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Lunedì 13 FEBBRAIO 2012
Suicidi in carcere. In Gu l'accordo Stato Regioni per prevenirli

Entro 3 mesi dovrà essere costituito in ogni Regione un gruppo di lavoro chiamato ad elaborare un programma operativo di prevenzione dei suicidi in carcere. Lo prevede l’accordo approvato in Conferenza Stato Regioni  e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 34 del 10 febbraio 2012.

Sviluppare la capacità di intercettare e trattare con tempestività stati di disagio psicologico e di disturbo psichico o altri tipi di fragilità, attivando un coordinamento funzionale delle diverse figure professionali presenti con l'obiettivo di contenere il rischio di suicidi e di comportamenti autolesivi in carcere. È quanto prevede l’accordo approvato dalla Conferenza Stato Regioni e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 34 del 10 febbraio 2012.

Per realizzare questo programma di tutela della vita in carcere, l’accordo prevede che l'Amministrazione penitenziaria e la Giustizia minorile, tramite le proprie articolazioni territoriali, e le Regioni, costituiscano entro tre mesi in ogni Regione, all'interno di ciascun Osservatorio Permanente sulla Sanità Penitenziaria, un gruppo di lavoro tecnico-scientifico, composto, senza oneri aggiuntivi, anche da operatori sanitari e da operatori penitenziari  e  minorili.
Il gruppo di lavoro avrà il compito di elaborare, sulla base delle linee guida esistenti e tenendo conto delle indicazioni degli organismi europei e dell'OMS, un programma operativo di prevenzione del rischio auto-lesivo e suicidario in carcere e nei servizi minorili.

Il programma dovrà prevedere:

• una ricognizione dell'esistente in ciascuna Regione ed Istituto/servizio penitenziario e/o minorile, in termini di disposizioni normative e pratiche già in atto;  

• specifiche modalità operative ed organizzative di intervento nei confronti del disagio che, sulla base delle competenze e delle responsabilità attribuite dalla normativa vigente alle Amministrazioni coinvolte, individuino sia le aree di coordinamento sia le specifiche attività che ciascuna di esse dovrà mettere in atto;

• l'adozione, in tempo utile, di tutte le iniziative necessarie all'avvio, entro un anno dalla data della stipula del presente Accordo, di una sperimentazione in almeno una struttura carceraria per adulti e una per minori presente sul territorio della Regione, fermo restando che il successo e l'efficacia dell'intervento sono legati all'effettiva messa in atto delle azioni specifiche individuate per ciascuna Amministrazione coinvolta;

• il monitoraggio e la valutazione, anche attraverso l'utilizzo di strumenti per la verifica dell'applicazione delle procedure stesse (es: audit, monitoraggio della diffusione e della conoscenza delle procedure, ecc.).
 
Ma per evitare che si creino forti disomogeneità di intervento nelle diverse Regioni, l’accordo prevede che, “a prescindere dal modello organizzativo adottato da ciascuna Asl e validato da ciascuna Regione”, siano “assicurati percorsi di formazione congiunta degli operatori appartenenti alle diverse amministrazioni coinvolte, (incluso il personale di Polizia Penitenziaria), estesi eventualmente al terzo settore ed al volontariato qualora presenti”.
 

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