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Giovedì 01 LUGLIO 2010
Oliveti: “La nostra priorità è garantire la pensione ai giovani”
Quotidiano Sanità intervista il nuovo vicepresidente dell’Enpam: “Il nostro sistema di previdenza è una catena di interessi generazionali intersecati, non ci conviene ispirarci al mito di Crono che divora i suoi figli”.
Cinquantasei anni, medico di famiglia di Senigallia, segretario regionale Fimmg nelle Marche e con una passione per la poesia e la canzone italiana d’autore, “perché le parole sono importanti”. È questo il ritratto sintetico di Alberto Oliveti, nuovo vicepresidente vicario dell’Enpam, eletto lo scorso 27 giugno con un voto quasi unanime, 92 preferenze su 106 votanti.
Una “vocazione” precoce quella per le tematiche previdenziali, visto che se ne occupa da più di trent’anni, prima come addetto Enpam per l’Ordine dei medici di Ancona, poi nella Consulta per la Medicina Generale e infine, dal 1996, nel CdA dell’Ente. Un interesse che vorrebbe trasmettere ai più giovani, convinto che su questi temi ci sia “un’ignoranza profonda” e che forse sarebbe utile inserire per gli studenti dell’ultimo anno di medicina “un esamino di welfare, per avere almeno un’idea dei rendimenti della previdenza”.
Il nostro sistema di previdenza è una catena di interessi generazionali intersecati, per questo noi dobbiamo prestare molta attenzione ai futuri medici, alla qualità del loro lavoro e delle loro retribuzioni, perché saranno loro a “pagare” le nostre pensioni. Non ci conviene davvero ispirarci al mito di Crono che divora i suoi figli.
Né con la demagogia, né con facili promesse. Piuttosto assegnando ad ogni contributo incassato la giusta valorizzazione sulla base dei trend demografici, applicando cioè rigorosamente la matematica attuariale. Per dirla più semplicemente: facendo bene i conti.
Credo sia giusto che il Governo, attraverso i ministeri vigilanti, svolga il proprio compito di controllo, a garanzia dei cittadini-medici che affidano all’Enpam la gestione delle proprie future pensioni. Un pochino meno giusto è quando il Governo entra “con i piedi in partita”, alzando la tassazione del patrimonio o elevando considerevolmente, e rapidamente, la proiezione temporale prospettica.
La Medicina Generale, comprendendo anche i pediatri di libera scelta e i medici della Continuità Assistenziale, conta circa 70.000 iscritti all’Enpam. Questo settore versa il 52% dei contributi e “consuma” il 60% delle pensioni erogate e, per questo, è necessario un incremento della contribuzione da parte della Medicina Generale, intesa come un differimento del proprio reddito. In quella catena generazionale cui accennavo sopra, deve essere chiaro che c’è convenienza ad aumentare i contributi. Un concetto che, d’altra parte, è espresso bene anche nella proposta per la ri-fondazione della Medicina Generale che la Fimmg ha elaborato in questi ultimi anni.
Credo che anche loro debbano ripensare il proprio atteggiamento. Oggi pagano pochissimo per avere poco, ma quello che versano nel cosiddetto Fondo Quota B per l’attività intramoenia o libero professionale è quota parte interessante, che meriterebbe di essere valutata con più attenzione. E poi quel Fondo raccoglie circa 148.000 professionisti, ovvero la maggioranza in termini assoluti.
Il mio personale obiettivo è quello di pagare ai medici buone pensioni al minor costo contributivo possibile. Facendo rendere al meglio il patrimonio, tenendo insieme redditività e prudenza.
E.A.
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