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Lunedì 27 GENNAIO 2020
Stipendi alti per i dirigenti e pensioni basse per i medici? Ma non diciamo schiocchezze...

Ben vengano le critiche se costruttive, ma se sommarie e superficiali credo che non facciano bene né alla categoria né all’Enpam. Alimentando il discredito e la sfiducia si finisce col prestare il fianco a chi da tempo vuole mettere le mani sul patrimonio dell’Enpam e sottrargli la gestione autonoma

Gentile Direttore,
quale Consigliere della Fondazione ENPAM, indicato a tale carica dalla Consulta del Fondo della Medicina Generale, della quale sono componente liberamente eletto a livello nazionale, ritengo opportuno fornire alcune precisazioni in merito alle polemiche che una trasmissione televisiva ha innescato sui compensi agli organi statutari e sulla modesta pensione del Fondo Generale ENPAM.
 
Sul tema compensi agli organi statutari ho poco da aggiungere a quanto già chiarito e precisato dal Presidente Oliveti. Mi limito a ricordare che gli attuali compensi sono stati prima tagliati del 10% e poi approvati, nel 2015, dall’Assemblea Nazionale costituita da 106 Presidenti degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri, da 11 rappresentanti dei Presidenti CAO e da 59 membri eletti su base nazionale in rappresentanza di tutte le componenti mediche.
 
Ricordo anche che sui compensi grava il 17,50% di contribuzione previdenziale, il 43% di aliquota marginale IRPEF, più le addizionali regionali e comunali, non dimenticando il versamento IVA del 22%. Ricordo, inoltre, che il costo degli organi collegiali è passato dal 2013 al 2018 da € 8,66 a € 7,84 per iscritto, mentre neglialtri enti previdenziali privati il costo per iscritto è molto più alto.
 
Mi limito infine a sottolineare che la gestione del più grosso ente previdenziale privato è cosa ben diversa della gestione di un ente o società pubblicae che la “responsabilità di amministratore” è cosa diversa dalla responsabilità professionale. Chiunque ha avuto esperienza amministrativa sa benissimo che i compensi devono essere collegati alla complessità delle attività, alla entità dei volumi finanziari e patrimoniali chiamati a gestire, alle responsabilità ed ai rischi di cui l’amministratore risponde solidalmente.
 
La responsabilità previdenziale, amministrativa, finanziaria, economica e gestionale dell’Enpam è tutta in capo in capo al Presidente quale legale rappresentante della Fondazione di diritto privato; ma anche sui vice presidente, sui consiglieri e sui sindaci ricade la “responsabilità di amministratore” per tutte le decisioni collegialmente assunte.

Basterebbe poi fare il raffronto con i compensi di amministratori di società di grandezza medio-piccola che gestiscono volumi finanziari ben inferiori a quelli dell’Enpam per notare il divario; ad ogni buon conto sarà l’Assemblea Nazionale a decidere, così come in passato, eventuali modifiche, visto l’imminente rinnovo delle cariche.

Da parte di alcuni colleghi, però, si è voluta cogliere l’attenzione mediatica quale occasione per muovere accuse ingenerose all’ENPAM, imputandole di erogare pensioni vergognose, indicibili, ridicole.E’ comprensibile che l’esiguità della pensione del Fondo Generale possa colpire l’immaginario comune e che porti tanti colleghi, soprattutto della dipendenza ma anche della libera professione e delle convenzioni, a formulare (sicuramente in buona fede) giudizi negativi, ma a meno che non si voglia dar credito al campo dei miracoli di Collodiana memoria, bisogna ricordarsi che qualunque prestazione pensionistica è correlata alla entità dei contributi versati.
 
Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza.
Al Fondo Generale sono chiamati a contribuire obbligatoriamente tutti i Medici iscritti all’Ordine, con quote ridotte sino a 40 anni e successivamente con quota intera sino al pensionamento. Dal 2017 anche gli studenti del V e VI anno del Corso di laurea in Medicina possono volontariamente iscriversi all’Enpam pagando la metà della quota ridotta, ossia circa €115/anno.
 
A fronte, quindi, della contribuzione obbligatoria si ha diritto ad una pensione ordinaria all’età di 68 anni o di una pensione anticipata all’età di 65 anni.
Più che spiegare con noiosi tecnicismi le caratteristiche del Fondo Generale, provo a chiarire l’entità della contribuzione e le numerose prestazioni a cui ciascun Medico ha diritto, utilizzando (previa sua autorizzazione) i dati di una collega.
 
Medico, nata a luglio 1954, inizia a contribuire al Fondo Generale nel 1979.
Dal 1979 al 2019, ha versato al Fondo Generale la somma di € 32.860.57.
Maturerà la pensione ordinaria (68 anni) il 01/08/2022, dopo 42 anni di contribuzione e percepirà una pensione di € 3.975,51 anno, ovvero € 331,63 mensili, dopo aver contribuito per i successivi anni 2020, 2021 e metà 2022, con una somma ulteriore di circa € 4.000.
Se il 01/08/2019 avesse invece optato per il pensionamento anticipato (65 anni), avrebbe percepito una pensione di € 2.685, 89/anno, ovvero € 223,82 mensili.
 
Il divario così evidente tra pensione ordinaria e pensione anticipata si spiega col fatto che il medico smette prima di versare contributi mentre percepisce una pensione per un tempo più lungo e che per il calcolo della pensione anticipata si utilizza il metodo contributivo, mentre per il pensionamento ordinario si utilizza il metodo Enpam, molto più vantaggioso.
 
Ci sono poi colleghi, già in quiescenza, che percepiscono una pensione di molto più bassa, ma va precisato che gli stessi optarono a suo tempo, oggi non più possibile, per una contribuzione ridotta (di circa la metà).
 
Considerando i dati ISTAT del 2019, che rilevano una vita residua a 65 anni di 19,3 anni per gli uomini e di 22,4 per le donne, facendo un piccolo calcolo, si comprende facilmente come alla collega presa da esempio, andando in pensione a 68 anni, basteranno 9 anni per recuperare completamente quanto versato. Ma statisticamente, la stessa ha davanti a sé ancora 10 anni di vita residua, nei quali pur non essendovi corrispettività, continuerà a percepire la stessa pensione annualmente rivalutata.
 
Inoltre a questo calcolo va aggiunto (cosa di cui tanti non tengono in conto) la reversibilità che in caso di morte del titolare spetta al coniuge superstite nella misura del 70% senza riduzioni legate al reddito (la reversibilità della pensione INPS è del 60% ed è soggetta a riduzione sino al 50% se il superstite ha un reddito).
 
Basterebbe poi farsi un’ultima domanda: se in 42 anni la collega avesse versato € 36.000 a un qualunque istituto di credito o compagnia di assicurazione, a quale rendita avrebbe diritto?
Provare a chiedere per credere.
 
Questo in breve per sfatare l’immaginario di una pensione bassa, ridicola, vergognosa, indicibile, ecc.
Ma al di là di una pensione chiaramente vantaggiosa a fronte dei pochi contributi versati, c’è un ulteriore aspetto legato al Fondo Generale di cui forse si ignora e si sottovaluta l’importanza: l’assistenza.
 
Una quota del contributo che ogni singolo contribuente versa al Fondo Generale viene destinata annualmente alla assistenza tradizionale costituita da: sussidio (€ 17.458) per calamità naturali +( € 9.311) per interessi passivi su eventuale mutuo,sussidio (€ 58/die) per la retta in casa di riposo, sussidio (€ 581/mese) per l’assistenza domiciliare , borse di studio (da € 830 a € 3.100) per gli orfani, contributo (€ 5.000) per lafrequenza a collegi di merito.
 
Inoltre per coloro che si trovano in difficoltà economiche è previsto un sussidio straordinario sino a € 8.147 per: spese di interventichirurgici, cure sanitarie o fisioterapiche non a carico del sistema sanitario, assistenza per anziani, malati non autosufficienti e portatori di handicap, per difficoltà contingenti del nucleo familiare, per spese funerarie per il decesso di un familiare convivente, ed altre ancora.
 
Ma c’è di più, mentre negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad una contrazione del welfare pubblico, l’Enpam, consapevole dei notevoli mutamenti socio-demografici ed occupazionali, ha ampliato la qualità e la quantità della assistenza a favore di tutti i Medici (dipendenti, liberi professionisti, convenzionati e loro familiari).
 
Alla assistenza tradizionale si è aggiunta, con la realizzazione del Progetto Quadrifoglio, una assistenza strategica costituita da: indennità di maternità, di genitorialità, di aborto, di gravidanza a rischio, bonus bebè, indennità di LTC ( long term care) a partire dal 2016, copertura per la invalidità temporanea per la malattia e l’infortunio a partire dal 31° giorno per i convenzionati e i liberi professionisti, accesso al credito, iscrizione volontaria all’Enpam per gli studenti del V e VI anno del corso di laurea in Medicina.
 
Solo per citare alcuni esempi: i colleghi che hanno ricevuto danni alla propria abitazione o al proprio studio a causa di calamità naturale hanno diritto ad un indennizzo a fondo perduto di oltre € 17.000 + € 9311 per interessi passivi in caso di mutuo; nel 2019 sono stati erogati più di 2,9 milioni di euro di sussidi alle dottoresse mamme, per l’anno 2019ben 205 dottoresse sono state tutelate per “gravidanza a rischio”con € 33,50/die per 6 mesi, sono stati erogati 902 sussidi per il bonus bebè per un costo di € 1.353.000,00 circa, dal 2016 a 210 medici è stata erogata l’indennità di LTC che corrisponde, oggi, ad un a rendita non tassabile di € 1.200,00 mensili vita natural durante.
 
Che dire poi dei giovani colleghi del corso di laurea in Medicina che iscrivendosi hanno diritto a tutte le tutele (gravidanza, maternità, genitorialità, bonus bebè ed altro) alle quali hanno diritto i colleghi laureati e inoltre maturano 2 anni di anzianità contributiva avendo versato solo € 115/anno ( praticamente l’equivalente di un riscatto di 2 anni). Cito infine la rendita reversibile di circa € 16.000/anno che riceverebbe lo sfortunato collega che dovesse diventare totalmente invalido subito dopo l’iscrizione all’Enpam, pur non avendo versato un centesimo di contributi. Questi solo alcuni degli aspetti della assistenza erogata dal Fondo Generale.
 
Se consideriamo gli ultimi 10 anni, osserviamo che mentre gli altri enti versano in enormi difficoltà previdenziali ed economiche l’Enpam ha raddoppiato il proprio patrimonio, eroga agli iscritti una pensione che è di oltre il 20% più alta di quella che, a parità di contribuzione, percepirebbero se fossero iscritti all’Inps e garantisce alle generazioni future una sostenibilità cinquantennale. Di contro l’INPS chiude il bilancio ogni anno con una passività di diversi miliardi e per pagare le pensioni non sono sufficienti i contributi degli attivi ma è costretta ad attingere alla fiscalità generale (per ogni 100 euro di pensione erogata, 34 vengono attinti dalle tasse dei cittadini).
 
Prima di emettere giudizi affrettati forse sarebbe opportuno informarsi e chiedere delucidazioni alla Fondazione che si è sempre resa disponibile con tutte le forme di comunicazione, non ultima con la “giornata della previdenza” che ogni Ordine provinciale organizza annualmente a beneficio di tutti i Medici e che vede la partecipazione del Presidente e dei funzionari Enpam.
 
In conclusione, ben vengano le critiche se costruttive, ma se sommarie e superficiali credo che non facciano bene né alla categoria né all’Enpam. Alimentando il discredito e la sfiducia si finisce col prestare il fianco a chi da tempo vuole mettere le mani sul patrimonio dell’Enpam e sottrargli la gestione autonoma.
 
Franco Pagano
Consigliere d’amministrazione Fondazione Enpam

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