quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Sabato 08 GIUGNO 2019
Salvini apre a possibile rimpasto di Governo. A rischio il ministro della Salute. Perché si sta facendo terra bruciata attorno a Giulia Grillo?
Dalla giornata di ieri circolano con sempre più insistenza due nuovi nomi per il Ministero della Salute. In caso di assegnazione alla Lega in una logica di riequilibrio interno dei poteri tra i due alleati, la prima indiziata è Barbara Saltamartini. Se, invece, il dicasterodovesse rimanere in quota 5 stelle il posto di Grillo potrebbe esser occupato da Pierpaolo Sileri. A pesare potrebbero essere i ritardi su quei provvedimenti sui quali è più insistente il pressing della Lega: le autonomie regionali ed il superamento della legge Lorenzin sui vaccini.
“Io non chiedo nulla, ma se ci fosse necessità di una squadra più compatta e di una revisione del contratto, io ovviamente, come sempre sono disponibilissimo”. Così il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini, ieri a Pomeriggio Cinque, ha aperto all'ipotesi di un possibile rimpasto di Governo anche alla luce dei risultati delle elezioni europee che hanno visto ribaltare i rapporti di forza tra Lega e Movimento 5 Stelle.
Uno dei ministeri considerati più in bilico è quello della Salute. Probabilmente, non a caso, nella giornata di ieri si sono registrati due interventi che potrebbero risultare significativi alla luce delle parole di Salvini. In mattinata, a sostegno del ministro pentastellato è sceso in campo Beppe Grillo che, a proposito della risoluzione italiana per la trasparenza del prezzo dei farmaci approvata dall'Oms ha commentato: “Un risultato storico su un tema importantissimo, che ci ha visto sempre in prima linea: il costo dei farmaci. Bisogna essere orgogliosi di Giulia”.
Più tardi, in serata, è stata poi la stessa Giulia Grillo che, tornando sulle polemiche riguardanti la clausola di salvaguardia inserita dagli uffici del Mef nella nuova bozza di Patto per la Salute, ha minacciato le proprie dimissioni parlando di una proposta "politicamente irricevibile". Una mossa tatticamente intelligente. Il suo allontanamento potrebbe essere infatti ora letto come la rimozione di un personaggio 'scomodo' posizionatosi a difesa del Ssn contro il rischio dei possibili tagli alla sanità paventati dalla clausola voluta dal Ministero dell'Economia.
Nonostante ciò, in quelle stesse ore circolavano con sempre più insistenza due nuovi nomi per il Ministero della Salute. In caso di probabile assegnazione del dicastero alla Lega in una logica di riequilibrio interno dei poteri tra i due alleati, la prima indiziata è Barbara Saltamartini, attuale commissaria della Lega in Umbria. Da prendere in considerazione anche Luca Coletto, uomo di punta della Lega con una lunga esperienza da poter vantare nel settore, e già oggi sottosegretario alla Salute. Se, invece, il dicastero di Lungotevere a Ripa dovesse rimanere in quota 5 stelle il posto di Grillo potrebbe esser occupato da Pierpaolo Sileri, attuale presidente della Commissione Sanità del Senato.
Ma per quale motivo si sta facendo terra bruciata attorno a Grillo? Al di là del giudizio di merito sul suo operato, non si può certo dire che nel primo anno di Governo giallo-verde il Ministero da lei guidato sia rimasto con le mani in mano (vedi qui il bilancio dell'anno di Governo M5S-Lega).
Probabilmente Grillo potrebbe dover pagare dazio per i ritardi su quei provvedimenti sui quali è più insistente il pressing della Lega. Su tutti il processo che dovrebbe portare a maggiori autonomie per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Era il 21 dicembre 2018 quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al termine di un Consiglio dei Ministri, annunciava per il 15 febbraio 2019 la data della possibile firma dell'intesa. Tra ritardi e continui rinvii, arrivati a giugno, l'iter sembra ancora ben lontano dalla sua conclusione. E a pesare sono stati anche gli altoltà del M5S che chiedono tutele e garanzie per le altre Regioni a partire proprio dalla sanità.
C'è poi da aggiungere che la 'conquista' del dicastero della Salute potrebbe risultare strategica anche per un altro motivo. Con le dimissioni di Antonio Saitta come coordinatore della Commissione Salute delle Regioni per la sua prossima nomina come presidente dell'Aifa, quella casella, ad oggi occupata ad interim da Sergio Venturi, dovrebbe essere assegnata al Veneto, ed in particolare alla leghista Manuela Lanzarin. In questo modo il carroccio potrebbe imprimere una forte accelerazione dei lavori sulle autonomie potendo contare sul ministro degli Affari regionali e Autonomie, Erika Stefani, su Lanzarin dal lato delle Regioni e, magari, anche su un 'suo' ministro della Salute.
Altro tema scottante, ancora impantanato in prima lettura al Senato in Commissione Sanità a quasi un anno dalla sua presentazione (era il 7 agosto 2018), è quello riguardante i vaccini ed il superamento della legge Lorenzin. Mentre si avvicina la scadenza del 10 luglio, data entro la quale andrà presentata la documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni, i lavori parlamentari sul disegno di legge sul cosiddetto "obbligo flessibile" sono fermi esattamente dal 9 aprile. Anche su questo tema, non sono mancate negli ultimi mesi continue incursioni da parte del vicepremier Salvini, intervenuto più volte a gamba tesa contro il ministro Grillo chiedendo un decreto legge per far sì che si possa da subito far entrare nelle scuole tutti i bambini, anche quelli non vaccinati.
La Lega ufficialmente dice di non chiedere poltrone e di non essere interessata al Ministero della Salute. Ma, di certo, quella pedina potrebbe tornare utile al Carroccio anche in un'ottica di acquisizione di nuovi consensi: da una lato imprimendo un'accelerazione sulle agognate autonomie, e dall'altro intervenendo con decisione - anche con un provvedimento d'urgenza - su un tema più 'pop' come quello dei vaccini, in una logica di superamento della tanto contestata legge Lorenzin.
Giovanni Rodriquez
© RIPRODUZIONE RISERVATA