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Sabato 14 SETTEMBRE 2019
Carenza medici. Denuncia Fnomceo: “Rende difficile anche l’aggiornamento professionale”

Dalla V edizione delle Giornate di approfondimento sulla Formazione del medico di Bari i medici lanciano l’allarme anche sulle conseguenze dal lato formativo della carenza di personale. “Come conseguenza dei tagli di risorse e di personale in Sanità degli ultimi anni, a molti medici non vengono garantite le 4 ore settimanali di formazione obbligatoria previste da contratto”.

Si è chiusa questa mattina a Bari la V edizione delle Giornate di approfondimento sulla Formazione del medico, organizzate dall’Ordine dei medici di Bari, in collaborazione con Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici).
 
Il convegno si è focalizzato sui diversi fattori di natura extra-scientifica - fattori economici, legali, organizzativi - che incidono sul lavoro del medico e quindi sulla definizione della sua formazione. “In un sistema complesso come è oggi la Sanità, il ruolo e l’attività del medico sono condizionati da fattori che esulano dal contesto tecnico-scientifico ed appartengono alla sfera giuridica, economica, istituzionale.  - spiega Franco Lavalle, Vicepresidente dell’Ordine dei medici di Bari e responsabile scientifico del convegno - “Il convegno ha cercato di indagare come tutti questi fattori incidano sull’operato del medico, quali conseguenze abbiano sul paziente e come si riflettano sul modello di medico cui tendiamo e sulla sua formazione.”
 
“Le Giornate di approfondimento sulla formazione del medico sono un’occasione importante di confronto per migliorare il sistema ECM - commenta Filippo Anelli, che a Bari è stato presente anche in qualità di vice Presidente della Commissione Nazionale per la Formazione Continua - “Il sistema di educazione continua in medicina sta infatti fronteggiando al momento alcune criticità, a partire dalla burocrazia e dalla carenza di tempo. Come conseguenza dei tagli di risorse e di personale in Sanità degli ultimi anni, a molti medici non vengono garantite le 4 ore settimanali di formazione obbligatoria previste da contratto.”
 
“Per facilitare la messa in regola dei colleghi, in questo periodo di transizione abbiamo accorpato i due trienni formativi in un unico periodo 2014-2019 in cui è possibile acquisire i crediti. La Fnomceo ha istituito un Gruppo di lavoro dedicato all’ECM che sta operando sulle diverse criticità. Per rispondere meglio ai bisogni dei medici, abbiamo accresciuto le possibilità dell’autoformazione, della FAD offerta gratuitamente attraverso il portale Fnomceo e stiamo attivando percorsi relativi al dossier formativo di gruppo e alla messa a frutto delle buone pratiche come modalità di aggiornamento non formale utili al miglioramento della professione.” - continua Filippo Anelli.
 
Il convegno ha messo insieme voci diverse, provenienti dal mondo della medicina, dell’Università, dell’economia, della filosofia, delle istituzioni, dei sindacati per costruire un quadro d’insieme capace di valutare tutti i complessi aspetti che si riflettono sul medico e sul suo ruolo all’interno della società odierna, ma anche su come la formazione possa contribuire a ridefinire il nostro modello di medicina.
 
Dalle Giornate è emersa l’importanza della formazione dei professionisti per garantire la qualità delle cure, nonché come la quantità delle risorse dedicate incidano sul livello di aggiornamento. Il possibile impatto del regionalismo differenziato sulla formazione del medico è stato affrontato da Roberto Stella, Coordinatore dell’area strategica della formazione della Fnomceo, che ha evidenziato la necessità di superare un quadro già ora molto frammentato negli indirizzi formativi.
 
L’esistenza per esempio di 20 percorsi profondamente diversi per le Scuole regionali della medicina generale mina l’uniformità dei percorsi formativi, come se un medico di famiglia della Val d’Aosta fosse diverso da un medico della Puglia. Occorre avere le medesime competenze a livello nazionale e quindi standard formativi e curricula uniformi, per assicurare percorsi di diagnosi e cura uguali in tutto il Paese.
 
L’esigenza per il sistema pubblico di garantire standard di sicurezza e qualità al cittadino è stato ribadito anche da Silvio Brusaferro - Presidente dell’Istituto superiore di Sanità, che ha evidenziato la portata innovativa delle linee guida della Legge Gelli come strumento importante, che deve però inserirsi in un quadro più articolato, fatto di raccomandazioni ministeriali, buone pratiche ISS e Agenas, percorsi diagnostico -terapeutici (PDTA) e linee guida internazionali. Linee guida e LEA sono i due volti dell’eccellenza sanitaria italiana secondo Renato Balduzzi - già Ministro della salute, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha invitato a un rinnovamento lessicale in Sanità, per evitare pericolosi fraintendimenti, a partire dal fatto che le ASL, benché si chiamino ‘aziende’  non debbano avere obbiettivi di profitto, ma obiettivi di salute.
 
Sempre a proposito di linee guida Silvestro Scotti - Segretario nazionale della Fimmg - Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, ha evidenziato invece le difficoltà del medico di famiglia a confronto con percorsi standardizzati, che non tengono in considerazione l’esperienza della buona pratica clinica, la personalizzazione delle cure che storicamente i medici di medicina generale applicano e il reale accesso dei pazienti alle terapie.
 
Nel corso del convegno sono stati inoltre consegnati da Piero Scalera, coordinatore del Corso di formazione specifica in Medicina Generale della Regione Puglia, i Premi alle migliori tesi di Laurea in Medicina Generale, assegnati ogni anno dall’Ordine dei medici di Bari per promuovere le attività scientifiche in ambito medico e premiare l’impegno dei giovani ricercatori sul territorio:
1° Classificato Ilaria Vogliacco (tesi di laurea sulla steatosi epatica non alcolica)
2° Classificato Tiziano Perrone(tesi di laurea sull’aderenza, compliance ed empowerment nel paziente affetto da patologie croniche respiratorie)
3° Classificato Domenica Cassano(tesi di laurea sulla gestione del paziente con vertigini nell’ambulatorio di medicina generale)
Menzioni: Angelica Giampetruzzi e Fabio Prota.

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