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Lunedì 15 LUGLIO 2019
Al PS via i codici a colori. Arrivano i numeri. Zalukar (Anaao): “Rischio errori e nuovi costi”

Adeguarsi a un nuovo sistema dopo 20 anni di applicazione del vecchio può già rappresentare una difficoltà, ma il sindacalista evidenzia come i rischi più gravi derivino dal fatto che il 118 continuerà ad operare con il sistema a colori: “Possiamo già ipotizzare dei possibili errori fra colori e numeri”. Inoltre, per fare parlare tra loro i due modelli bisognerà modificare i software, con i relativi costi di adeguamento e formazione del personale. Da Zulakar dubbi anche sulla riduzione dei tempi di attesa.

La proposta del Ministero della Salute che rivede l’accesso e l’attesa dei servizi di emergenza in tutti gli ospedali dello Stivale prevedendo anche il passaggio dal colore ai numeri per indicare la gravità dei casi nel triage non convince Walter Zalukar, ex primario in pensione del pronto soccorso dell’Ospedale Cattinara di Trieste e coordinatore Anaao Assomed Macroarea Giuliano-Isontina.
 
Nel vecchio sistema le emergenze erano classificate in base a dei colori di appropriatezza. Ora attraverso a dei numeri. Cosa ne pensa?  
Il codice colore non ha mai rappresentato un problema, invece potrebbe essere proprio il passaggio da codice colore a codice numerico a dare problemi considerato che medici, infermieri e gli stessi utenti, sono abituati da almeno 20 anni ai codici colore. Da non trascurare poi, che il sistema colori per il 118 rimangono, quindi possiamo già ipotizzare dei possibili errori fra colori e numeri. Inoltre, per fare parlare tra loro i due modelli bisognerà modificare i software di triage dei pronto soccorso, nonché i software regionali e nazionali che raccolgono ed elaborano questi dati, con i relativi costi a cui aggiungere la spesa per la formazione di migliaia di infermieri e per la pubblicizzazione alla popolazione dei nuovi codici. 

Oltre al numero di questa scala da 1-5, la novità è che  l’operatore dovrà rispettare anche i tempi. Per gli utenti dovrebbe essere un passo avanti. Per gli operatori sanitari?
Attualmente i tempi di attesa in triage, ma non solo, sono intollerabili, ma si può pensare che basti un decreto per abbattere le code in pronto soccorso?  Sono molte le cause che determinano i tempi infiniti di attesa su una barella in pronto soccorso: tra le principali vi sono le carenze assistenziali extraospedaliere, l’esiguità di personale in pronto soccorso, l’indisponibilità di letti nei reparti di degenza, perennemente saturi. 

L'obiettivo di questo nuovo modello oltre che accorciare i tempi di attesa, ha come elemento di novità quello di restringere il margine di errori. Secondo lei può questo sistema porre dei rimedi?
Secondo il Ministero della Salute, la nuova codifica si proporrebbe di focalizzare l'attenzione sulle condizioni cliniche che rientrano nell'ambito dell'urgenza differibile. Ma come la sola trasformazione del codice, da colore a numero, possa consentire di meglio inquadrare clinicamente il paziente, per me rimane un enigma. Quindi no, non credo che si potrà restringere il margine di errori, perché nessun decreto, nessuna riforma potrà avere qualche effetto se prima non si interviene coprendo gli organici medici e infermieristici, assicurando spazi operativi adeguati, garantendo condizioni di lavoro sicure e dignitose.

Qualche suggerimento se fosse Lei a mettere mano all’accesso nei pronto soccorso 
Il Pronto Soccorso non è un’entità separata dal contesto sanitario in cui opera, si trova in prima linea ed è quindi la prima struttura a risentire del peggioramento/impoverimento del sistema sanitario pubblico. Da un lato vi è la cronica difficoltà a ricoverare in tempi ragionevoli a causa della carenza di posti letto in ospedale, dall’altra gli accessi aumentano a dismisura perché i pazienti che hanno bisogno di cure sul territorio, non le trovano se non in minima parte, e allora vanno in pronto soccorso perché non sanno a chi altro rivolgersi. Ma pur essendo in una posizione di prima linea il pronto soccorso è quasi ovunque trascurato, non essendo dotato delle risorse umane e logistiche di cui avrebbe bisogno per fronteggiare il carico di lavoro. E’ l’intero sistema che va messo in sicurezza. Credo che per cominciare servano tre cose: volontà politica, risorse sufficienti, competenze progettuali.

Endrius Salvalaggio

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