quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 29 OTTOBRE 2019
Adenocarcinoma del tenue: la Malattia di Crohn non influisce sulla sopravvivenza

Anche se la Malattia di Crohn è un fattore di rischio per adenocarcinoma dell’intestino tenue, la sua comorbidità con la neoplasia intestinale non sembra influire sulla sopravvivenza. A questa conclusione è giunto uno studio che ha valutato oltre 2500 pazienti negli USA

(Reuters Health) - Secondo uno studio condotto negli USA, la Malattia di Crohn è un fattore di rischio per lo sviluppo di adenocarcinoma dell’intestino tenue; la sopravvivenza con la malignità è analoga per i pazienti con o senza questa malattia infiammatoria intestinale.
 
Lo studio
Adam C. Fields e Nelya Melnitchouk, del Brigham and Women’s Hospital di Boston, hanno individuato 2.668 pazienti con adenocarcinoma dell’intestino tenue, tra cui 2.175 con malattia sporadica e 493 con malattia associata al Crohn.
 
I gruppi non differivano significativamente quanto allo stadio dell’adenocarcinoma dell’intestino tenue al momento della presentazione. La selezione dei pazienti è avvenuta all’interno del National Cancer Database (NCDB) Participant User Data Files, relativamente al periodo 2004-2016.
 
Un numero significativamente inferiore di campioni di tumore nei pazienti con Crohn (13,6%), rispetto a quelli con malattia sporadica (19,1%), presentava margini positivi e il primo gruppo aveva un numero significativamente maggiore di linfonodi analizzati rispetto ai soggetti con malattia sporadica (13 vs 8).
 
Tuttavia, la positività dei linfonodi e la mortalità a 30 e 90 giorni non ha differito significativamente tra i gruppi.
 
La sopravvivenza a cinque anni per l’intera coorte era del 36,5% e i tassi di sopravvivenza diminuivano con l’avanzamento dello stadio (dal 67,7% con lo stadio I all’11,3% con lo stadio IV).
 
Quando sono stati inclusi tutti gli stadi (rispettivamente 41,1% vs 35,4%; P=0,09) o quando è stata eseguita la stratificazione in base allo studio, la sopravvivenza non ha differito in maniera significativa.
 
In un’analisi multivariata, i predittori indipendenti di una ridotta sopravvivenza erano rappresentati da età avanzata, punteggio di comorbilità di Charlson più elevato, grado del tumore superiore, margini chirurgici positivi e stadio della malattia più avanzato.
 
La chemioterapia si associava a una sopravvivenza significativamente superiore, mentre la malattia di Crohn, il sesso e l’istologia del tumore non risultavano significativamente correlate alla sopravvivenza.
 
“Anche se si tratta di uno dei più grandi studi finora, lo studio è retrospettivo e non può trarre conclusioni causali”, dice Fields. “Il lavoro futuro dovrebbe concentrarsi sulla valutazione dell’efficacia della chemioterapia per i pazienti con adenocarcinoma dell’intestino tenue e sulla definizione di linee guida di screening per l’adenocarcinoma dell’intestino tenue nella popolazione di pazienti con Crohn”, conclude Melnitchouk.
 
Fonte: Journal of Crohn’s and Colitis 2019
 
Will Boggs

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

© RIPRODUZIONE RISERVATA