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Giovedì 17 OTTOBRE 2019
Parkinson. Il rischio è maggiore per le persone con disturbo bipolare

Le persone che soffrono di disturbo bipolare presentano maggiori probabilità di sviluppare la Malattia di Parkinson rispetto alla popolazione generale. L’evidenza emerge da una metanalisi dei migliori studi disponibili a riguardo. La consapevolezza di questa associazione potrebbe facilitare la diagnosi precoce del Parkinson

(Reuters Health) – Diversi studi hanno suggerito un’associazione tra disturbo bipolare e Malattia di Parkinson. Una recente metanalisi, pubblicata dalla rivista JAMA Neurology, ha raggruppato, per la prima volta, tutti i migliori studi disponibili e ha stabilito “una relazione conclusiva tra queste due malattie”, dice Joaquim J. Ferreira, dell’Università di Lisbona, autore principale del lavoro.

Lo studio
La Malattia di Parkinson è un disturbo dopaminergico e ci sono prove del ruolo del sistema dopaminergico nel disturbo bipolare. Ferreira e i colleghi hanno valutato la possibile associazione del disturbo bipolare con una successiva diagnosi di Parkinson idiopatico analizzando quattro studi di coorte e tre studi trasversali, per un totale di oltre 65.000 pazienti con disturbo bipolare. I ricercatori hanno osservato che una diagnosi di disturbo bipolare era associata a un aumento di 3,35 volte delle probabilità di una successiva diagnosi di Parkinson.

I pazienti con il follow-up più breve (meno di 9 anni) hanno mostrato un aumento significativamente maggiore delle probabilità di diagnosi della malattia di Parkinson (5,20 volte) rispetto al sottogruppo con un follow-up più lungo, di più di 9 anni (1,75 volte).

“I pazienti con disturbo bipolare possono successivamente sviluppare la Malattia di Parkinson, che deve essere formalmente diagnosticata e adeguatamente trattata e i sintomi non dovrebbero essere semplicemente considerati dei possibili effetti collaterali del farmaco usato per il trattamento del disturbo bipolare”, sottolinea Ferreira.

“Oltre alle importanti implicazioni per la pratica clinica di psichiatri e neurologi, questa scoperta apre le porte allo studio del legame biologico tra le due entità cliniche e riapre anche la discussione sui possibili effetti collaterali a lungo termine dei farmaci antipsicotici”, aggiunge lo studioso portoghese.
“Attualmente non esistono farmaci modificanti la malattia per la prevenzione della malattia di Parkinson.Tuttavia l’esercizio sembra ridurre la gravità e rallentare la progressione del Parkinson“, osserva Gregory Pontone, direttore dei programmi clinici di neuropsichiatria del Parkinson presso la Johns Hopkins University School of Medicine, a Baltimora, nel Maryland, non coinvolto nello studio.
 
"Per ora, tuttavia, l’associazione tra disturbo affettivo bipolare e Malattia di Parkinson può aiutare nella diagnosi precoce. Se si scoprisse che un sottotipo di disturbo affettivo bipolare, ad esempio a esordio tardivo, presenta un rischio ancora maggiore di sviluppare la Malattia di Parkinson, forse con la DaTscan (una tecnica di imaging), con il test RBD (disturbo del comportamento REM), o grazie a test genetici per il Parkinson, si potrebbe effettuare una diagnosi precoce della malattia, prima che si manifestino i sintomi motori”.

Fonte: JAMA Neurol 2019

Will Boggs

(Versione italiana per Quotidiano Sanità/Popular Science)
 

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