quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 06 APRILE 2020
Con il Coronavirus i vecchi trucchi da Gattopardo non funzionano più

Se qualcuno non lo avesse capito l’esperienza di COVID19 insegna che veramente “tutto” non potrà essere come prima, anche i tempi e le modalità.
La clausura che stiamo disciplinatamente osservando, le tante, troppe morti reclamano un radicale cambiamento in cui i vecchi trucchi del Gattopardo: “Cambiare tutto per non cambiare niente” non funzionano più


Covid-19 ha esposto le carenze dei sistemi nazionali di rilevamento e prevenzione delle malattie in molti paesi d’Europa e degli Stati Uniti.
Nel Regno Unito, il tracciamento dei contatti è stato abbandonato presto a causa della mancanza di capacità e professionalità diffuse.
 Solo tre settimane fa il governo di Boris Jhonson era pronto a consentire a migliaia di scozzesi di viaggiare dall'Inghilterra al Galles e tornare per una partita di rugby e ci è voluto un mese per decidere e sviluppare una strategia per test su larga scala e misure di contenimento.
Dopo oltre un decennio di austerità e decentralizzazione delle responsabilità, stiamo cercando di recuperare la memoria persa della risposta alla salute pubblica.
 
Non si possono sprecare altri anni fino alla prossima pandemia .
La crescita della popolazione, l'invasione umana degli habitat degli animali e la ripresa dei viaggi veloci tra i continenti si occuperanno di dirci che le risposte debbono essere date qui ed ora.
Più urgentemente, abbiamo bisogno di un sistema in atto dopo il blocco per evitare che una seconda ondata della pandemia di Covid-19 sia peggiore della prima.
 
La nostra mancanza di sistemi di informazione coerenti e connessi significa che non possiamo ancora rispondere a molte importanti domande cliniche rilevanti per questa epidemia.
Quali malattie e farmaci preesistenti predispongono le persone all'infezione da Covid-19 o a un risultato negativo?
Alcune persone sono geneticamente sensibili e, in tal caso, la progettazione terapeutica e il vaccino devono tenerne conto?
Perché alcuni giovani hanno bisogno del ricovero in ospedale, ma la maggior parte di essi avverte a malapena l'infezione?
Il SSN del futuro potrebbe rispondere a queste domande eseguendo alcuni programmi via computer, informatizzandosi.
Dopo che il picco dell'epidemia sarà passato, avremo bisogno di aprire l'economia e riprendere i viaggi necessari, mantenendo l’attenzione costante su Covid-19.
 
Stanno nascendo soluzioni creative per essere informati più velocemente, come le app per tenere traccia delle persone con cui entriamo in contatto, i nostri spostamenti, in modo che si possa essere avvisati in caso di infezione, con test settimanali su tutta la popolazione da effettuare tramite una rete distribuita di laboratori.
Nel Regno Unito, amici, mi riferiscono che un'app per monitorare la diffusione di sintomi simili a quelli di Covid è stata scaricata più di 2 milioni di volte nel giro di pochi giorni.
Negli Stati Uniti, una rete collegata a Bluetooth di un milione di termometri digitali genera una mappa meteorologica che traccia l'epidemia.
 
La forza lavoro della sanità pubblica ha bisogno di nuovi strumenti digitali, come questi per poter rispondere rapidamente. E mentre usciamo da questo terribile disastro, come costruiamo le basi per la risposta futura.
Ci servono palingenetiche riforme istituzionali?
Immaginiamo di poter collegare le informazioni sui fattori di rischio dai registri delle cure primarie con i dati sugli esiti di Covid-19, in ore, anziché in mesi e quindi rispondere a tutte le domande sui fattori di rischio per infezione e morte.
 
Immaginiamo di poter collegare i dati di Covid-19 a singole sequenze di genomi in un database di ricerca sicuro, per alcuni milioni di noi, e quindi rispondere alla domanda di suscettibilità genetica.
La risposte alla pandemia sembrano scatenare una recessione economica, se non una depressione su vasta scala.
Gli investimenti in un'infrastruttura sanitaria digitale nazionale rappresenterebbero fin d’ora una piccola parte della risposta economica.
Pensare alle infrastrutture di informazione sulla salute pubblica del 21 ° secolo è un campanello d’allarme che è iniziato con Covid-19, ma non può finire con la fine dell’emergenza, occorre procedere a passo svelto per facilitare le connessioni ai dati sanitari.
 
Tuttavia non possiamo tacere che i progressi sono stati lenti e l'informazione scarsa in tutti questi anni.
Un grande divario è che per la maggior parte dei pazienti non registriamo abitualmente semplici dati sui fattori di rischio, come la storia familiare di malattia o la struttura e i supporti della famiglia.
Nel vecchio mondo questa era roba da intervista e immissione di dati a mano; ora può essere raccolta e aggiornata dalla maggior parte delle persone su una app.
 
Naturalmente, il collegamento delle cartelle cliniche richiede il consenso informato individuale.
Ancora una volta, il consenso può essere cercato in modo efficiente online e la maggior parte dei pazienti sono sorpresi nell'apprendere che i loro dati non vengono utilizzati sia per il proprio beneficio che per il bene della popolazione.
L'esperienza dei dati sulla cura, l'importanza della trasparenza dell'uso e dell'accesso ai dati e della restrizione dell'uso dei dati alla ricerca sanitaria nell'interesse pubblico. La riservatezza individuale, il consenso individuale all'uso delle loro informazioni mediche devono essere tutti rispettati, ma non possono costituire intralcio permanente alla costruzione di strumenti idonei e veloci per la messa in atto di programmi di sorveglianza e risposta per la salute pubblica.
 
Un sistema di dati sanitari unificato e completo non solo ci fornirebbe la piattaforma per migliorare la nostra risposta alle successive ondate di Covid-19 e ad altre epidemie dopo questa, ma permetterebbe anche una migliore comprensione dei fattori di rischio per le malattie non infettive come il cancro, le malattie cardiache, l'ictus e il diabete che sono il principale lavoro del SSN tra le pandemie.
 
Ogni settimana applaudiamo per i caregiver, medici ed infermieri, volontari delle ambulanze e personale sociosanitario delle diverse strutture, per i loro sforzi eroici di fronte a questa pandemia.
Ma nei prossimi giorni, aiutiamoli fornendo al SSN i dati necessari per rilevare, prevenire e preparare la prossima pandemia, e per aiutare il SSN a prevenire e gestire le malattie non infettive che sono le principali cause di morte e sofferenza tra focolai.
 
Il Piano Pandemico non può essere una dimenticanza e nemmeno un vecchio documento, sperso nei cassetti del ministero o un’idea in attesa del comando da l’OMS.
L’esperienza oggi ce lo deve indicare in modalità, uomini e mezzi necessari, perché non si può più accettare di vedere e sapere che abbiamo il nostro personale senza o in attesa di DPI.
 
La gloriosa protezione civile deve avere una sezione specializzata in pronto intervento sanitario, non si può accettare che un responsabile regionale dica bellamente di non sapere cosa è un ventilatore, così come le razionalizzazioni o i futuri ospedali non possono non contenere reparti modulari atti alla bisogna sia in N° di p.l. di terapia intensiva che di isolamento.
 
Le politiche di riconversioni industriali domestiche finalmente debbono comprendere che il biomedicale è un asset fondamentale per lo sviluppo complessivo del paese.
Insomma l’esperienza non può non farci comprendere, lo abbiamo toccato con mano, che il SSN, il sistema di protezione della salute, è una variabile fondamentale della crescita e dello sviluppo del paese, non un vecchio carrozzone mangiasoldi.
Il problema è quindi non far entrare in conflitto 2 diritti entrambi costituzionalmente protetti: salute e lavoro, studiando e mettendo in campo, ex ante, tutti gli strumenti e tutte le innovazioni possibili, perché possano essere tutelati al meglio. Conoscere, confrontarsi, e poi, programmare dal centro alla periferia con l’individuazione di competenze esperte e specifiche, non di yes man o yes woman, adatti per tutte le stagioni.
 
Se qualcuno non lo avesse capito l’esperienza di COVID19 insegna che veramente “tutto” non potrà essere come prima, anche i tempi e le modalità.
La clausura che stiamo disciplinatamente osservando, le tante, troppe morti reclamano un radicale cambiamento in cui i vecchi trucchi del Gattopardo: “Cambiare tutto per non cambiare niente” non funzionano più.
 
Grazia Labate
Ricercatrice in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità

© RIPRODUZIONE RISERVATA