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Martedì 03 DICEMBRE 2019
Il ministro Speranza e il cambiamento possibile
Gentile direttore,
il ministro della salute Roberto Speranza è intervenuto in occasione del Forum Risk Management ribadendo come l’ art. 32 della Costituzione rappresenta il faro del suo agire politico; i padri costituenti ci hanno consegnato già dal ‘48 una precisa direzione da seguire per la politica in tema di salute considerata come diritto “fondamentale” (Speranza fa notare come nessun altro diritto è “fondamentale” nella nostra carta costituente); fondamentale per l’ individuo, inteso come essere umano, a prescindere dalla sua condizione lavorativa o dalla sua cittadinanza: da qui il principio di universalità recepito nella legge 833/78.
Il ministro, inoltre, si dice disponibile all’ascolto delle istanze provenienti dalle diverse famiglie professionali presenti in occasione del Forum per riconfigurare un SSN che sia sostenibile anche di fronte alle sfide del futuro determinate dal rovesciamento della piramide demografica, dalla cronicità, dalle scoperte tecnologiche nonché dai cambiamenti climatici. Per questo rivendica con orgoglio l’ azione del suo governo che ha strenuamente difeso i 2 mld di euro aggiunti nel fondo sanitario nazionale e il taglio dei superticket.
Gli “Infermieri In Cambiamento” sono convinti che per ricontestualizzare l’art. 32 della Costituzione, per riconfigurare il SSN e per salvaguardarne i valori fondanti, i 2mld di euro e il taglio dei superticket, sono assimilabili ad un antibiotico sottodosato per debellare una sepsi conclamata di un paziente critico.
Il nostro SSN è un paziente critico nella misura in cui de-finanziamento progressivo, de-capitalizzazione del lavoro dei professionisti sanitari, insoddisfazione di cittadini, diseguaglianze nell’ accesso alle cure, incapacità politiche gestionali e assenza di un pensiero riformatore, rischiano di portare il sistema a prognosi infausta. Considerata l’instabilità clinica del “paziente”, la terapia non può essere rivolta a curare il sintomo, ma deve essere volta a curare la causa profonda della malattia.
Non 2mld di euro in più ma una “quarta riforma” in grado di rendere com-possibili, cioè possibili contemporaneamente, sia una nuova ed adeguata risposta ai bisogni di salute dei cittadini sia la sostenibilità finanziaria del sistema. Per realizzare la com-possibilità serve innanzitutto dotarsi di un radicale pensiero riformatore per pensare una nuova e moderna offerta di servizi per abbassare la domanda di salute così da rimettere in equilibrio il sistema e renderlo sostenibile.
Invece la ricetta degli economisti nostrani, per rendere sostenibile la sanità, in ossequio ai diktat imposti dall’ UE, è disporre per le regioni il progressivo contenimento della spesa. Alla lunga questi tagli hanno compromesso la qualità, l’universalità e la natura pubblica del SSN e, quelli che dovevano essere tagli chirurgici su sprechi e disservizi, si sono rivelati colpi di mannaia sulle tutele garantite dallo Stato, configurando così una vera e propria macelleria sociale sui diritti dei cittadini.
Da giovani servitori del SSN, al ministro diciamo che è difficile orientare il suo agire politico all’ art. 32 della Costituzione poiché è impossibile fare spesa pubblica (= assumere 50mila infermieri a garanzia del diritto alla salute) se perennemente “non ci sono i soldi” per effetto del vincolo del pareggio di bilancio dello Stato!
I professionisti della sanità, tramite un costante plus-lavoro, garantiscono a fatica giorno dopo giorno la tenuta del sistema, riuscendo a rendere com-possibili le politiche di riequilibrio della spesa con l’erogazione dei LEA, anche a spese dei propri diritti; per questo, non solo devono essere ascoltati dal ministro ma meritano di essere i veri autori di una “quarta riforma” per vincere le future sfide del SSN.
Gli infermieri per lo spirito di abnegazione sempre dimostrato, meritano di essere in prima linea nella costruzione di un nuovo SSN poiché depositari di idee innovative per rispondere ai bisogni di salute della popolazione in maniera sostenibile; gli infermieri rappresentano i professionisti su cui puntare per rispondere ai futuri bisogni di cronicità e non autosufficienza con un’assistenza qualificata che, con approccio proattivo e capillare sul territorio, consenta di monitorare l’evoluzione clinica della malattia e di abbassare la domanda di salute.
Ma per attuare tutto ciò è necessario in primis un cambiamento culturale per dotarsi del giusto coraggio di cambiare ciò che non è stato mai cambiato: i modelli organizzativi e i contenuti delle professioni per adeguarli al cambiamento antropologico e demografico in corso. Delle strategie migliori per implementare questi cambiamenti vorremmo che si parlasse all’ interno della neonata consulta delle professioni sanitarie, mettendo da parte le sterili polemiche sulle competenze avanzate.
Gli infermieri devono prima capire cosa sono oggi e cosa vogliono essere nel prossimo futuro, come presidiare la disciplina infermieristica, come recuperare, rileggere e ricontestualizzare le basi normative, disciplinari e metodologiche dell’ infermieristica. Per noi è necessario pensare a come far fare mezzo passo avanti per una intera categoria piuttosto che dieci passi avanti per pochi.
Gli “Infermieri In Cambiamento” continuano a studiare per mettere a disposizione delle professioni e del Paese la cultura necessaria per difendere la conquista sociale più importante: un Servizio Sanitario Nazionale (ancora) pubblico e universale.
Infermieri in Cambiamento
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