ribadito che la ricerca e la scienza devono essere dei capisaldi per la ripartenza nel nostro Paese. Abbiamo tante eccellenze e dobbiamo valorizzarle anche per mettere fine all’odioso fenomeno dei ‘cervelli in fuga’.
A prescindere dalle date, cosa dobbiamo aspettarci dalla Fase 2?
Innanzitutto dobbiamo capire che fino a quando non ci sarà un vaccino o una cura efficace, l’unica arma che abbiamo per combattere il virus sono i nostri comportamenti. Fino a quel momento dovremo continuare a mantenere il distanziamento sociale, a curare con attenzione l’igiene delle mani e a utilizzare le mascherine in modo appropriato. Detto ciò, Governo e scienziati sono al lavoro per progettare una Fase 2 ordinata. Stiamo facendo molte simulazioni incrociando vari fattori per fare in modo che le riaperture non ci facciamo ripiombare poco dopo in una nuova emergenza. È evidente che in questo quadro la priorità dovrà essere la tutela delle persone più fragili come anziani, immunodepressi e persone con comorbilità. La battaglia è lunga ma il finale di partita è tutto nelle nostre mani.
Luciano Fassari
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