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Giovedì 05 MARZO 2020
Coronavirus. Smi: “Diffidiamo gli assessori regionali e i Dg Asl per la mancata protezione dei medici”
Il sindacato denuncia come siano oltre 70 i medici di famiglia contagiati dal virus e posti in quarantena. “Occorre valutare misure per la parziale chiusura degli ambulatori e dei presidi di Continuità Assistenziale che devono funzionare solo attraverso il triage telefonico e con l’apertura su appuntamento, sono queste misure idonee per difendere i medici e gli operatori sanitari”.
“Sono più di settanta i medici di medici generale contagiati e posti in quarantena dal coronavirus soprattutto nel Nord del Paese ,per questo siamo costretti a valutare, attraverso il nostro ufficio legale nazionale, tutte le misure, compresa quella di diffidare tutti gli assessori regionali e i direttori generali delle ASL in caso di eventi gravi per la salute dei nostri colleghi, intercorsi nell’esercizio della professione medica e riportabili al coronavirus”, così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani.
“I nostri colleghi negli studi, negli ambulatori, nei presidi di continuità assistenziale – rimarca - proseguono ad assistano i pazienti senza i dispositivi di protezione individuali; interi reparti ospedalieri sono al collasso per il contagio degli operatori sanitari e tutto questo deve avere un limite. I direttori generali delle ASL devono garantire le tutele previste dalla legge sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, altrimenti sono inadempienti e perseguibili per legge”.
“Il governo – propone Onotri - requisisca, come in Francia, le fabbriche che producono dispositivi di protezione personali. La situazione del contenimento dei contagi sta mettendo in luce la incapacità delle regioni alla gestione di maxi emergenze e necessita sempre più l’individuazione di percorsi alternativi e dedicati per i soggetti affetti da sospetto Covid 19”.
“Occorre valutare misure per la parziale chiusura degli ambulatori e dei presidi di Continuità Assistenziale che devono funzionare solo attraverso il triage telefonico e con l’apertura su appuntamento, sono queste misure idonee per difendere i medici e gli operatori sanitari dal rischio di contagio dal virus”, conclude la sindacalista dello SMI.
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