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Venerdì 24 FEBBRAIO 2012
Far certificare i bilanci della sanità da soggetti terzi? Evitiamo di morire di rating
La proposta del presidente della Toscana di affidare a soggetti terzi la certificazione dei conti della sanità è suggestiva ma o sconsiglia l’esperienza negativa delle società di rating e appare anche contraddittoria rispetto a quanto previsto dalla legge sul federalismo fiscale
La proposta lanciata dal Presidente della Toscana Enrico Rossi di fare certificare i debiti della sanità da soggetti terzi merita qualche riflessione.
Quanto alle finalità sono d’accordo, sostengo infatti - oramai da oltre un decennio - la logica che i conti della sanità debbano essere a posto, nel senso di essere certi e veritieri. Ciò rappresenta un obbligo giuridico, sensibilmente punito in suo difetto, sia sotto il profilo penale che della responsabilità contabile, oltre che sanzionato amministrativamente a carico di chi non lo garantisce.
D’altronde, l’attuazione della vigente Costituzione (art. 119) e della successiva legge delega (42/09) lo ribadiscono. Ne sanciscono la puntualità e ne impongono la “prova democratica”, nel senso che la correttezza della gestione contabile debba essere provata ai cittadini elettori dai presidenti delle regioni, in occasione di ogni scadenza elettorale. Ogni inadempimento, in tal senso, è severamente punito con il c.d. fallimento politico, che comporta la ineleggibilità dei colpevoli per i successivi 10 anni, dall’ultimo dei decreti attuativi del federalismo fiscale (149/11). Il provvedimento, questo, impugnato davanti alla Consulta proprio dalla regione Toscana.
La previsione dell’inserimento nella Carta costituzionale dell’obbligo di pareggio di bilancio comporterà una grande riforma per tutto il sistema autonomistico, atteso che lo stesso inciderà direttamente nei suoi comportamenti gestionali.
Tale obbligo, infatti, inciderà sul bilancio della Repubblica e, quindi, su tutte le sue componenti istituzionali, a cominciare dalla Stato, per finire ai comuni, passando per le regioni e le province.
Proprio per questo motivo, il sistema autonomistico, tenendo conto di quanto precisato nel d.lgs. che armonizza bilanci e sistemi contabili (118/11), dovrà garantire il suo equilibrio economico, non producendo alcun deficit corrente.
Con l’introdotto federalismo fiscale una tale aspettativa istituzionale sarà verosimilmente più garantita, dal momento che ogni sforamento di spesa, rispetto ai criteri dei costi/fabbisogno standard, andrà ad incidere direttamente nelle tasche dei cittadini. Questi ultimi saranno, parimenti, più attenti nel rieleggere i responsabili e, di conseguenza, gli eletti saranno più diligenti nel governo economico degli enti cui sono preposti.
Il presidente Rossi, tra l’altro, di esperienze negative in certificazione dei bilanci ne dovrebbe sapere qualcosa. Meglio sarebbe battersi per riformare tutto il sistema della governance dei controlli.
Continuando così, si rischia altrimenti, di morire di rating.
Prof. avv. Ettore Jorio
Docente di diritto sanitario all’Università della Calabria
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