quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Mercoledì 04 APRILE 2012
Tbc. Uccide 200 bambini al giorno nel mondo. Eppure i rimedi ci sarebbero
L’allarme arriva dall’Oms, in un documento rilanciato anche dal ministero della Salute italiano. Il problema sarebbe la mancata diagnosti a causa dalle difficoltà di accesso ai test e ai servizi o per l’incapacità del personale sanitario di riconoscere i segni e i sintomi in questa fascia di età.
“Abbiamo fatto progressi per quanto riguarda la tubercolosi: nel complesso i tassi di mortalità sono scesi del 40% in confronto al 1990, e milioni di vite sono state salvate. Tuttavia, purtroppo, la tubercolosi in età infantile è stata ampiamente trascurata, e nella maggior parte dei Paesi la tubercolosi infantile rimane un’epidemia sommersa. È tempo di passare all’azione e di combatterla ovunque si presenti”. Ad affermarlo Mario Raviglione, direttore del Dipartimento Stop TB, in un documento diffuso dall’Organizzazione mondiale della Sanità e rilanciato dal ministero della Salute italiano, Dipartimento della Sanità pubblica e dell'Innovazione-Direzione generale dei rapporti europei e internazioneli.
“Ogni giorno, muoiono di tubercolosi duecento bambini. Eppure, assicurare una terapia preventiva per la tubercolosi infantile costa solo 3 centesimi di dollaro al giorno, e somministrare un trattamento che curi la malattia ne costa solo 50 al giorno”, sottolinea Lucica Ditiu, segretario esecutivo del Partenariato Stop TB.
L’Oms e il Partenariato Stop TB puntano a tre azioni chiave necessarie per migliorare l’assistenza e prevenire le morti per tubercolosi nei bambini:
- esaminare tutti i bambini che sono stati esposti alla tubercolosi attraverso un componente del loro nucleo familiare. Se sono gravemente malati o affetti da Hiv, in caso presentino i segni e i sintomi tipici della malattia andrebbero trattati immediatamente contro la tubercolosi, anche se non fosse possibile una diagnosi definitiva;
- fornire un trattamento preventivo a base di isoniazide a tutti i bambini che sono a rischio di tubercolosi ma non hanno ancora sviluppato la malattia;
- formare tutto il personale sanitario che assiste donne in gravidanza, neonati e bambini a individuare i pazienti a rischio o che presentino segni o sintomi di tubercolosi e a segnalarli per la terapia preventiva o il trattamento contro la tubercolosi, a seconda dei casi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA