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Mercoledì 19 FEBBRAIO 2020
Sangue. Anche la medicina trasfusionale può essere ‘personalizzata’, se ne parlerà al prossimo World Blood Donor Day
Recenti studi scientifici stanno dimostrando il possibile impatto della variabilità biologica di donatore e ricevente sulle terapie trasfusionali. Il tema sarà al centro del simposio scientifico internazionale che il prossimo 13 giugno aprirà a Roma le celebrazioni dell’evento mondiale del Wbdd che quest’anno l’Oms ha assegnato all’Italia
Non tutti i globuli rossi si comportano allo stesso modo, ed è possibile trovare quelli di ‘più alta qualità’, che ad esempio restano stabili più a lungo durante la conservazione in emoteca.
La conferma ci viene da uno studio pubblicato dalla rivista Lab on a Chip, in cui i ricercatori della British Columbia University descrivono un nuovo dispositivo in grado di identificare i donatori ‘di globuli rossi di alta qualità’.
Il tema della medicina trasfusionale ‘personalizzata’ è recente, ma sta suscitando un forte interesse in tutto il mondo. Proprio a questo nuovo aspetto delle donazioni è dedicato il simposio scientifico internazionale che il prossimo 13 giugno aprirà le celebrazioni dell’evento mondiale del World Blood Donor Day, che quest’anno l’Oms ha assegnato all’Italia.
Nello studio dei ricercatori canadesi è stato descritto uno strumento in grado di testare la deformabilità dei globuli rossi, cioè la loro capacità di mantenere le proprie caratteristiche quando attraversano dei canali molto stretti (i capillari), che in qualche caso viene parzialmente persa con la conservazione del sangue. Nella ricerca è stato misurato il parametro sul sangue conservato di otto donatori, e due hanno mostrato di poter donare globuli rossi molto più stabili durante la conservazione rispetto a quelli degli altri donatori.
Come già detto, questa ricerca si inserisce in un filone di studi molto recente. Negli ultimi dieci anni, in parallelo a ricerche sull’impatto clinico della durata del periodo di conservazione delle emazie concentrate, una serie di studi ha posto l’accento sul ruolo della variabilità biologica di donatore e ricevente e sull’impatto di questi fattori sull’efficacia della terapia trasfusionale – in quella che è stata definita una sorta di rivoluzione Copernicana per il settore.
Studi come il Recipient Epidemiology and Donor evaluation Study (REDS) hanno dimostrato che fattori come genere, età ed etnia del donatore, o frequenza del numero di donazioni influenzano la biologia dei globuli rossi conservati in emoteca e, quindi, potenzialmente l’impatto sui pazienti della terapia trasfusionale con questi emocomponenti. Fermo restando che le attuali pratiche garantiscono il massimo della sicurezza e dell’efficacia delle terapie secondo le conoscenze attuali, si cerca di valutare quanto e come le più recenti scoperte scientifiche e le eventuali innovazioni ad esse correlate possano contribuire a migliorare i risultati in termini di salute per i pazienti che ricevono il sangue.
Il simposio scientifico “La medicina trasfusionale personalizzata: un ponte tra il donatore e il ricevente - Personalized transfusion medicine: a bridge between donor and recipient” che il Cns sta organizzando all’auditorium Parco della Musica per il 13 giugno va proprio in questa direzione e ha l’obiettivo di condividere le evidenze scientifiche più attuali finalizzate a massimizzare il valore e l’efficacia terapeutica del dono del sangue, nell’ottica della prioritaria tutela a 360 gradi della salute del donatore.
Parteciperanno all’evento i maggiori esperti del settore, da Steven Spitalnik della Columbia University a Dana Devine del Canadian Blood Services.
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