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Lunedì 25 NOVEMBRE 2019
Prevenzione. Che fine ha fatto il sistema informativo nazionale?

Nonostante fosse stato nominato anche il Comitato Tecnico a febbraio dello scorso anno per avviare l’attività del SINP, nell’ultima delle poche riunioni sarebbe stato deciso di modificare gli allegati al decreto istitutivo del SINP del 2016, attraverso la nomina di un gruppo di lavoro, ancora non individuato

A tre anni dall’emanazione del decreto interministeriale istitutivo del SINP, Servizio Informativo Nazionale della Prevenzione, previsto dal d.lgs.81/08 ci sono più ombre che luci sul futuro sviluppo di questo importante sistema la cui finalità è quella di fornire dati per indirizzare, organizzare, stabilire e valutare l’efficacia delle attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e per orientare le attività di vigilanza, mediante l’uso integrato dei dati al momento disponibili nei sistemi informativi dei vari enti, l’integrazione degli archivi e la creazione di banche dati unificate.
 
I flussi informativi devono concernere (almeno) il quadro del sistema produttivo ed occupazionale, dei rischi, della salute e della sicurezza, delle azioni istituzionali di prevenzione, della vigilanza.
 
Nonostante fosse stato nominato anche il Comitato Tecnico a febbraio dello scorso anno per avviare l’attività del SINP, nell’ultima delle poche riunioni sarebbe stato deciso di modificare gli allegati al decreto istitutivo del SINP del 2016, attraverso la nomina di un gruppo di lavoro, ancora non individuato.
 
Anche nell’ultimo documento del 24 ottobre scorso, la Conferenza Stato Regioni, consapevole di tali difficoltà, ritiene “inderogabile disporre di un sistema informativo nazionale che, nel rispetto della normativa nazionale sulla privacy, possa ricondurre ad un'unica anagrafica delle aziende i controlli su di queste effettuati allo scopo di discernere le imprese virtuose da quelle non ottemperanti.
 
Detto sistema diverrebbe strumento per migliorare e perfezionare il coordinamento operativo tra i diversi soggetti preposti alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro, oltre che base per un'interazione su contenuti reali tra il Comitato di coordinamento ex art.5, Commissione consultiva permanente ex art. 6 e i Comitati regionali di coordinamento ex art. 7, tutti articoli del D.Lgs 81/2008.
 
In questa logica, l’attivazione del SINP, ovvero il perfezionamento della sua architettura così come già condivisa all'interno del tavolo all’uopo costituito (vi partecipano le Regioni ed Inail), richiederebbe maggiore slancio e un governo più attento dei tempi e dei contenuti da parte del Ministero competente.” 
 
Con l’occasione della presentazione del “Primo Rapporto CIIP sugli infortuni e le malattie professionali in Italia”, aggiornato a novembre 2019, programmata a Milano mercoledì 27,  proprio la Consulta Italiana Interassociativa della Prevenzione CIIP ha richiamato l’attenzione su questo vuoto che rende particolarmente difficile, soprattutto in questo momento storico, gestire la programmazione degli interventi da attuare nel campo della salute e sicurezza sul lavoro.
 
Il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione (SINP) istituito dall’art. 8 del D. Lgs. 81/08, ha precisato Susanna Cantoni, presidente CIIP, è ancora lontano dall’essere operativo. Anche se  il SINP si basa ampiamente sui dati Inail sugli infortuni e le malattie professionali, il nostro rapporto potrebbe essere un’inutile ripetizione, ma non è così.
 
Il SINP è stato pensato come sistema informativo delle Istituzioni e lo stesso art. 8 chiarisce che il sistema è al servizio dei comitati di cui agli art. 5, 6 e 7 dello stesso D. Lgs. 81.2 Il Decreto SINP chiarisce la modalità di accesso ai dati, che non è pubblico, ma riservato agli attori appena citati e ai servizi di prevenzione delle Asl. In più è previsto un accesso limitato per le “organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative a livello nazionale sui contenuti, elaborati come dati anonimi e aggregati” (art. 8).
 
Con questo primo rapporto la Consulta Interassociativa utilizza dati pubblici, ma analitici, aggiornati e liberamente riaggregabili, e si rivolge ai lavoratori, alle imprese, alle decine di migliaia di persone che si occupano di prevenzione nei luoghi di lavoro in Italia, RLS, RSPP, formatori, e le tante associazioni, molte delle quali rappresentate dalla CIIP Consulta.
 
In futuro si potrebbero utilizzare anche altri dati pubblici quali gli Open Data Inps per avere informazioni complementari sul vero denominatore dei dati infortunistici: i lavoratori. Ovviamente questo Primo Rapporto CIIP non può supplire alle carenze e ai ritardi dei sistemi informativi della prevenzione in Italia, né può considerarsi come alternativa ai dati istituzionali e alle interpretazioni degli specialisti. Lo scopo è solo la “democratizzazione” dei dati analitici che possono aiutare tantissime persone in progetti di prevenzione, incluse Università e istituzioni non incluse nel SINP, che non hanno accesso ad alcuna informazione di prima mano. La CIIP, continua la Cantoni, che ha sempre sostenuto la necessità di un SINP, ne auspica fortemente l’avvio, da ormai troppo tempo atteso.
 
È, inoltre auspicabile che in futuro anche il SINP possa avere una parte pubblica e aperta, e in questo senso l’iniziativa che si inaugura con questo lavoro può rappresentare un’esperienza utile. In effetti un SINP che accentra le informazioni e le interpretazioni dei dati in poche mani risente dei due decenni passati dalla sua ideazione, quando dati sistematici su infortuni e malattie professionali erano una novità di grande rilievo. Oggi sono disponibili grandi quantità di dati, ma mancano “gli utilizzi” diffusi, le discussioni fin dentro gli ambienti di lavoro, in quelli scientifici e di chiunque si occupi di prevenzione.
 
È la discussione, l’utilizzo dei dati e la diversità delle interpretazioni che porta alla consapevolezza dei problemi e dei rischi ed anche alla necessità di reperire dati diversi e di integrare sistemi informativi già esistenti ma non colloquianti. Alcune proposte in tal senso verranno presentate nella parte finale del nostro rapporto, altre, auspichiamo, emergeranno dalle proposte dei nostri interlocutori. Ma soprattutto vogliamo sollecitare l’utilizzo dei dati per migliorare gli interventi di prevenzione, accrescere la sicurezza del lavoro e diminuire le diseguaglianze presenti nel nostro paese anche in questo campo.
 
Ciò di cui si ha bisogno oggi, per un vero avanzamento delle conoscenze nel mondo della salute e sicurezza sul lavoro, è da un lato la disponibilità di adeguate informazioni sui lavoratori, sulla loro salute e sulle loro storie lavorative; dall’altro, una cultura collettiva che porti ad utilizzare realmente, concretamente, le informazioni disponibili, basando su queste conoscenze le iniziative e le azioni.
 
Crediamo che risulterà molto interessante il documento allegato elaborato a fine dello scorso anno dalla Società Nazionale Operatori della Prevenzione SNOP, “A proposito del Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione dei rischi e danni da lavoro” a cura di Giovanni Falasca e Claudio Calabresi, riportato anche nel Rapporto CIIP.
 
A conclusione dell’analisi dettagliata ed esaustiva vengono poste le seguenti domande:
• Il SINP dovrebbe/dovrà essere per tutti o per i soli fornitori e al tempo stesso fruitori?
• Sono possibili altri fornitori oltre quelli previsti dall’art. 8 del D. Lgs 81? A partire naturalmente dal
fondamentale contributo di INPS?
• Relativamente alle parti sociali, quali dovrebbero essere le Informazioni utili ed accessibili (e a chi
spetta deciderlo)?
• Relativamente a imprese e lavoratori, quali dovrebbero essere le Informazioni utili ed accessibili e
quali le modalità di accesso?
• SINP-SIRP (Sistema Informativo Regionale Prevenzione), oppure SINP senza SIRP oppure SIRP senza SINP? Vale a dire, per il complesso del paese avrebbero senso alcuni SIRP regionali lasciando “scoperte” altre regioni e in assenza di un SINP? anche nelle regioni in cui si realizzi un SIRP  non sarebbe utile ed indispensabile un SINP?
 
Dalle risposte a queste e ad altre possibili domande dipendono i percorsi futuri e le iniziative da intraprendere.
 
Domenico Della Porta
Docente Medicina del Lavoro Facoltà Giurisprudenza Università Internazionale Uninettuno

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