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Venerdì 20 SETTEMBRE 2019
EASD/ Diabete: gli esperti propongono di modificare i criteri diagnostici della curva da carico di glucosio
Un valore di glicemia uguale o superiore a 209 mg/dl, alla prima ora del test di carico orale di glucosio identifica i soggetti con diabete tipo 2 con un’accuratezza maggiore della glicemia a digiuno (≥ 126 mg/dl).e dell’emoglobina glicata (≥ 6,5% o ≥ 48 mmol/mol). Il test ‘accorciato’ a un’ora permette inoltre di risparmiare risorse e spazi in ambulatorio. I risultati arrivano da uno studio internazionale al quale ha preso parte la Società Italiana di Diabetologia. Il prossimo dicembre in occasione del congresso dell’IDF in Corea, verrà proposto alle autorità regolatorie internazionali di inserire nelle linee guida il nuovo criterio diagnostico.
La classica curva da carico di glucosio, uno dei tre test validati per la diagnosi di diabete, potrebbe vivere presto una seconda vita, grazie ai risultati di uno studio internazionale al quale hanno preso parte anche dei gruppi di ricerca italiani, presentato in occasione della 55° edizione del congresso dell’EASD (European Association for the Study of Diabetes). Lo studio, che ha coinvolto 12 centri in tutto il mondo, arruolando 21.641 partecipanti, ha dimostrato che il valore della glicemia alla prima ora del test da carico orale di glucosio consente di individuare con maggior accuratezza i soggetti affetti da diabete. Un valore di glicemia uguale o superiore a 209 mg/dl, dopo un’ora dal test di carico orale di glucosio (75 grammi di glucosio sciolti in 300-500 ml di acqua) consente di identificare soggetti con diabete tipo 2 con una sensibilità del 91% (la percentuale dei ‘veri positivi’) e una specificità del 92% (la percentuale dei ‘veri negativi’).
Alla ricerca ha partecipato la Società Italiana di Diabetologia (SID) tramite la coorte dello studio GENFIEV (Genetics, PHYsiopathology, and Evolution of Type 2 diabetes) e quella dello studio CATAMERI (CATAnzaro MEtabolic RIskfactors), coordinato dal professor Giorgio Sesti, past president della Società Italiana di Diabetologia e presidente della Fondazione Diabete Ricerca.
“L’importanza di questo studio – sottolinea il professor Sesti – è quella di avere fatto emergere l’utilizzo a scopo diagnostico dei valori della glicemia ad un’ora dall’assunzione di un carico orale di glucosio, per individuare non solo le persone a rischio di diabete tipo 2, ma anche di coloro che hanno già la malattia conclamata, attraverso un test ambulatoriale di breve durata (solo un’ora tra il prelievo basale e quello dopo carico di glucosio, contro le due ore attuali), comunemente eseguito e dai costi assai limitati. Il tema dell’utilizzo del test a 1 ora da carico orale di glucosio è rilevante tanto che sarà anche oggetto di un simposio al prossimo meeting dell’International Diabetes Federation che si terrà in Corea dal 2 al 6 dicembre . In tale occasione verrà ufficialmente avanzata alle autorità regolatorie di tutto il mondo la richiesta di contemplare l’ingresso di questi nuovi parametri diagnostici all’interno delle linee guida sul diabete ”.
Questo test – prosegue il professor Sesti – ad elevata sensibilità e specificità, potrebbe aiutare a superare le attuali discrepanze dei test diagnostici basati sulla glicemia a digiuno, sulla misura della emoglobina glicosilata e sulla glicemia a 2 ore dal carico orale di glucosio. Infatti dati italiani ci dicono che il 47% dei soggetti diagnosticati come ‘diabetici’ attraverso la misurazione dell’emoglobina glicata non risultano diabetici al test a 2 ore di carico orale di glucosio; mentre il 53,4% dei soggetti diagnosticati con carico orale di glucosio a 2 ore non risultano diabetici secondo i criteri dell’emoglobina glicosilata”.
Un altro studio italiano, realizzato di recente dal gruppo del professor Giorgio Sesti, aveva dimostrato che un valore di glicemia maggiore di 155 mg/dl, alla prima ora del test da carico orale di glucosio è in grado non solo di identificare i soggetti con ‘pre-diabete’, ma anche un gruppo di soggetti con una ancora normale tolleranza al glucosio (dunque ‘invisibili’ alle strategie di prevenzione) che presentano però un rischio aumentato del 400% di sviluppare diabete conclamato entro i successivi 5 anni.
Il diabete è una condizione sempre più diffusa in Italia. I dati più recenti dell’Osservatorio ARNO Diabete, nato da una collaborazione tra Società Italiana di Diabetologia (SID) e CINECA, documentano nel nostro Paese un tasso di prevalenza totale del diabete pari al 6,34%. Accanto ai casi noti ci sono anche numerosi casi di diabete misconosciuto che, secondo stime recenti, corrispondono a circa il 20% del totale. Quindi la prevalenza complessiva del diabete in Italia si attesta ragionevolmente intorno all’8%. Ci sarebbero insomma circa 4 milioni di casi noti e 1 milione di casi di diabete misconosciuti. Inoltre, circa 10 milioni di persone hanno una forma di ‘prediabete’ (alterata glicemia a digiuno e/o ridotta tolleranza glucidica), un pregresso diabete gestazionale o familiarità primo grado per diabete o obesità o sovrappeso centrale. Di questi, circa 2 milioni svilupperanno il diabete nei successivi 10 anni, se non verrà fatto qualcosa per evitarlo. La malattia è complessa, seria e potenzialmente grave: la prevalenza e l’incidenza delle complicanze cardio-vascolari (infarto del miocardio, ictus, vasculopatia periferica) risulta aumentata da 2 a 3 volte nelle persone con diabete tipo 2 rispetto alla popolazione non diabetica. “Di questo – conclude il professor Sesti - non c’è sufficiente percezione e la conseguenza è una insufficiente determinazione nella identificazione sia dei soggetti a rischio di malattia sia di coloro con diabete misconosciuto”.
I ‘numeri’ del diabete e del pre-diabete
OGTT(test del carico orale di glucosio): si effettua presso un laboratorio analisi la mattina a digiuno. Dopo un primo prelievo, che serve a determinare la glicemia basale a digiuno (tempo 0’), al paziente viene fatta bere una soluzione di 75 gr di glucosio disciolti in 300-500 ml di acqua. Quindi si procede a misurare la glicemia dopo 60 minuti e dopo 120 minuti.
Gli attuali criteri diagnostici sono:
- glicemia a 2 ore dall’OGTT ≥ 200 mg/dl = diagnosi di diabete
- glicemia a 2 ore dall’OGTT tra 140 e 199 mg/dl = ridotta tolleranza al glucosio (IGT, impaired glucose tolerance)
Oltre al diabete, esistono altri stati di disglicemia (“pre-diabete”). I valori dei seguenti parametri diagnostici consentono di individuare soggetti a rischio di diabete e malattie cardiovascolari:
- glicemia a digiuno 100-125 mg/dl (alterata glicemia a digiuno o impaired fasting glucose, IFG);
- glicemia a 2 ore dopo carico orale di glucosio 140-199 mg/dl (ridotta tolleranza al glucosio o impaired glucose tolerance, IGT)
- emoglobina glicata (HbA1c) 42-48 mmol/mol (6,00-6,49%) : IGT
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