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Mercoledì 16 OTTOBRE 2019
Il Friuli Venezia Giulia cambia ancora  strada. Sì della Giunta alla riforma della sanità. Si punta sull’empowerment del paziente e la collaborazione delle famiglie

Una volta concluso il ciclo di incontri con i portatori d'interesse per la raccolta di eventuali suggerimenti e proposte, il ddl passerà al vaglio del Consiglio delle autonomie locali, nuovamente della Giunta e, quindi, della III Commissione consiliare. Infine, entro il mese di dicembre, il voto finale dell'Aula. Nella bozza della Giunta le parole d'ordine sono personalizzazione dell'assistenza e integrazione tra sanitario e sociosanitario. Puntando pure al contributo delle famiglie, anche in termini di compartecipazione ai costi.

Approvato lunedi in via preliminare dalla Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia, su proposta del vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, il disegno di legge sulla riforma della sanità regionale. Il secondo atto che ridisegna la sanità regionale dopo l'approvazione, lo scorso dicembre in Consiglio regionale, del Ddl che, tra le altre cose, istituiva l’Azienda regionale di coordinamento per la salute (Arcs) e stabiliva la riduzione da 5 Asl a 3 Aziende di area vasta, a cui si affiancheranno l’Irccs Burlo e l’Irccs Cro. Sul nuovo testo ora dovrà concludersi il ciclo di incontri con i portatori d'interesse per la raccolta di eventuali suggerimenti e proposte, poi il ddl passerà al vaglio del Consiglio delle autonomie locali, nuovamente della Giunta e, quindi, della III Commissione consiliare. Infine, entro il mese di dicembre, il voto finale dell'Aula.
 
Nel documento si fa riferimento all'integrazione sociosanitaria territoriale, al nuovo ruolo dei distretti, alla centralità delle farmacie nell'ambito dell'erogazione dei servizi e a una forte cooperazione tra le Aziende e i Comuni in un'ottica di prossimità alle esigenze dei cittadini. Ma, soprattutto, al ruolo attivo dei pazienti e delle famiglie per favorire il progetto personalizzato assistenziale e la domiciliarità dell'assistenza.
 
Ecco una sintesi dei principali contenuti del Ddl.
Parole d’ordine, come accennato, sono personalizzazione, rete ed empowerment, cioè un’assistenza multidisciplinare che veda protagonista il cittadino, quando si parla di stili di vita, e il paziente e la sua famiglia in caso di malattia.

Un nuovo modello, quello disegnato nel Ddl, che non può prescindere da una connessione strettissima tra tutte le diverse competenze professionali, siano esse di natura sanitaria, socio sanitaria e sociale, ospedaliere o territoriali. L’obiettivo è realizzare "una diversa prospettiva che ponga tutti i bisogni allo stesso livello e responsabilizzi le forze vive della società affinché il sistema pubblico possa fornire risposte personalizzate e integrate di fronte a bisogni multidimensionali”, come si legge nella relazione illustrativa. Tutto ciò anche allo scopo di favorire l’utilizzo appropriato delle risorse e, quindi, la sostenibilità del sistema.

Un modello che punta anche a valorizzare, “nel rispetto della libertà di scelta della persona e dell’orientamento della famiglia”, le dimensioni della domiciliarità e dell’abitare inclusivo, questo sia che si tratti di non autosufficienza che di disturbi mentali o in ambito neuropsichiatrico e del neurosviluppo. Un ruolo importante viene dunque affidato alla famiglia e al sostegno attraverso il terzo settore.

Progetto assistenziale personalizzato. Il ruolo della famiglia del paziente complesso anche per coprire le spese
Nella nuova riforma, la valutazione dei bisogni poterà all’elaborazione, per ciascun paziente, di un progetto personalizzato di cura, che o sarà elaborato dall’equipe di valutazione in modalità di co-progettazione con la persona e la famiglia ed realizzato entro percorsi assistenziali integrati che coinvolgono tutte le componenti dell’offerta sanitaria, sociosanitaria e sociale.

La realizzazione del progetto personalizzato della persona con bisogno complesso è sostenuta da apposito budget integrato ed è costituito dal concorso di risorse economiche e di risorse prestazionali rese da tutte le componenti coinvolte, ivi compresa la persona assistita e la sua famiglia.
Per sostenere gli eventuali oneri di cogestione del progetto personalizzato da parte del privato sociale, nell’ambito del budget personale può essere enucleata una quota, denominata budget di salute, costituita da risorse finanziarie a carico del Servizio sanitario regionale e del Servizio sociale dei Comuni.

Partenariato pubblico-privato
Ferma restando la titolarità pubblica della presa in carico integrata, infatti, l’organizzazione e la gestione dei servizi e degli interventi entro i percorsi assistenziali integrati è aperta anche a forme di partenariato pubblico-privato sociale, sulla base di specifiche progettualità elaborate dagli Enti del Servizio sanitario regionale in rapporto di collaborazione con il Servizio sociale dei Comuni territorialmente competente e con gli altri soggetti pubblici e privati coinvolti.

Assistenza distrettuale
I distretti restano nella configurazione territoriale attuale e assicurano il raccordo con gli ambiti e l’integrazione sociosanitaria. Sono le strutture deputate al governo della domanda tramite le funzioni di committenza e controllo e sono deputati a realizzare la presa in carico degli assistiti e la sanità di iniziativa, sia con riferimento ai casi complessi e alla fragilità, sia per tutte le patologie che presuppongono un processo di cura articolato (es: oncologia, BPCO, Patologie cardiache, ecc.).

Organizzazione dell’assistenza medica primaria
Confermato al medico di medicina generale e al pediatra di libera scelta il ruolo di principale responsabile clinico nel governo della cronicità. La novità sta nel fatto che la legge cercherà di reindirizzare le risorse e le attività verso un’organizzazione “più rispettosa” delle diverse caratteristiche demografiche, epidemiologiche, geomorfologiche e di densità abitativa che caratterizzano la regione. Anche le forme organizzative dell’assistenza primaria saranno rimodulate in considerazione dei diversi contesti perché, si legge nella relazione illustrativa, “il mero aumento dell’offerta oraria ambulatoriale e della condivisione dei dati sono elementi insufficienti a rispondere in termini di integrazione (clinica e sociosanitaria)”.

La “medicina di gruppo integrata” verrà quindi progressivamente potenziata e sviluppata, rendendola coerente da un lato alle previsioni normative in termini di forme organizzative complesse e integrate delle cure primarie, dall’altro, si ribadisce nella relazione, rendendola coerente “al rispetto dei diversi contesti ambientali (urbano, rurale, montano/a popolazione sparsa) che richiedono una diversa declinazione organizzativa, non esauribile nel concetto di “sede unica” espresso con i CAP, che va superato”.

Strutture di assistenza intermedia
Si punta a semplificare l’accesso alle degenze intermedie (RSA, Hospice, ecc.) al fine di favorire la presa in carico anche nei giorni prefestivi e festivi, permettendo di evitare i ricoveri ospedalieri inappropriati ed essere di effettivo supporto ai pazienti e ai loro familiari in momenti delicati della loro vita.

Farmacie convenzionate
Entrano nel sistema come “punti salute” diffusi nel territorio che, oltre a distribuire farmaci, possono essere ingaggiate per contribuire a fornire servizi di prossimità assieme ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta. Il Ddl prevede per la Regione la possibilità di stipulare con le farmacie convenzionate accordi per disciplinare, anche in forma sperimentale, le modalità di erogazione di attività, servizi e prestazioni.

Assistenza ospedaliera
L’attività ospedaliera viene assicurata tramite il modello hub & spoke, potenziando l’organizzazione in rete. L’obiettivo è porre le basi per giungere alla progressiva differenziazione delle attività e dei mandati delle sedi ospedaliere, “in modo da evitare inutili duplicazioni e sviluppare i settori che, invece, sono in maggiore difficoltà e per i quali si registra fuga di pazienti o liste d’attesa troppo lunghe”.

Gli ospedali saranno così suddivisi:

a)    presidi ospedalieri di base, con bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti: Gorizia e Monfalcone; Latisana e Palmanova; San Daniele del Friuli e Tolmezzo; San Vito al Tagliamento e Spilimbergo.
b)    presidi ospedalieri di I livello, con bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti: “Santa Maria degli Angeli” di Pordenone:

c) presidi ospedalieri di II livello, con bacino di utenza superiore a 300.000 abitanti:“Santa Maria della Misericordia” di Udine; “Cattinara e Maggiore” di Trieste.

d)    presidi ospedalieri specializzati: Irccs “Burlo Garofolo” di Trieste, specializzato nell’area materno infantile;  Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico “Centro di riferimento oncologico” di Aviano (PN), specializzato nell’area oncologica; Istituto di medicina fisica e riabilitazione “Gervasutta” con sede a Udine e a Gemona del Friuli, specializzato nell’area della riabilitazione.
 
I presidi ospedalieri specializzati assicurano le funzioni “hub” per l’intero territorio regionale.

Il sistema di emergenza urgenza territoriale
Il 118 viene ripensato in una logica di unitarietà, al fine di garantire omogeneità negli standard di risposta. A tal fine viene dato il ruolo di coordinamento dell’intero sistema dell’emergenza all’ARCS, l’Azienda regionale di coordinamento per la salute, che assicura la funzione di coordinamento cattraverso:
a) la gestione diretta della struttura operativa regionale emergenza sanitaria (SORES);
b) la predisposizione della proposta di Piano regionale di emergenza-urgenza extraospedaliera, da sottoporre all’approvazione della Giunta regionale;

Centro di formazione per l’assistenza sanitaria
L’Azienda regionale di coordinamento per la salute assume, inoltre, la funzione di Centro per la formazione in sanità per la formazione specifica in medicina generale nonché la formazione continua prevista dagli accordi collettivi nazionali per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, i medici pediatri di libera di scelta, i medici specialisti ambulatoriali interni, i medici veterinari ed altre professionalità sanitarie ambulatoriali.

Soggetti erogatori privati accreditati
Con deliberazione della Giunta regionale sarà definito il modello di concorrenza, anche modulare, per la regolazione del rapporto con i soggetti erogatori privati accreditati.

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