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Lunedì 30 SETTEMBRE 2019
ESMO. Tumore del polmone, biopsia liquida efficace per individuare pazienti adatti ad alecitinib

Presentati a Barcellona i risultati dello studio BFAST che ha evidenziato una sovrapposizione nell'efficacia di alecitinib nel trattamento di pazienti classificati dopo un semplice prelievo di sangue rispetto a quelli che si sottoponevano a biopsia. Prosegue inoltre la ricerca di una tecnica per la diagnosi di tumore da DNA libero circolante

Funziona la biopsia liquida che individua la popolazione di pazienti da destinare alla terapia con alecitinib. Lo studio BFAST, presentato oggi al meeting annuale dell'European Society of Medical Oncology di Barcellona da Shirish Gadgeel, dell'Università del Michigan di Ann Arbor, ha evidenziato che l'87,4% dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule e con traslocazione del gene ALK (NSCLC ALK+) individuata da campioni ottenuti con un semplice prelievo di sangue ha risposto alla terapia target. Una percentuale in linea con i tassi di risposta oggettiva (ORR) ottenuti quando la valutazione dello stato di ALK è stata fatta su tessuto prelevato con una biopsia classica.
 
Dal trial clinico di fase II/III, in cui i pazienti adatti a ricevere alecitinib sono stati individuati attraverso FoundationOne, una tecnologia che consente di determinare sul DNA tumorale circolante quattro classi di alterazioni genetiche, tra cui appunto ALK, e l'instabilità dei microsatelliti, i ricercatori hanno dunque potuto confermare l'affidabilità del metodo.
 
“Nel caso dei pazienti con NSCLC ALK+, una diagnosi precisa può fare la differenza perché le persone che soffrono di questo tipo di cancro possono oggi beneficiare di farmaci a bersaglio molecolare molto efficaci”, ha sottolineato Silvia Novello, dell'Università di Torino e responsabile del SSD Oncologia Polmonare all'AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano.
 
E il risultato è ancora più interessante se si tiene conto delle disparità che ci sono in Italia nell'accesso agli esami specifici che consentono di individuare i pazienti adatti a ricevere determinate terapie. Secondo l'oncologa, infatti, “il 50% dei centri in Italia lavora sull'istologia, ma uno su due lavora ancora sulla citologia. Anche per questo è importante sviluppare tecnologie che facilitino e velocizzino il lavoro degli oncologi quando scelgono la migliori terapie per i loro pazienti”, ha concluso Novello.
 
All'ESMO2019 si è parlato anche della possibilità di diagnosticare il tumore attraverso l'analisi del DNA libero circolante con la tecnica del sequenziamento di nuova generazione (NGS) per individuare le metilazioni sul DNA. La nuova tecnica è stata spiegata da Geoffrey Oxnard, del Dana-Faber Cancer Center di Boston.
 
L'esame consentirebbe di rilevare più tipologie di tumore, oltre 20, individuando anche la localizzazione del tessuto di origine (TOO), dall'esofago allo stomaco, dalla vescica al tumore, al seno. I campioni usati per la sperimentazione provenivano dai due studi osservazionali Circulating Cell-free Genome Atlas e STRIVE. Il DNA circolante libero (cfDNA) è stato ricercato in quasi 3.600 campioni, di cui 1.530 di persone con cancro in qualsiasi stadio.
 
La specificità del test è stata del 99,4%, ovvero solo lo 0,6% dei risultati avrebbe indicato in modo non corretto la presenza del tumore. La sensibilità complessiva nell'individuare tumori ad alta mortalità sarebbe stata del 76%, andando però dal 32% di sensibilità nell'individuare tumori in stadio I al 93% per quelli di stadio IV. Mentre complessivamente, considerando cioè anche i tumori a più bassa mortalità, la sensibilità sarebbe stata del 55%. Infine, nel 97% dei campioni di cui si conosceva l'origine, l'esame sarebbe riuscito a indovinare la localizzazione nell'89% dei casi, anche qui con delle differenze. Il tumore del polmone, infatti, sarebbe stato più facilmente localizzabile rispetto all'adenocarcinoma, 84% vs 58%, mentre per il tumore del seno, quello HR negativo sarebbe stato individuabile nel 66% dei casi, rispetto al 20% di quello HR positivo.
 
Il principio di questo esame è leggermente diverso dalla biopsia liquida perché non identifica le mutazioni genetiche o altre caratteristiche alterazioni del DNA correlabili con il cancro, ma intercetta le 'metilazioni' sul DNA, un processo attraverso il quale i geni vengono attivati o disattivati. In molti casi, secondo i ricercatori americani, un'alterazione dei patterns delle metilazioni sarebbe più indicativo della presenza del tumore e della sue tipologia, rispetto alle mutazioni.
 
Sabina Mastrangelo
 

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