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Sabato 28 SETTEMBRE 2019
E se tassassimo le E-cig?
Gentile Direttore,
in queste settimane vengono proposte nuove tassazioni su merendine, bevande gassate, alcolici e altro, ma non si è sentito parlare della necessità di tassare molto più significativamente il fumo. In realtà, il fumo di sigaretta tradizionale è un major player nel rischio cardiovascolare ed anche le nuove sigarette elettroniche sono un’abitudine voluttuaria e non certo positiva.
Il ruolo e l’impatto delle sigarette elettroniche continua a rappresentare un’importante fonte di dibattito che nasce dalla loro promozione come prodotto che, rispetto alle sigarette tradizionali, viene tra l’altro percepito come qualcosa che può comportare un minor rischio cardio-oncologico. In effetti, chi sostituisce completamente le sigarette contenenti tabacco combustibile con quelle elettroniche (in cui sono presenti ‘solo’ nicotina e/o aromi), è esposto a una minor esposizione alle numerose sostanze tossiche (come, ad esempio, l’acido cianidrico, l’ammoniaca, la formaldeide, il monossido di carbonio) e cancerogene (come, ad esempio, l’arsenico, il benzene, il cadmio, il polonio) tipiche del fumo di sigarette tradizionali.
Tuttavia, le sigarette elettroniche producono dei vapori non presenti nelle sigarette tradizionali di cui, a tutt’oggi, non si conoscono bene gli effetti sull’organismo. E a tal proposito, negli Stati Uniti, primo Paese in cui sono state commercializzate, cominciano ad essere riportati dati riguardanti centinaia di consumatori di e-cig che hanno evidenziato danni all’apparato respiratorio (con una decina di casi mortali).
Inoltre, basandoci sulle evidenze presenti nella letteratura cardiovascolare, è stato riportato che le sigarette elettroniche aumentano, nel breve periodo, la frequenza cardiaca e lo stress ossidativo (vedi l’aumento della disfunzione endoteliale e della rigidità dei vasi arteriosi)
Un altro punto controverso è se esse possano essere di aiuto per smettere di fumare, come propagandato dalla pubblicità e come obiettivamente auspicabile. Ciò perché le evidenze ci indicano, invece, che spesso le persone fumano entrambe i tipi di sigarette. Inoltre, diversi ex-fumatori sono portati a riprendere a fumare, seppure solo le sigarette elettroniche, e i non fumatori, soprattutto giovani, spesso attirati anche dagli aromi presenti nelle sigarette elettroniche, sono indotti a iniziare a fumarle.
Certo, non è sempre facile interpretare i dati presenti in letteratura, sia epidemiologici che sul rischio, legati all’uso delle e-cig, per la possibile presenza di un evidente conflitto di interesse. In altre parole, spesso (non sempre) gli studi che sottolineano, ad esempio, la ‘sicurezza’ delle sigarette elettroniche, sono stati sponsorizzati dall’industria.
Pertanto, a tutt’oggi, è giusto basarci sul principio di cautela e, come SIPREC, intendiamo sottolineare l’importanza di basarci su alcuni punti ben precisi: c’è bisogno di studi indipendenti a lungo termine per chiarire i reali effetti delle sigarette elettroniche sul rischio cardiovascolare (ma anche polmonare e oncologico) e la loro minor rischiosità rispetto alle sigarette tradizionali; gli aromi dovrebbero essere proibiti, sia per motivi di sicurezza che per il pericolo di attrazione nei confronti dei giovani; le sigarette elettroniche dovrebbero essere sottoposte alle stesse restrizioni a cui sono soggette le sigarette tradizionali, sia in termini di marketing (pubblicità, etichettatura dei pacchetti), che di proibizione nei luoghi pubblici, in modo da proteggere dai ‘vapori’ passivi; la tassazione dovrebbe essere adeguata a scoraggiarne l’uso soprattutto tra i giovani. Insomma, occorre pensarci: tassare il fumo può essere una potente arma per migliorare la prevenzione cardiovascolare.
Massimo Volpe
Professore Ordinario di Cardiologia
Facoltà Di Medicina e Psicologia , Università di Roma Sapienza
Presidente Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC)
Roberto Volpe
Ricercatore del CNR
Delegato della SIPREC presso lo European Heart Network (EHN)
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