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Venerdì 23 MARZO 2012
Alzheimer e demenza. Le patologie neurodegenerative si diffondono tutte allo stesso modo

Non sono implicate proteine, né geni, né zone privilegiate che possono aiutare la malattia a diffondersi: a permettere che queste patologie attacchino il cervello sono solo le connessioni tra neuroni. Ma i ricercatori contano di trovare il modo di predire i passi della patologia. Tramite risonanza magnetica.

Il morbo di Alzheimer e altre forme di demenza potrebbero diffondersi tramite le reti nervose nel cervello, muovendosi direttamente tra i neuroni connessi. Questa la scoperta di un team dell’Università della California di San Francisco, che potrebbe fare finalmente chiarezza su come questo tipo di patologie neurodegenerative attacchino i tessuti cerebrali. Lo studio si è guadagnato la copertina della rivistaNeuron.
 
I ricercatori hanno usato la risonanza magnetica per osservare il cervello dei pazienti, dimostrando che l’Alzheimer e altre quattro patologie che portano alla demenza si muovono nei neuroni allo stesso modo, anche se su reti cerebrali diverse. Il team ha anche dimostrato che la risonanza magnetica potrebbe essere usata per predire la progressione della malattia e monitorare l’impatto delle terapie. “Il prossimo passo è quello di sviluppare metodi che osservino come le patologie si diffondono, usando i modelli che abbiamo trovato per creare uno schema di propagazione”, ha detto William Seeley, co-autore dello studio. “Il nostro lavoro già suggerisce che se conosciamo il diagramma di connessioni cerebrali possiamo farlo. Una volta che avremo capito come la rete stessa cambia nel tempo potremo arrivare a prevedere la comparsa di nuovi sintomi, o i possibili cambiamenti nel comportamento dei pazienti. E infine capire se i trattamenti che usiamo funzionano”.
In questo studio, infatti, gli scienziati hanno creato un modello per descrivere non solo il normale network di connessioni cerebrali che può essere attaccato dall’Alzheimer, ma anche quelli colpiti da demenza frontotemporale e altri tipi di disordini cognitivi ad essa correlati. Tutte patologie neurodegenerative caratterizzate da un impatto devastante sulla normale vita del paziente, sul suo comportamento, sulla capacità di comunicare.
 
L’analisi ha coinvolto 12 persone sane, la cui mappa di connessioni cerebrali è stata confrontata con quella di persone affette da cinque differenti malattie, in modo da capire quali regioni e in che modo venissero danneggiate. “Abbiamo osservato diversi possibili modelli, ma il più appropriato è quello di diffusione trans-neuronale”, ha detto Seeley. “Questo schema prevede che maggiore è la connessione che una regione ha con il primo nodo in cui si sviluppa la malattia – l’epicentro – più questa sarà vulnerabile nel momento in cui la patologia comincerà a diffondersi”. Non un meccanismo che coinvolge fattori di crescita, né geni, né zone privilegiate che possono aiutare la malattia a diffondersi più rapidamente: a permettere che queste patologie attacchino il cervello sono solo le connessioni tra neuroni.
I risultati dell’Università della California di San Francisco sono avvalorati da un altro studio – che gli fa compagnia in copertina su Neuron – condotto indipendentemente al Weill Medical College della Cornell University. In quest’ultima ricerca gli scienziati hanno osservato risultati simili, ma usando un’altra tecnica di risonanza magnetica.
 
Laura Berardi

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