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Giovedì 01 LUGLIO 2010
Camera: sì unanime a mozione per lotta ai tumori al seno
Con 456 voti a favore e 1 solo contrario l’Assemblea della Camera dei deputati ha approvato la mozione che impegna il Governo a considerare la lotta al tumore al seno una priorità della sanità pubblica e ad avviare un progetto nazionale per promuovere la prevenzione di questa neoplasia, monitorando “con attenzione e continuità” l’andamento dei programmi di screening.
Sì unanime della Camera alla mozione per la prevenzione e cura del carcinoma al seno presentata dai deputati Carlucci, D’Incecco, Lussana, Binetti, Mura, Calgaro ed altri. Sono stati 456 voti a favore e uno solo contrario alla mozione che impegna il Governo a rendere la lotta al tumore al seno una priorità della sanità pubblica, tenuto conto – come ricordato ieri nel corso dell’Assemblea – che in Italia, ogni anno, sono circa 37mila la donne che si ammalano di tumore al seno (dato che rappresenta il 20-25% di tutti i tumori maligni femminili), di cui il 30% prima dei 50 anni, il 45% fra 50 e 70 ed il 25% dopo i 70. In totale, sono circa 450.000 le donne che hanno avuto negli ultimi 10 anni una diagnosi di carcinoma mammario, che rappresenta la prima causa di morte fra le donne di età compresa tra i 35 ed i 45 anni con 8.000 decessi all'anno.
Un’indagine della Lega italiana per la lotta ai tumori (Lilt) ha stimato i costi del tumore al seno tra i 29.000 ed i 31.000 euro per ogni singola patologia, in relazione alla gravità della malattia, alle eventuali complicanze, alla complessità e alla durata del previsto ciclo di terapia; la stima considera, innanzitutto, i costi medico-sanitari diretti ed indiretti (per l'86% dal servizio sanitario nazionale), ma anche i costi non sanitari direttamente connessi con la malattia (trasferte e spostamenti che spesso coinvolgono anche i familiari e i parenti più stretti delle pazienti), la diminuzione del reddito familiare legata alla forzata astensione dal lavoro della donna e, infine, gli oneri derivanti da una diversa gestione dell'economia domestica in relazione all'inabilità della donna a svolgere il proprio essenziale ruolo all'interno della famigli.
“Al di là del pur rilevante impatto economico e dei costi sociali a carico della collettività – si legge nella mozione -, il tumore al seno rappresenta una vera e propria patologia sociale, con evidenti ripercussioni sulla qualità complessiva della vita di tutto il nucleo familiare e dei parenti più stretti delle donne colpite dalla malattia”.
Per questo la Camera dei Deputati ha accolto la mozione e chiede al Governo l’impegno a:
a) considerare il tumore al seno tra le priorità della sanità pubblica e ad avviare ogni intervento idoneo a fronteggiare lo stesso;
b) promuovere progetti sperimentali integrati tra il Ministero della salute e le regioni per la promozione delle informazioni e la necessaria sensibilizzazione sull'adozione di un corretto stile di vita, nonché sull'importanza di una diagnosi precoce, coinvolgendo anche i medici di medicina generale e i servizi territoriali;
c) promuovere progetti di supporto multidisciplinari per le donne che abbiano ricevuto diagnosi di tumore al seno;
d) monitorare con attenzione e continuità l’andamento dei programmi di screening, mammografico, demandando ai comitato per la verifica dei LEA l'effettuazione di specifiche rilevazioni concernenti le diverse modalità organizzative e i differenti costi sostenuti, al fine di evidenziare le migliori pratiche e promuovere la loro estensione in tutte le realtà regionali;
e) assumere ogni iniziativa idonea ad eliminare le evidenziate differenze nell'attuazione dei programmi di screening mammografico;
f) valutare, compatibilmente con il rispetto degli equilibri di finanza pubblica e di contenimento della spesa sanitaria, l'adozione di misure incentivanti e premiali per le regioni che evidenzino rispetto alla situazione attuale maggiore efficacia ed efficienza nella realizzazione di programmi di diagnosi precoce del tumore al seno;
g) assicurare una specifica iniziativa di affiancamento per le regioni inadempienti a quanto previsto negli attuali LEA, in termini di presa in carico, screening e prevenzione del carcinoma per consentire l'adozione di specifici programmi di recupero dei ritardi. Tali programmi saranno valutati dal CCM e dal Comitato per la verifica dei LEA, e condizioneranno l'accesso da parte delle regioni alla quota premiale del 3 per cento dell'intero finanziamento regionale per i servizi sanitari;
h) predisporre linee guida per l'istituzione di percorsi diversificati di screening mammografici e di presa in carico delle donne a maggior rischio di carcinoma alla mammella, in quanto portatrici dei geni BRCA, in coerenza con i risultati degli studi promossi dal Ministero della salute nell'ambito del piano nazionale screening;
i) proseguire in cooperazione con le regioni i programmi di prevenzione secondaria già avviati nei confronti del carcinoma al seno, con l'intento di promuovere una più consapevole ed informata partecipazione della popolazione femminile alle campagne di screening e quindi ridurre il divario esistente tra la popolazione destinataria dei programmi di prevenzione e le pazienti che effettivamente si sottopongono agli interventi di diagnosi;
l) promuovere in coerenza con il Piano oncologico nazionale 2010/2012, rinnovazione e la ricerca clinica nel settore, orientando tali interventi allo sviluppo di nuove tecnologie sia in campo diagnostico che terapeutico;
m) coordinare il monitoraggio degli interventi predisposti dalle regioni preordinati alla valorizzazione dell'assistenza a domicilio e alla predisposizione di protocolli integrati di assistenza socio-sanitaria a favore delle donne affette da tumore al seno;
n) promuovere la possibilità di avviare un sistema di verifica e valutazione della qualità dei programmi di screening, ponendo in atto con maggiore sistematicità interventi e procedure di verifica di qualità del percorso diagnostico, in modo da ridurre l'incidenza di falsi positivi e di «tumori intervallo»;
o) individuare, in collaborazione con le regioni, una forma di rafforzata governance centrale della prevenzione oncologica, così da rendere maggiormente omogenei i modelli territoriali, la raccolta dei dati e la compatibilità dei sistemi informativi, spesso alla base della difficoltà ad ottenere in modo rapido ed efficace un quadro credibile della situazione su tutto il territorio nazionale;
p) incentivare e diffondere omogeneamente sul territorio nazionale le cosiddette «breast unite» cioè quelle equipe multidisciplinari cui riferire tutte le pazienti che necessitino di approfondimento diagnostico ed eventuale terapia in campo mammario, così da garantire loro la totale presa in carico dal punto di vista psicologico, diagnostico, chirurgico demolitivo e ricostruttivo, medico-oncologico e la presenza di associazioni di volontari e malati;
q) fatti salvi i programmi già in essere tra il Ministero della salute e le regioni per migliorare la qualificazione degli interventi di senologia diagnostica, per garantire la diagnosi tempestiva anche sotto l'attuale soglia di età per lo screening, il Governo avvia uno specifico approfondimento in ordine alla strategia di abbassamento della soglia dai 50 anni ai 40 anni, sia sotto il profilo tecnico-scientifico relativo al costo efficacia, sia sotto il profilo dell'inserimento nei LEA;
r) adottare iniziative volte a garantire alle donne che scelgono di impiantare protesi mammarie una più ampia ed esaustiva informazione non solo sulla sicurezza dei prodotti e sulle condizioni di adeguato utilizzo dei medesimi, ma anche sui possibili eventi avversi correlati all'impianto e sulle potenziali controindicazioni in termini di effettività dello screening per la diagnosi del tumore al seno;
s) completare l'iter normativo del disegno di legge, già approvato in Consiglio dei ministri in prima lettura, istitutivo del registro nazionale degli impianti protesici mammari che, in collaborazione con i registri regionali istituiti in ogni regione e provincia autonoma, raccolga tutti i dati relativi alle protesi mammarie impiantate in Italia.
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