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Venerdì 07 GIUGNO 2019
Vaccini. Attenzione a non piegare i dati empirici a propri pregiudizi
Gentile Direttore,
il 5 giugno a Milano è stato riproposto il Patto Trasversale per la Scienza, i cui illustri aderenti chiedono alla politica di legiferare contro le pseudoscienze, accomunandovi negazionismo dell’AIDS e critiche ai vaccini.
Il 22 maggio si era svolto, sempre presso l’Università Statale di Milano il convegno di diverso orientamento Scienza e dogmi, che ha mostrato con importanti esempi concreti che la scienza dovrebbe coltivare il dubbio costruttivo e una ricerca libera da conflitti d’interesse e da (re)pressioni politiche.
La scienza non può progredire con pregiudizi ed esclusioni, ma solo applicando i criteri della ricerca osservazionale e sperimentale, e accettando sempre di ampliare e rimettere in discussione le conoscenze. Popper ricorda che critica e possibilità di confutazione sono requisiti base della scienza. E per Kuhn spesso la “comunità scientifica” parte dall’accettazione acritica e dogmatica di un modo di pensare/paradigma, difeso con intolleranza; ma i breakthrough scientifici avvengono quando si accetta di avventurarsi, con gli strumenti della scienza, anche fuori dal modo di pensare dominante.
L’evento del 22 maggio aveva indicato contraddizioni nel Patto Trasversale che, pur invocando condivisibile rigore verso «le terapie non basate su prove scientifiche», trascura il fatto che solo una quota minoritaria delle attuali pratiche mediche si basa su accettabili prove scientifiche. Si pensi ad es. a: check-up, screening per tumori prostatici, tiroidei, della demenza, farmaci antidemenza e declino cognitivo, uso indiscriminato di antibiotici per infezioni banali, e così via.
Un esempio aveva proprio riguardato il dibattito sui vaccini. Ha sorpreso l’indagine 2019 sull’atteggiamento degli Europei verso le vaccinazioni di Eurobarometro, che realizza sondaggi per la Commissione Europea con metodo standardizzato e interviste anonime su campioni rappresentativi di popolazione dei 28 Stati UE.
Le risposte a «Se cerchi informazioni sulle vaccinazioni quale delle seguenti fonti consulti?» (max 3) non confermano la convinzione che internet e i social siano importanti. In Italia solo il 5% consulta (anche) i social e il 10% altri siti internet (media europea 14%). Sanitari e Autorità sanitarie sono ben più consultati.
Inoltre le risposte «E di quale delle seguenti fonti hai più fiducia per informarti sulle vaccinazioni?» (%) smentiscono che internet e social abbiano ruoli di rilievo nell’esitazione vaccinale, come i promotori del Patto Trasversale continuano a sostenere. In Italia solo l’1% dichiara affidabili i social e il 4% altri siti internet, in Europa l’1% e il 2%. In Francia i social hanno affidabilità zero!
La sorpresa maggiore è al quesito «I vaccini possono spesso produrre effetti avversi gravi?» (%). Il 48%, maggioranza relativa degli Europei, pensa sia vero (46% in Italia). In Francia, che pure ha introdotto l’obbligo, lo pensa il 60%, e il 54% in UK. Ma questa convinzione non deriva da internet, né tanto meno dai social! L’ipotesi che i rispondenti esitino a dire che si fidano dei social non regge, perché dovrebbero ancor più esser restii a dichiarare che “i vaccini possono spesso produrre effetti avversi gravi”, concetto negato con forza da ogni comunicazione ufficiale e soggetto a “sanzione sociale”. Inoltre i rispondenti non parlano ai curanti, che potrebbero disapprovarli, ma in interviste anonime. Rispetto al Rapporto EU 2018, in cui il 10,5% degli italiani aveva sfiducia nella sicurezza dei vaccini, il tracollo appare enorme.
È lecito interrogarsi se vi abbia contribuito la svolta autoritaria, che ha aumentato adesioni (coatte) e coperture di qualche punto %, ma generato reazioni e diffidenza. Per la credibilità sociale e un “consenso informato” sembra rischiosa una comunicazione a senso unico, che nega con ostinazione ogni problema di sicurezza, vissuta come incoerente rispetto a esperienze personali e passa-parola. Si pensi ai dati del Bollettino dell’Osservatorio Epidemiologico Regione Puglia, che per gli effetti avversi vaccinali ha affiancato alla sorveglianza passiva d’uso quella attiva, l’unica attendibile (se attuata su campioni rappresentativi di popolazione). Gli effetti avversi gravi validati come correlabili al vaccino MPRV, spesso cumulato anche all’anti Epatite A, hanno sfiorato il 3%, quasi mille volte più di quelli gravi registrati in Puglia con sorveglianza passiva.
Il Presidente del Patto Trasversale Prof. Lopalco è anche nel Comitato di Redazione del suddetto Bollettino, ma non ne ha tenuto conto. Per altro, se il 46% degli italiani ritiene che i vaccini “producano spesso effetti avversi gravi”, forse pensa a qualcosa di più del dato, già sorprendente, di un 3% di effetti avversi gravi.
Fa riflettere anche il dato ISTAT sui morti nei 14 anni dal 1984 al 1998, precedenti l’offerta universale del vaccino MPR ai bambini. I morti/anno sono stati in media: 6,9 per morbillo, 0,9 per parotite, 0,9 per rosolia (e per oltre metà in adulti o anziani). Giusto impegnarsi per evitare anche questi, ma sembra legittima la richiesta di poter discutere in modo pacato per mirare bene le strategie d’implementazione vaccinale, senza paventare ecatombi.
Rispetto a questi morti quando la maggioranza dei bambini non si vaccinava per MPR, i morti che ancor oggi si verificano ogni anno in Italia secondo fonti ufficiali, in gran parte evitabili con interventi dei diretti interessati, purché il SSN desse informazioni e supporto adeguato, sono:
- 10.000 volte di più per fumo, e altrettanti per inattività fisica
- 8.000 volte di più perché non si arriva al consumo ottimale di frutta secca oleosa (20-25 g/die), e ~altrettanti per mancato consumo di cereali integrali
- 4.000 volte di più perché non si arriva a 500 g/die di frutta+verdura
- 1.200 volte di più per uso improprio di antibiotici
- 400 volte di più per incidenti stradali ecc. (riferimenti disponibili a richiesta).
Certo, dietro i 6,9 morti/anno di morbillo, 0,9 di parotite, ecc. degli anni prima delle relative vaccinazioni c’erano molti più casi di malattie e disabilità residue, ma anche i morti per ognuna delle cause più sopra elencate sono punte di iceberg, dietro a tutti c’è un numero ben maggiore di malati cronici e disabilità permanenti.
L’evento del 22 maggio raccomanda che la scienza non proclami dogmi, ma si sappia mettere in discussione e dialoghi con la società civile. Il nostro invito, che parte da un comune richiamo al metodo scientifico, vale anche per i firmatari del “Patto Trasversale”.
Mettere in discussione, con l’onere della prova, paradigmi dati per scontati non è atteggiamento antiscientifico, anzi è condizione per sviluppare la scienza e trovare soluzioni sempre migliori.
I rappresentanti politici hanno la responsabilità di assicurare un ambiente antidogmatico favorevole a un dibattito scientifico libero, trasparente, senza conflitti d’interessi, con impegno razionale a risolvere i problemi tenendo conto di priorità basate sui dati.
Fondazione Allineare Sanità e Salute
Gruppo NoGrazie
Medicina Democratica Onlus
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