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Mercoledì 10 LUGLIO 2019
I pazienti candidabili ad un intervento di chirurgia bariatrica vengono ad oggi selezionati solo in base al loro indice di massa corporea. Ma secondo gli esperti di oltre 45 società scientifiche, queste indicazioni andrebbero riviste al più presto e integrate con altre caratteristiche del paziente; questo porterebbe ad ampliare sensibilmente il numero delle persone eleggibili a questi trattamenti. Ma intanto, anche con le indicazioni delle vecchie linee guida, negli Usa solo una persona su 8 di quelle con i requisiti per l’intervento riceve il trattamento.
Nel corso dell’Annual Minimally Invasive Surgery Symposium 2019 della global Academy for Medical Education, gli esperti del Wexner Medical Center della Ohio State University , insieme a quelli di 45 tra società scientifiche e mediche di tutto il mondo hanno lanciato un appello: le attuali linee guida sulle indicazioni alla chirurgia bariatrica vanno riviste urgentemente, per consentire ad un maggior numero di pazienti con patologie croniche, come obesità e diabete, di essere candidati a questa forma di trattamento.
L’obesità, che nei soli Stati Uniti riguarda 93 milioni di adulti, nel corso degli anni può complicarsi con la comparsa di diabete, malattie cardiovascolari e tumori.
“Come per qualunque patologia cronica – afferma Stacy Brethauer, chirurgo presso il Wexner Medical Center della Ohio State University – è fondamentale intervenire precocemente, anche con la chirurgia bariatrica. L’intervento chirurgico è di gran lunga l’approccio più di successo nel trattamento e nell’invertire il corso del diabete di tipo 2. E’ un po’ come trovarsi davanti un paziente oncologico; nessuno deciderebbe di attendere troppo per trattarlo; altrettanto dovrebbe avvenire con l’obesità. Sono purtroppo ancora in troppi a pensare che risolvere l’obesità sia solo questione di forza di volontà. Di certo i pazienti devono partecipare attivamente al processo di cura, adottando uno stile di vita sano, ma il trattamento più efficace resta spesso l’intervento chirurgico e questa opzione dovrebbe essere offerta a tutti coloro che possono trarne beneficio”.
Le indicazioni alla chirurgia bariatrica ad oggi in forza, risalgono a trent’anni fa e si basano in maniera arbitraria sull’indice di massa corporea (BMI) del paziente. Secondo i National Institutes of Health Consensus Conference Guidelines del 1991 I pazienti con indicazione chirurgica sono quelli con un BMI pari o superiore a 40 oppure con BMI pari o superiore a 35 in presenza di comorbidità quali diabete, malattie cardiovascolari e ipertensione.
Numerosi studi clinici nel frattempo hanno documentato i benefici della chirurgia bariatrica anche in pazienti con BMI inferiori a queste soglie. E l’American Society for Metabolic and Bariatric Surgery ha già redatto una bozza di nuove linee guida che contempla l’indicazione chirurgica anche per pazienti con un BMI inferiore a quello previsto dalle linee guida, in presenza di diabete.
“Il paziente che non viene sottoposto a intervento, come ben sappiamo – commenta Brethauer - presenterà una progressione della malattia e un accorciamento dell’aspettativa di vita. Tra l’atro, continuare ad aumentare il fabbisogno insulinico non modificherà la traiettoria del diabete.”.
Insomma secondo i chirurghi, è tempo per rimettere mano alle linee guida ampliando le indicazioni al trattamento che, al momento attuale, tagliano fuori dalla possibilità dell’intervento una vasta fascia di pazienti che potrebbero beneficiarne.
Già nel 2016 su Diabetes Care sono state pubblicate delle linee guida messe a punto nel corso del secondo Diabetes Surgery Summit per rendere e dotti medici e decisori politici dei benefici e dei limiti della chirurgia bariatrica nei pazienti con diabete di tipo 2. Queste linee guida hanno ricevuto l’endorsement di oltre 45 società scientifiche e mediche di tutto il mondo e hanno portato a richiedere ai decisori politici l’introduzione di adeguate politiche di rimborso.
“I dati nazionali – conclude Brethauer – ci dicono che due persone su tre sono in sovrappeso o obese e che fino all’8% è affetto da obesità patologica e rientrerebbe dunque nelle attuali indicazioni chirurgiche. E invece attualmente negli Usa vengono effettuati 250 mila interventi l’anno di chirurgia bariatrica, dunque appena l’1% dei pazienti candidabili all’intervento sulla base del BMI”.
Maria Rita Montebelli
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