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Giovedì 16 FEBBRAIO 2012
Lazio. Procura ha aperto un’indagine su Pronto soccorsi di Roma

La Procura di Roma aperto un fascicolo,contro ignoti e senza ipotesi di reato, per indagare sulle presunte carenze nei pronto soccorso degli ospedali della Capitale. Marino (Pd): “Situazione di fragilità. Una risoluzione va trovata con urgenza”.

Dopo la denuncia delle condizioni critiche in cui versano i Pronto soccorso di Roma, a partire dal San Camillo Forlanini e dal Policlinico Tor Vergata, la Procura di Roma ha deciso di aprire un fascicolo,contro ignoti e senza ipotesi di reato, per indagare sulle presunte carenze nei pronto soccorso degli ospedali della Capitale. “Si tratta di un sistema fragile, sottoposto a una consunzione preoccupante”, ha commentato il presidente della commissione di Inchiesta sul Ssn, Ignazio Marino (Pd). “E' chiaro – ha aggiunto - che una risoluzione va trovata con urgenza e ben vengano gli approfondimenti della Procura, purché non si inneschi un clima di caccia alle streghe che non gioverebbe a nessuno. A mio parere pazienti, medici, infermieri e tecnici sono tutti vittime, in diversa misura, di un sistema in grave difficoltà”.

Da un approfondimento avviato recentemente dalla commissione sulla situazione in cui versano i maggiori nosocomi della Capitale, risulta che al Pronto soccorso dell'ospedale San Camillo nel 2011 sono state accolte più di 63mila persone a fronte di circa 900 posti letto; il Sandro Pertini nello stesso anno ha assistito 78mila persone con soli 342 posti letto a disposizione. Stessa situazione anche all'ospedale Sant'Eugenio che, sempre nel 2011, ha accolto al pronto soccorso 59mila persone, avendo 339 posti per la degenza; o al San Giovanni che ha contato oltre 68mila accessi ed è dotato di 659 posti letto.

Per Marino “è chiaro che una politica di soli tagli è insufficiente oltre che miope: nel Lazio la giunta regionale ha tagliato 2.500 posti letto” (quasi 45 mila in tutta Italia dal 2000 al 2009). "Non si tratta necessariamente di un errore - ha aggiunto Marino -, ma bisogna accompagnare tale riduzione con l'avvio di soluzioni alternative. Investire sulla sanità territoriale, mettere a disposizione poliambulatori efficienti per gli ammalati con patologie croniche e per coloro che possono essere curati fuori dagli ospedali. Tutto ciò nel Lazio ancora manca in larga parte".
 

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