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Mercoledì 12 FEBBRAIO 2020
Epatite C. In Campania più di 100mila portatori e 1.800 decessi l’anno, obiettivo eradicarla entro il 2030
Ammonta a 108 mln di euro l'anno in Campania la spesa per l’assistenza ai pazienti, mentre ogni anno avviene una “strage silenziosa”. Il confronto all’Omceo sulla situazione in Regione: “Applicare i PDTA e potenziare le attività di reclutamento dei pazienti infetti, anche inconsapevoli, grazie alla sinergia tra i Mmg e i Medici Specialisti, sta riuscendo a garantire, migliori esiti per la Salute dei cittadini”
Con 1.800 decessi l’anno per cirrosi epatica o epatocarcinoma, le malattie del fegato determinano in Campania una strage silenziosa; un problema storico per la Regione - sottolinea una nota – “basti guardare all’analisi dei dati relativi alle schede di dimissione ospedaliere nel periodo 2012-2015, con 21.500 ricoveri per cirrosi epatica e 2mila ricoveri per epatocarcinoma”.
“Un enorme problema di salute - spiega Vincenzo Schiavo (Fimmg) - ma anche un dramma rispetto ai costi dell’assistenza. I costi relativi alla gestione della cirrosi epatica è stimato, solo per la Campania, in 108 milioni di euro. Che si traduce in un costo medio annuo per paziente di circa 5mila euro”.
La complessità dell’assistenza sia domiciliare, sia ospedaliera, nonché i costi sanitari, crescono con l’aggravarsi della patologia quando non intercettata tempestivamente, si evidenzia. La principale causa delle cronicità legate al fegato è rappresentata in Campania dall'infezione da HCV. Si stima che oggi, in Campania, i soggetti portatori di infezione da HCV siano più di 100mila e che l’infezione da HCV rappresenti la causa più importante di epatopatia. La si riscontra nel 62% delle epatiti croniche e nel 73% degli epatocarcinomi, nonostante la Regione “risulti tra quelle che ha messo in campo le migliori strategie assistenziali tra tutte le Regioni di Italia”.
Ciò nonostante, l’Osservatorio Nazionale Buone Pratiche sulla sicurezza in Sanità, pubblicato nel 2019, vede la Campania, tra i donatori di sangue alla prima esperienza (nel triennio 2014-2016), come la Regione tra quelle con il maggior numero di positività ai marcatori delle malattie infettive trasmissibili con la trasfusione (virus dell’epatite B in primis, virus dell’epatite C, virus dell’immunodeficienza acquisita e Treponema pallidum).
La nota prosegue: “Applicare i percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (PDTA) e potenziare le attività di reclutamento dei pazienti infetti, anche inconsapevoli, grazie alla sinergia tra i Medici di Medicina Generale e i Medici Specialisti della Regione Campania, sta riuscendo a garantire, migliori esiti per la Salute dei cittadini. Ecco perché, Medici di Medicina Generale, specialisti e istituzioni stanno realizzando, attraverso la semplificazione dei percorsi, un modello organizzativo innovativo, con l’obiettivo di eradicare entro il 2030 l'infezione da HCV”.
I dati sono stati analizzati all’Ordine dei Medici di Napoli nel corso di un incontro che ha visto la presenza del Consorzio Nazionale Cooperative Mediche assieme al tavolo tecnico regionale finalizzato alla cura delle HCV. All’incontro hanno preso parte Silvestro Scotti, Ugo Trama (responsabile UOD Politica del farmaco e Dispositivi della Regione Campania), Pina Tommasielli (presidente del Consorzio CNCM) e Matteo Laringe (responsabile della banca dati CNCM).
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