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Martedì 05 NOVEMBRE 2019
Ludopatia. In Veneto slot e video lotterie aperte a orario limitato

Il provvedimento della Giunta  passa ora all’esame della quinta commissione consiliare per il parere, in vista dell'approvazione definitiva. Le Tre fasce orarie di chiusura valide in tutto il territorio (7-9, le 13-15 e le 18-20) sono state pensate per dissuadere le categorie più esposte: “Al mattino i giovani, le donne, i lavoratori, i disoccupati; nella pausa pranzo, i ragazzi che escono da scuola, gli anziani e le persone inoccupate; nel tardo pomeriggio un po’ tutta la popolazione”, spiega l’assessore Lanzarin.

Limiti agli orari di apertura e funzionamento per sale e punti gioco, uguali in tutto il Veneto: la Giunta regionale del Veneto ha disposto che nelle fasce orarie comprese tra le 7-9, le 13-15 e le 18-20 le sale gioco debbano interrompere l’attività di slot machine e le videolottery posizionate in bar e pubblici esercizi. Lo prevede un provvedimento della Giunta.

“Si tratta di un provvedimento che dà applicazione alla legge regionale di prevenzione e contrasto al gioco patologico, approvata due mesi fa, e che renderà omogenei, in tutto il territorio regionale, gli orari obbligatori di interruzione delle attività di gioco – spiega in una nota l’assessore alla sanità e al sociale Manuela Lanzarin – I tre stop, che entreranno in vigore in tutto il territorio regionale, sono pensati per scoraggiare il nomadismo dei giocatori da un comune all’altro e per rinforzare il potere delle singole amministrazioni comunali, che con proprio provvedimento, possono limitare ulteriormente gli orari di apertura e di giocata, al fine di  tutelare la salute pubblica ed evitare problemi di pubblica circolazione”.
 
“Le tre fasce di chiusura, aggiunge Lanzarin - sono state pensate per dissuadere, per quanto possibile, il ricorso al gioco problematico delle categorie più esposte: al mattino i più a rischio sono i giovani, le donne, i lavoratori, i disoccupati; nella pausa pranzo, i ragazzi che escono da scuola, gli anziani e le persone inoccupate; nel tardo pomeriggio un po’ tutta la popolazione. Il Veneto è la terza regione in Italia per volume delle giocate, con una media di 1244 euro per ogni residente, dai neonati ai centenari. Si tratta di una piaga sociale che nell’ultimo anno ha inghiottito 6,1 miliardi di euro, dei quali tre quarti giocati alle  slot. I limiti orari omogenei, in tutto il territorio regionale, sono un paletto di dissuasione in più per le categorie più a rischio casalinghe, minori, anziani a basso reddito, persone senza lavoro che possono essere attirati dal miraggio della vincita facile”.
 
Il provvedimento della Giunta veneta passa ora all’esame della quinta commissione consiliare per il parere, in vista della sua approvazione definitiva. La norma si colloca tra gli strumenti di dissuasione previsti dalla legge veneta e fa salve le norme regolamentari e le ordinanze in materia di orari approvate dai Comuni che, infatti, possono adottare limiti più severi, motivati da ragion di salute pubblica e dai singoli contesti locali.

“L’individuazione delle tre fasce orarie di chiusura obbligatoria – ricorda l’assessore – è avvenuta con il coinvolgimento dei medici dei servizi regionali per le dipendenze delle 9 Ulss, delle Conferenze dei Sindaci, dei rappresentanti del terzo settore e dei legali della Regione, al fine di incrociare al meglio dati clinici, letteratura scientifica, buone prassi comunali, esperienze di prevenzione e dissuasione e di offrire ai Comuni uno strumento in più, al quale ancorare gli interventi locali di riduzione del danno”.
 
“Ricordo che i limiti di orario per slot e sale gioco in Veneto si inseriscono in un quadro normativo ad ampio spettro e rigoroso – conclude l’assessore -  che prevede distanze minime di 400 metri dai luoghi sensibili, aumento massimo dell’aliquota Irap per gli esercenti dei punti gioco e sanzioni fino a 6 mila euro per il mancato rispetto dei limiti urbanistici, orari e di pubblicità previsti. Inoltre, agli interventi di dissuasione, la Regione ha affiancato dal 2017 un piano sociale e sanitario di presa in carico, cura e trattamento dei giocatori compulsivi o problematici  (in termini percentuali lo 0,8 per cento della popolazione attiva, vale a dire circa 32.500 persone in Veneto) e patologici , pari a circa il 10 per cento dei giocatori problematici, con un impegno di spesa che lo scorso anno ha superato i 5 milioni di euro”.

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