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Lunedì 20 GENNAIO 2020
Un esame radiologico espone a rischi “come vivere un mese a Napoli”. Modulo shock alla ULSS9 di Verona, rimosso dopo l’accusa del Consigliere Regionale Borrelli 

L’accusa di Borrelli (Verdi): “Sembra uno scherzo e invece è drammaticamente vero. La nostra città viene utilizzata da un ente pubblico come metro di paragone per valutare gli effetti negativi dell'esposizione alle radiazioni”. Il modulo rimosso dall’ULSS9 di Verona

“Basta andare sul sito dell’Azienda sanitaria di Verona ULSS9 scaligera e cercare il modello per il consenso all’esecuzione di un esame radiologico ‘TC Cone Beam’. Nella parte dedicata alle controindicazioni dell’esposizione troviamo scritto 'equivale a vivere un mese a Napoli'. Sembra uno scherzo e invece è drammaticamente vero. La nostra città viene utilizzata da un ente pubblico come metro di paragone per valutare gli effetti negativi dell'esposizione alle radiazioni”. Lo scrive, in una nota, il Consigliere Regionale della Campania, Francesco Emilio Borrelli (Verdi).
 
Sullo stesso modulo però si precisa che il capoluogo campano è: “con la massima dose ambientale annua in Italia” o che la stessa situazione si verifica “trascorrendo due mesi in montagna o 50 ore in volo a 8000 metri” e che “peraltro ogni esame Rx implica un indice di rischio come per ogni attività umana”.
 


“Ci auguriamo che la modulistica in questione venga immediatamente modificata", aggiunge Borrelli sostenendo di aver avuto diverse segnalazioni sulla vicenda.

La rimozione
Nessuna intenzione di creare “un esempio negativo su Napoli”, che è stata citata “unicamente in qualità di benchmark nazionale per quanto riguarda il tasso di radioattività ambientale”. Lo precisa l’Ulss 9 di Verona.

“Pur nella più assoluta buona fede - spiega una nota l’unità sanitaria scaligera - al fine di evitare ulteriori strumentalizzazioni la Direzione dell'Ulss 9 ha comunque deciso di sostituire e aggiornare il modulo in questione, che è stato già rimosso dal sito internet aziendale, e si scusa con quanti possano essersi risentiti per l’accaduto”.

Il primario di Radiologia dell'Ulss veronese, saputo della polemica, si è scusato “per il fraintendimento”, e si è messo in contatto col collega dell’Ospedale Cardarelli, “ben noto a Verona, per spiegare di persona quanto accaduto, ribadendo che l’esempio mal interpretato era solo un riferimento bibliografico ripreso anche da altre realtà sanitarie”.

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