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Giovedì 09 APRILE 2020
Coronavirus. Chiacchiere e fatti



Gentile Direttore,
nel pieno dell’emergenza da coronavirus ci ha profondamente colpito la foto, riportata a fondo pagina, tratta dal numero dell’Espresso del 5 aprile, con questa didascalia “il figlio di un anziano sospetto COVID accarezza il padre prima che venga trasportato in ospedale, a Ponte San Pietro (BG)”. In questa fase l’unità di facciata mostra ogni giorno crepe sempre più evidenti. In Basilicata, con l’aumento dei numeri dei casi positivi e purtroppo dei decessi, è aumentato il livello della polemica.
 
Ci permettiamo quindi di riflettere a voce alta, cercando di rispondere con i Fatti alle tante inutili Chiacchiere:
 
Chiacchiere: perché la regione pur avendo avuto oltre 1 mese di tempo dai primi casi di Codogno e Vò non si è preparata meglio? Fatti: la priorità per la Basilicata (come le regioni del centro-sud) è stata quella di approntare i servizi ospedalieri e i reparti di terapia intensiva. Sono stati individuati e potenziati i posti letto della rianimazione dell’Ospedale San Carlo e dell’Ospedale Madonna delle Grazie, sono stati individuati anche gli ospedali COVID per la gestione dei pazienti meno gravi (cosa che è stata subito criticata dalla politica vecchia e nuova).
 
Emergendo poi l’alta percentuale di mortalità rispetto al numero ai ricoverati, si è riflettuto che forse in Basilicata giungevano in ospedale pazienti già in condizioni critiche, da qui la decisione di potenziare i territorio, come suggerito dalla FIMMG, con l’istituzione delle Unità COVID e la predisposizione di una piattaforma web per la segnalazione dei casi e il monitoraggio delle condizioni cliniche dei soggetti meno gravi. E’ stata poi presentata un’APP scaricabile sul telefonino o su tablet, questi forniti in comodato d’uso gratuito dall’ASP, per avviare un sistema di telemedicina per il controllo domiciliare dei pazienti positivi.
 
Chiacchiere: perché non fare tamponi a tappeto? siamo una piccola regione con 560.000 abitanti, che ci vuole? Fatti: in Italia solo il Veneto ha attuato una politica di tamponi a tutti. Tutto questo grazie all’intuizione del Prof. Crisanti dell’Università di Padova, che dopo le prime notizie dalla CINA a fine gennaio (il primo positivo in Italia è del 21 febbraio) propose al Governatore Zaia l’acquisto di un milione di tamponi.
 
La stessa cosa non è successo in Lombardia, ad esempio, dove si è scelto una strada diversa e per certi versi rilevatasi poi sbagliata, considerato il prezzo pagato in termini di vite umane. Sì in Basilicata si poteva fare diversamente? Ma qualcuno ha fatto un po’ di calcoli (non economici) sulla possibilità e capacità di effettuare e soprattutto processare un numero enorme di tamponi? In Basilicata dai 50 tamponi giornalieri si è passato ai 250 e forse a breve arriveremo anche a 500 tamponi giornalieri. Orbene, si ha cognizione di quanto tempo occorrerebbe per fare i tamponi a tutti? 1120 giorni senza contare il numero di tamponi (2 come minimo) necessari per dichiarare guarito un soggetto positivo al COVID-19. Adesso i tamponi e i reagenti sono prodotti richiestissimi non solo in Italia ma in tutto il mondo, per cui l’approvvigionamento non è semplice.
 
Chiacchiere: Perché c’è carenza di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) per il personale sanitario? Possibile che le Aziende Sanitarie hanno distribuito quantità risibili ai propri medici, dipendenti e convenzionati? Fatti: anche qui vale lo stesso discorso fatto per i tamponi. Nel momento in cui in Italia la Protezione Civile ha l’incarico di procurare tutto il materiale necessario, è difficile imputare responsabilità alla Regione e alle Aziende. E’ inutile ripeter ciò che è facilmente noto a tutti sul quantitativo necessario di questi dispositivi e sulla reale disponibilità degli stessi. Gli ordini dei medici di Matera e Potenza, la FIMMG (sia nazionale che locale) hanno provveduto a fare acquisti in proprio per dotare i propri medici di un quantitativo minimo di DPI, ma il singolo o la singola associazione non ha alcuna corsia preferenziale.

In conclusione in questo caos cerchiamo di non perdere la bussola: la Regione e le Asl facciano ogni sforzo per migliorare la qualità assistenziale offerta ai propri cittadini: le carenze, i ritardi, i disservizi osservati finora siano di sprono per rendere la macchina organizzativa efficiente nel dare risposte ai bisogni dei cittadini; i medici e gli operatori sanitari (con le dovute e necessarie protezioni individuali) facciano fino in fondo il proprio dovere; i cittadini osservino le raccomandazioni delle autorità e la politica faccia la politica, dia gli indirizzi generali, intervenga nella programmazione degli interventi, metta in atto strumenti di controllo e verifica, ma si tenga lontana mille miglia dalla operatività di tutti i giorni, perché foto come quella del fotografo Fabio Bucciarelli dell’Espresso (vedi qui sotto) non le vogliamo più vedere.

Antonio Santangelo
segretario regionale FIMMG di Basilicata

 
Michele Campanaro
segretario provinciale della FIMMG Matera

 
 

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