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Giovedì 22 MARZO 2012
Malattie cardiache. Sono le donne a soffrirne di più dove c'è povertà e diseguaglianza
Povertà e disuguaglianza sociale nella società incidono più sulle donne che sugli uomini. Almeno per quanto riguarda le malattie cardiovascolari. A dirlo sono i ricercatori del Brigham and Women’s Hospital, che hanno messo in correlazione il Pil degli Stati con gli indicatori di salute di queste patologie.
Più si è poveri più si sta male. O meglio, più si vive in paesi poveri, più ci si ammala. Non è un luogo comune o una congettura, soprattutto non se si parla di donne e rischio cardiovascolare: uno studio del Brigham and Women’s Hospital di Boston ha infatti dimostrato come benessere o povertà dello Stato possano incidere sul rischio nelle donne di sviluppare infiammazioni all’apparato cardiocircolatorio. La ricerca è stata pubblicata su BMC Public Health.
“Abbiamo dunque dimostrato che la geografia è un importante fattore di rischio cardiaco”, ha spiegato Cheryl R. Clark, docente che ha lavorato allo studio. “Tanto che la quantità di risorse che la propria nazione possiede possono contribuire allo sviluppo precoce di fattori di rischio per patologie cardiache nelle donne”.
Per dimostrarlo i ricercatori hanno considerato il Pil di ogni nazione statunitense, il tasso di povertà e il livello di disuguaglianza sociale. Poi hanno confrontato questi valori con i biomarker delle infiammazioni cardiovascolari riportati per ciascuno stato all’interno del massiccio Women's Health Study, iniziato nel 1991 e concluso nel 2009. Il team ha considerato così un campione di 26.026 donne, restringendo però i dati clinici al solo periodo 1993-1996.
Il risultato è stato che le donne che vivevano nelle nazioni più benestanti risultavano avere livelli più bassi di rischio, di quelle che vivevano i paesi con risorse minori. Inoltre, anche le donne che vivevano in luoghi in cui le disuguaglianze sociali si facevano sentire più forti, presentavano livelli di infiammazione cardiovascolare maggiori.
Gli stessi risultati si riscontravano anche nelle donne benestanti, attente alla dieta o al peso, amanti della palestra e non fumatrici: la ricchezza della nazione d’origine incideva comunque sul loro rischio cardiaco.
Il motivo tuttavia non è chiaro ai ricercatori, chehanno già rivelato di voler andare più a fondo al risultato e cercarne il significato.
Si può però ipotizzare che in paesi meno ricchi il welfare sia peggiore, e che – come succede anche in Italia – le donne debbano lavorare di più e spendere maggiori risorse fisiche e mentali in casa, a causa di un ruolo di cura ancora fortemente polarizzato su di loro, all’interno della famiglia e della società.
Ma per ora una cosa è chiara: le forti disparità sociali e una povertà diffusa non fanno bene a nessuno.
Laura Berardi
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