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22 MARZO 2020
Coronavirus, fare tesoro degli errori
Gentile Direttore,
ho ascoltato l’intervista del prof. Galli su Sky in cui sollecita il miglioramento dell’organizzazione e della collaborazione con i MMg , a Milano e non solo ci sono tanti malati a casa propria. Mi ha sconvolto il sindaco di Bergamo Gori che in un intervista ha detto: In questa provincia il numero dei decessi a causa del virus è di gran lunga superiore a quello delle statistiche ufficiali. Molti malati anziani muoiono di polmonite a casa loro, o nelle case di riposo, senza che nessuno abbia fatto loro un tampone, né prima né dopo il decesso. Ho chiamato una dozzina di sindaci, per farmi un’idea: in quei comuni il numero dei decessi attribuibili all’epidemia è all’incirca quattro volte quello ufficiale.
Temo che la discussione svolta su Qs sul documento SIAARTi abbia trascurato il fatto che la vera selezione si sta svolgendo fuori e prima dell’ospedale.
Da semplice cittadino quale sono e senza nessuna altra pretesa che fare delle domande ora mi chiedo se è possibile evitare di replicare la stessa situazione nel resto d’Italia.
Non è stato detto quasi nulla sulla assistenza a chi sta a casa, ti dicono di sopportare la febbre alta e poco altro. La Fimmg ha denunciato non solo la mancanza di dispositivi essenziali ma anche la solitudine dei medici di medicina generale. Non ho visto risposte. Mi chiedo: ma qualche indicazione nazionale o regionale è possibile averla? L’altro giorno il medico che guida la delegazione della Croce Rossa cinese attualmente in Lombardia ha detto che è importantissimo iniziare la terapia quando la malattia è ancora in una fase iniziale, ci siamo fatti dire come intervenire? La miglior risposta sembra essere testare, tracciare, isolare ma non mi pare attuata eppure ridurrebbe un po’ la pressione sugli ospedali, come chiede Galli.
Possiamo fare qualcosa per queste famiglie sole con un malato in casa senza neanche la certezza di cosa abbia, inevitabilmente impaurite? Almeno qualche indicazione igienica in più che usare due bagni diversi (sappiamo come è il patrimonio edilizio di questo paese) fornire le mascherine, una telefonata di monitoraggio al giorno? Stiamo cercando con i comuni soluzioni abitative alternative per chi vive in 4 in 50 mq con un malato positivo o per la coppia di grandi anziani o condanniamo tutti a essere infettati? Se il MMg non ce la fa si può attivare qualche associazione di volontariato per il monitoraggio telefonico ma va organizzato. Almeno commissari e assessori parlino anche a loro e di loro.
La discussione sui tamponi è stata a tratti surreale ma nessuno sembra ricordare che uno strumento diagnostico è prima di tutto a servizio del paziente e quindi perché non lasciare qualche margine valutativo in autonomia al medico per decidere se occorre o meno il tampone? Se avessero seguito solo le indicazioni ufficiali a Codogno non individuavano il primo paziente.
Ammettiamolo: nella prima fase l’indicazione era di fare il tampone solo a chi aveva incontrato un cinese. Non si è valutata la possibilità che il virus circolasse già. Se fossero stati sollecitati tamponi in tutti i casi sospetti ne avremmo fatti molti ma avremmo trovato i focolai prima.
Mi rendo perfettamente conto che ricostruire i contatti di un lavoratore che prende la metro senza tecnologia di tracciamento è impossibile ma nel nostro paese da 7.000 comuni medio- piccoli per ricostruire i contatti di un paziente anziano e abitudinario non c’è bisogno di un software dalla Corea e avvisare i contatti è semplicemente un’azione responsabile oltre che di salute pubblica. Forse bisogna dedicare alla prevenzione sul campo un po’ di risorse in più, si possono reclutare anche i biologi e i tecnici di laboratorio non solo i medici in pensione.
Ministro e protezione civile le risorse che sono state annunciate arriveranno anche sul territorio? È possibile mentre piangiamo i morti in Lombardia cercare di organizzare le retrovie ? Lo spero, di fronte a emergenze nuove l’unico vero errore è non far tesoro degli errori.
Donata Lenzi
Cittadina
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