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Sabato 11 FEBBRAIO 2012
Industria dentale. Export +5% nel 2011. “Ma in Ue servono regole uniformi”
Nonostante la crisi, l’industria e la distribuzione dentale registra un fatturato di 1.200 milioni di euro, con un aumento delle esportazioni pari al 6% nel 2010 e al 5% nel 2011. Ma per difendere ricerca, qualità e made in Italy, gli esperti chiedono all’Italia e all’Europa regole uniformi e controlli.
I numeri dell’industria e distribuzione dentale italiana sono positivi nonostante il mercato interno sia fermo: fatturato di 1.200 milioni di euro, oltre 6mila addetti impiegati a pieno regime, soprattutto donne e giovani, esportazioni in ogni continente giunte al 60% (con un +6% nel 2010 e +5% nel 2011). E soprattutto una produzione rigorosamente ‘Made in Italy’. Eppure, nonostante questi dati, si guarda al futuro con qualche timore, soprattutto per la crisi del comparto odontoiatrico italiano e l’assenza di regole che consentano di puntare sulla qualità.
L’allarme arriva degli esperti dell’Unidi (Unione nazionale industrie dentali italiane) riuniti oggi a convegno a Milano per fare il punto sullo stato di salute del settore, anche in vista dell’Expo di ottobre, dove l’Unidi sarà presente con Expodental.
“I nostri prodotti– spiega il presidente Unidi, Mauro Matteuzzi – sono molto ricercati all’estero, ma oggi il mercato è globalizzato e la crisi economica non tocca solo il nostro Paese. Se alla libera circolazione dei pazienti e dei professionisti in Europa, all’ingresso del capitale nelle strutture odontoiatriche, alle liberalizzazioni e al mercato unico non contrapponiamo regole comuni e controlli più attenti sulla sicurezza dei prodotti, sulla rintracciabilità dei materiali, sulla formazione dei futuri professionisti e sull’aggiornamento di quelli abilitati, rischiamo che la ricerca del prezzo basso ad ogni costo, più frequente in tempi di crisi, finisca con l’esporre il cittadino a rischi per la propria salute”. Ma il rischio è anche che l’industria italiana non riesca a reggere la concorrenza. “Per esportare e vendere in tutto il mondo – spiega il presidente Unidi – le nostre aziende devono seguire una serie di norme non omogenee e per ottimizzare la produzione i nostri prodotti rispettano quelle più restringenti. Questo alza, e di molto, la qualità di quanto produciamo, ma anche i costi di produzione, e quindi di vendita. Per questo chiediamo che la qualità sia sostenuta. Non tanto – precisa Matteuzzi - per permettere alle nostra aziende di essere ancora più competitive sul mercato, ma per tutelare la salute dei cittadini. Noi non facciamo auto o elettrodomestici, ma produciamo dispositivi medici ed apparecchi elettromedicali”.
In un’Italia in difficoltà, il settore comunque “sorride”. E questo, afferma l’Unidi, grazie alla scelta lungimirante degli anni scorsi di investire in qualità e ricerca. “Una scelta – prosegue Matteuzzi – che incide direttamente anche sulla salute della bocca e dei denti dei cittadini. Ora si tratta di programmare il futuro per impedire che questa qualità, che permette ai dentisti italiani di offrire al propri pazienti cure efficaci e sicure proprio grazie ai materiali ed alle attrezzature innovative prodotte in Italia, non vada dispersa”.
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