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Lunedì 28 GIUGNO 2010
Endometriosi: l'efficienza sul lavoro ne risente
Uno studio presentato assemblea annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia ha misurato l’impatto dell’endometriosi sull’efficienza lavorativa.
Si stima siano quasi duecento milioni le donne che nel mondo convivono con l’endometriosi, una malattia infiammatoria dolorosa che, per molte donne, diventa cronica durante la vita riproduttiva.
Ora, uno studio presentato in occasione della 26° assemblea annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia, fa luce su un aspetto finora poco indagato della patologia: il suo impatto sociale, in particolare, sull’efficienza lavorativa nelle donne.
La ricerca, condotta da un team di ricercatori del dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università di Oxford, nel Regno Unito, ha coinvolto 1459 donne, di età compresa tra i 18 e i 45 anni e provenienti da 14 centri in dieci Paesi. Ciascuna di esse ha compilato un questionario dettagliato sui propri sintomi e sull’impatto che essi avevano sulla loro vita.
"Gli scienziati sono già a conoscenza del fatto che le donne affette da dolori pelvici cronici riferiscono una peggiore qualità della vita”, ha spiegato il coordinatore dello studio Kelechi Nnoaham. “Tuttavia questo è il primo studio a valutare se le donne affette da dolori pelvici associati all’endometriosi ne risentano in modo diverso rispetto a quelle affette da dolori pelvici dovuti ad altre cause identificabili o a nessuna causa”.
“Circostanza - ha aggiunto il ricercatore - che il nostro studio conferma”.
Dalla ricerca è infatti emersa la presenza di differenze sostanziali tra le donne affette da endometriosi e le pazienti di controllo. "Il calo di efficienza lavorativa nelle donne affette da endometriosi si aggirava in media alle dieci ore la settimana, contro le sette ore a settimana perse da quelle affette da altri disturbi", ha spiegato Nnoaham. "E questo è dovuto soprattutto alla minore produttività piuttosto che all’assenza dal lavoro. Anche le attività non lavorative, come a esempio i lavori domestici, l’esercizio fisico, lo studio, lo shopping e la cura dei figli, erano notevolmente compromesse dai sintomi dolorosi della patologia”.
I ricercatori hanno inoltre osservato un grave ritardo diagnostico: passano sette anni dal momento della prima visita dal proprio medico di famiglia a quello della diagnosi da parte dello specialista. In mezzo, ci sono quasi sette consulti prima di raggiungere lo specialista.
"I risultati della nostra ricerca sollevano numerosi interrogativi", ha affermato Krina Zondervan coautrice dello studio. "Per esempio, perché l’endometriosi colpisce donne diverse in maniera diversa? L’impatto dei sintomi cambia dopo la diagnosi?
Ancora più importante è il fatto che possiamo basarci su questi risultati per cercare di migliorare l’esperienza della donna durante il processo diagnostico e terapeutico”.
Visti questi risultati - ha concluso Nnoaham - ci auguriamo che il nostro studio faccia comprendere la necessità di accrescere la consapevolezza, ridurre i tempi di diagnosi, migliorare le cure e aumentare le risorse destinate alle ricerche finalizzate allo studio di migliori terapie per combattere questa dolorosa patologia".
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