quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 27 FEBBRAIO 2020
Coronavirus. Fadoi: “Ai medici non servono inchieste e accuse ma abbreviare tempistiche dei test, indicazioni precise e condivise e dispositivi di protezione”

Il presidente della Federazione degli internisti ospedalieri Dario Manfellotto richiama le Autorità su alcuni punti. “I medici in questo momento non meritano accuse gratuite o inchieste giudiziarie, come accaduto a Codogno, ma hanno bisogno di risposte certe e azioni concrete per poter essere messi nelle migliori condizioni possibili per contrastare il virus”.

“Abbreviare le tempistiche per la diagnosi anche allargando la possibilità di effettuare l’analisi dei tamponi in più strutture e linee guida precise e condivise a livello nazionale. Fornire i dispositivi e i materiali di protezioni che stanno cominciando a scarseggiare o addirittura mancano, soprattutto nelle zone critiche”. Sono queste le richieste della FADOI, la Federazione degli internisti ospedalieri, per fronteggiare l’emergenza da Covid-19.
 
“Nessuno mette in discussione l’indipendenza delle sanità regionali – afferma il presidente della FADOI, Dario Manfellotto -, ma troviamo indispensabile che in un’emergenza nazionale di questo genere vi sia un atteggiamento condiviso in tutte le Regioni italiane”.
 
“La situazione complessa che si è creata – prosegue Manfellotto – con una miriade di circolari, decreti, ordinanze e scontri a livello politico, non sta aiutando i professionisti che sono in prima linea.  Ecco perché servono da parte delle Autorità indicazioni precise e condivise. In questo senso accogliamo con grande favore la nomina di Walter Ricciardi come consulente per il Ministero della Salute, perché confidiamo possa mettere ordine e fornire raccomandazioni e linee guida di riferimento nazionale, definite insieme all’Istituto superiore di sanità, alle quali è opportuno che tutte le Regioni si adeguino”.
 
Ma non solo linee guida univoche, per il presidente FADOI è fondamentale anche accelerare le tempistiche dei risultati dei test. “Occorre agevolare il lavoro dei reparti di PS e di Medicina interna – sottolinea Manfellotto - dove viene ricoverata la stragrande maggioranza dei pazienti con polmoniti sospette o accertate, accelerando al massimo la disponibilità dei risultati dei test”.
 
“Attualmente – prosegue - i centri che effettuano i test in Italia sono pochi (in media uno per Regione) e non riescono in tempi rapidi a fornire i risultati.  Questa realtà sta enormemente allungando i tempi di attesa, rallentando i processi di diagnosi e obbligando all’isolamento cautelativo dei casi sospetti nei PS e nei reparti di Medicina Interna in primo luogo. Ecco perché appare necessario allargare a molte altre strutture la possibilità di effettuare i test e abbreviare i tempi delle risposte”.
 
“I medici in questo momento – conclude il presidente FADOI – non meritano accuse gratuite o inchieste giudiziarie, come accaduto a Codogno, ma hanno bisogno di risposte certe e azioni concrete per poter essere messi nelle migliori condizioni possibili per contrastare il virus”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA