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Venerdì 06 SETTEMBRE 2019
“Contro la violenza, uscire dalla crisi della professione”. La Fnomceo negli ospedali di Napoli

La Federazione attraverso i suoi rappresentanti guidati dal presidente Anelli ha visitato tre ospedali partenopei (Santobono-Pausilipon, Pellegrini, Ospedale del Mare). “Abbiamo incontrato realtà difficili, luoghi di eccellenza sanitaria ma anche scenari di guerra, dove tanto più evidenti sono le disuguaglianze nell’accesso alle cure e nella tutela della salute”.

Luoghi di confine, di frontiera: dove una sottile linea divide la vita dalla morte, separa la sofferenza dalla guarigione. A volte, la lucidità dalla violenza. Non parliamo di un fronte di guerra. Questi luoghi sono i pronto soccorso dei nostri ospedali, la sottile linea che menzioniamo non è rossa ma bianca: gli eroi che la compongono sono i medici, difensori del diritto alla salute dei cittadini ma spesso bersaglio della disperazione, della rabbia, della paura dei cittadini stessi. 

È dolce-amaro il retrogusto del bilancio del giro degli ospedali napoletani compiuto questa mattina dai rappresentanti della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), insieme a quelli degli Ordini campani: Santobono-Pausilipon, Pellegrini, Ospedale del Mare. Dall’equipe che salvò la vita alla piccola Noemi, vittima innocente di una sparatoria, al personale dell’ospedale del quartiere Spaccanapoli, che porta ancora sulle scale del pronto soccorso - e negli occhi di medici e infermieri - i segni dei proiettili sparati verso un’ambulanza, sino ad arrivare all’ospedale del Mare, progettato per resistere ai terremoti ma non alla violenza dei pazienti esasperati. 

“Abbiamo incontrato realtà difficili - ha sintetizzato il presidente Fnomceo, Filippo Anelli, ringraziando gli Ordini campani -, luoghi di eccellenza sanitaria ma anche scenari di guerra, dove tanto più evidenti sono le disuguaglianze nell’accesso alle cure e nella tutela della salute, disuguaglianze che affondano le loro radici nelle disparità economiche e sociali”. 

“Due giorni fa, nel fare gli auguri al nuovo Ministro della Salute, Roberto Speranza, ho espresso un auspicio e ho chiesto un impegno: che la Sanità non sia più ancella dell’economia, ma campo di espressione dei diritti dei cittadini - ha concluso -. È questa la chiave per uscire dalla crisi della professione, che ha nella violenza uno dei suoi sintomi più terribili. Non dobbiamo arrenderci a quegli stravolgimenti che rendono la Professione meno libera, regolata da linee guida, piattaforme   informatiche, algoritmi anziché dall’etica, dall’autonomia e dalla responsabilità. Noi non siamo medici di Stato, non vogliamo una medicina di Stato né una prescrizione di Stato. Noi siamo i medici dei cittadini, i loro alleati nella malattia, i custodi dei loro diritti: è da qui che dobbiamo, tutti insieme, ripartire”.


Prossimo appuntamento, il 13 settembre a Bari, con la Giornata contro la violenza verso gli operatori sanitari. 

Prima tappa: l’Ospedale pediatrico Santobono Pausilipon 

La piccola Noemi sta bene, ha passato le vacanze al mare, e i genitori hanno mandato ai medici un filmato in cui sguazzava felice nell’acqua. A dare la bella notizia, Anna Maria Minicucci, Direttore Generale dell’Azienda ospedaliera di rilievo nazionale Santobono Pausilipon, prima tappa della visita dell’Esecutivo Fnomceo. Si è voluti partire da questo ospedale pediatrico, eccellenza della sanità campana ma anche nazionale, perché - come ha spiegato Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli - “non solo i bambini sono l’inizio di tutto, il futuro, ma perché vogliamo partire dalla buona sanità per far capire quello che fanno i medici, gli operatori sanitari, e di conseguenza, far comprendere che chi aggredisce un medico aggredisce se stesso”.

“E poi la vita, chi te la salva?” è il claim della nuova campagna dell’Ordine dei Medici di Bari, patrocinata dalla Fnomceo. Noemi, rimasta coinvolta in una sparatoria, ha avuto salva la sua grazie alla competenza della equipe chirurgica dell’ospedale. Come lei, molti altri bambini, che si trovano accolti, insieme ai loro genitori, cui viene anche dato alloggio in caso di emergenza, in quella che diventa quasi una famiglia allargata, tanto che molti pazienti rimangono in contatto con i professionisti anche dopo la guarigione.

“Per noi essere qui significa riconoscere le competenze di una professione che non ha confini. Competenze che quando possono essere espresse sono espresse in ogni parte di questo grande Paese che è l'Italia, che ha dei grandi professionisti, e questi professionisti riescono a fare cose straordinarie quando non sono oppressi dalla burocrazia e dai limiti all'espressione della loro professione - ha dichiarato Anelli -. Senza una relazione vera con il paziente non si può esercitare questa professione, e questa è la risposta migliore che possiamo dare a chi oggi pensa che un robot, una piattaforma informatica, possa in qualche maniera sostituire l'attività del medico. Ma la Professione non consiste solo nel saper mettere nelle giuste caselle le variabili che portano poi a fare la diagnosi, la prescrizione. Significa anche e soprattutto saper interpretare i bisogni del cittadino, cosa che soltanto l'empatia, e talvolta la compassione, permettono di fare”.

Seconda tappa:il Vecchio Pellegrini

Fuori dal cortile dell’ospedale, la vita pulsante di Spaccanapoli, l’arteria che taglia in due la città. Un’ambulanza si fa strada a stento tra la folla, entra nel pronto soccorso. Alcuni medici e pazienti salgono le scale del pronto soccorso: si nota, al centro, il foro di un proiettile.
Siamo all’ospedale Vecchio Pellegrini, uno dei più antichi di Napoli: nasce nel 1578 come arciconfraternita, con la chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, per dare accoglienza ed assistenza ai fedeli di passaggio in città diretti ai vari santuari italiani. Qui, la notte del 17 maggio, un uomo a volto coperto ha sparato una raffica di colpi verso quel cortile, quella scalinata che avevano appena accolto un ragazzo ferito da un’arma da fuoco. 

È proprio in questo scenario che viene ricevuta la delegazione della Fnomceo.
“La sera stessa, abbiamo avuto un’altra aggressione, anche se nessuno ne ha parlato - racconta il Commissario straordinario della ASL Napoli 1, Ciro Verdoliva.

Le aggressioni, qui, sono all’ordine del giorno. Così come è normale, per i familiari, pretendere  di entrare a tutte le ore nei reparti, incuranti degli orari di visita, di presenziare ai controlli, di dire la propria sulle terapie. Una situazione insostenibile, tanto che medici e infermieri hanno organizzato, il 27 maggio scorso, un flash mob per chiedere pene severe per chi colpisce un medico. Le stesse che hanno chiesto oggi i vertici della Fnomceo e degli Ordini, insieme alla procedibilità d’ufficio. Perché, soprattutto in contesti come questo, molti medici hanno paura a denunciare.

Terza tappa: l’Ospedale del Mare
Finisce qui la visita della Fnomceo. L’Ospedale del Mare, aperto nel 2015 dopo un percorso durato dodici anni, è oggi uno dei pilastri dell’assistenza metropolitana. Prima della visita ai reparti, la Fnomceo ha incontrato i rappresentanti del personale, insieme all’ingegener Verdoliva.

"Ho chiesto al ministro Speranza che questa sanità smetta di essere ancella dell’economia, che abbia una sua dignità, correlata a quelli che sono i suoi reali bisogni - ha ribadito Anelli -. Il nostro impegno come Federazione è quello di dare un senso agli Ordini, quello di riscoprire una professione che ha un valore straordinario nella società odierna: il medico ha un ruolo sociale importante perché al medico il cittadino chiede di riconoscergli un diritto, quello che qualcuno tuteli la sua salute. I medici oggi sono coloro che rendono possibile l’applicazione della Costituzione, che prevede il diritto dei cittadini, anzi delle persone, tutte le persone, alla salute, all’uguaglianza, alla cittadinanza in questo grande Paese”.
 

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